Afterhours - Report Live

6-12-2008 – Teatro Tendastrisce - Roma
Oltre due ore di esibizione dense e vibranti, trentaquattro canzoni eseguite, il Teatro Tendastrisce di Roma che fa registrare un annunciato tutto esaurito nonostante negli ultimi anni gli Afterhours abbiano suonato molto spesso nella capitale.
Questi sono solo alcuni degli straordinari numeri che sottolineano per l’ennesima volta come la band milanese capitanata dal capace, magnetico ed iper carismatico Manuel Agnelli sia la migliore oggi in circolazione sul territorio nazionale.
Come dice Agnelli a fine concerto, Roma regala alla band sempre serate indimenticabili, e viceversa la band non si risparmia quando capita da queste parti.
Tutto bene, insomma?
Beh, sarebbe troppo facile star qui per l’ennesima volta a tessere le lodi di una band che non ne ha assolutamente bisogno, preferiamo approfittare della splendida serata per fare il punto sull’evoluzione di un gruppo che rappresenta un inestimabile patrimonio nazionale.
Non vogliamo perciò far la parte dei fan cechi che applaudono a qualsiasi mossa da prima donna faccia quel vecchio volpone di Agnelli.
La sensazione è che così come “Ballate per piccole iene” rappresentò l’apice di uno straordinario percorso fatto di tanta gavetta e di un circolo virtuoso innestato prepotentemente al momento della pubblicazione di “Hai paura del buio?”, “I milanesi ammazzano il sabato” (pur essendo un gran bel disco, non c’è che dire) per la prima volta non sposta in alto l’asticella, correndo il rischio di rappresentare l’inizio dello stallo creativo degli Afterhours.
Purtroppo la situazione si fa ancora più evidente nella dimensione live.
Agnelli e soci cercano nuove soluzioni e arricchiscono la scena con due fiati, i quali si aggiungono agli strumenti e strumentini suonati dall’eccellente polistrumentista Enrico Gabrielli.
Questa scelta satura l’atmosfera di suoni, la rende più giocosa e complessa, ma anche a volte un po’ troppo caotica, facendo talvolta perdere importanza agli aspetti più incentrati sulle chitarre, da sempre patrimonio intrinseco delle composizioni degli Afterhours.
Basti vedere quanto una canzone considerata intoccabile dai fan come “L’estate” diventi quasi una marcetta militare a scapito della tensione elettrica che ha sempre generato in passato.
Lo scintillio di alcuni nuovi arrangiamenti sembra voler evidenziare un’attitudine più allegra e spensierata a discapito di una certa aurea senza speranza che in “Iena” aveva raggiunto l’apice.
Ma era proprio quella cupezza, sinistra ed avvolgente al tempo stesso, che rendeva il sound della band magico ed unico.
La serata vede un Roberto Dell’Era inaspettatamente statico e privo di quella verve che era risultata un importante valore aggiunto negli show degli ultimi due anni, ed anche il buon Giorgio Ciccarelli non è che brilli per particolari trovate, risultando alla fine un chitarrista troppo defilato.
Addirittura un po’ caotica la prestazione del violinista Rodrigo D’Erasmo, con i fan storici che paiono rimpiangere il carisma di Dario Ciffo.
In alcuni momenti i musicisti sembrano addirittura poco concentrati: Manuel ad esempio perde il filo sul secondo verso di È solo febbre, mentre Dea sembra quasi spuntata; ovviamente non ci è dato sapere se può aver giocato un ruolo negativo qualche piccolo inconveniente tecnico.
Insomma non il miglior concerto romano degli Afterhours, con i fan che hanno ben stampati negli occhi gli show del tour di “Iena”, in particolar modo quello del Villaggio Globale (con Greg Dulli come special guest) ed il successivo del Centrale del Foro Italico, dove l’atmosfera era decisamente più vibrante e la band sembrava un muro indistruttibile.
Detto questo lo spettacolo è comunque maestoso e manda in delirio totale le svariate migliaia di fan intervenuti.
La buona miscela fra brani più recenti e pezzi storici accontenta tutti: ci sono quasi tutti i classici, alcuni pezzi ultimamente poco eseguiti (“Simbiosi”, “Televisione”, “Carne fresca”), ed un inizio inatteso con la cover “You Know You’re Right” dei Nirvana eseguita in versione acustica.
I bis sono due e vanno ben oltre le attese del pubblico che dopo oltre due ore di concerto non ha più nulla da chiedere ad Agnelli e soci.
Uno dei momenti migliori secondo chi scrive è l’esecuzione di “Le verità che ricordavo”, con Manuel che lascia la chitarra e si mostra impareggiabile animale da palcoscenico lanciandosi più volte a ridosso del pubblico.
Di grande impatto anche “Male di miele” e “Quello che non c’è”, due tracce con le quali si va sempre sul sicuro, ma anche la cristallina “I milanesi ammazzano il sabato” entrata a pieno merito nell’elenco delle cose più amate del gruppo.
Ora si parla in maniera sempre più diffusa di una loro presenza al prossimo Festival di Sanremo; incrociamo le dita e godiamoci le ultime settimane di semi anonimato della più grande cult band italiana di tutti i tempi: fra poco potrebbero essere dominio di tutti.
Set List:
You Know You're Right
La sottile linea bianca
È solo febbre
La vedova bianca
Dea
Lasciami leccare l’adrenalina
Strategie
Varanasi Baby
I milanesi ammazzano il sabato
Tutti gli uomini del presidente
Dentro Marilyn
Ballata per la mia piccola iena
Neppure carne da cannone per Dio
Pelle
Due di noi
L'estate
Simbiosi
Riprendere Berlino
1.9.9.6.
È la fine la più importante
Musa di nessuno
Il sangue di Giuda
Naufragio sull’isola del tesoro
……..
Le verità che ricordavo
Plastilina
La mia città
Carne fresca
Male di miele
Televisione
……..
Quello che non c'è
Milano circonvallazione esterna
Non è per sempre
Bye Bye Bombay
Orchi e streghe sono soli
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