A Alva Noto & Ryuichi Sakamoto - Bologna 27-09-2012

Alva Noto & Ryuichi Sakamoto - Bologna 27-09-2012

Quando hai dieci anni, tutto ti e' dovuto e l'intera storia umana si schiaccia su una singola retta sulla quale giace la propria autocoscienza incapace di percepire la profondita' del tempo.

Per questa ragione nel 1978 l'esordio di Sakamoto con gli "Yellow Magic Orchestra" mi parve normale, atto persino dovuto e ricordo come non riuscissi a comprendere tutto il clamore attorno.

In fondo nella loro musica c'era il mio mondo, i suoni degli amati videogiochi, l'elettronica che oramai imperversava ovunque, l'oriente dei robottoni anime invasori dell'etere.

L'impatto prima culturale poi musicale fu epocale ma serviranno anni ed esperienza per comprenderlo sino in fondo. La YMO seppe creare sonorita' multidimensionali, spostamenti temporali e spaziali come bisettrici di un quadrilatero nel quale l'oriente si fonde con l'occidente e la tradizione del passato si sposa con le onde sintetiche del futuro. Dal canto suo Carsten Nicolai alias Alva Noto, e' oggi uno dei capisaldi indiscussi dell'IDM, ambient che vede nell'uso del glitch il grimaldello per spalancare le porte a nuovi suoni. Il glitch appunto e' cio' che meglio definisce Alva Noto, un colpo di rumore bianco che attraversa lo spettro armonico e come un lampo nel buio, illumina attorno a se' nuove terre mostrando la strada su nuovi confini, mezzo senza messaggio come teorizzato da McLuhan, complesso d'informazione da scomporre e decodificare attraverso il prisma melodico di Sakamoto. Ecco quindi il legame dei due musicisti.

Nella direzione di una ideale freccia del tempo, Sakamoto al piano e opposto alla sua sinistra Nicolai alla consolle con in mezzo a unire il suono, la sua rappresentazione, pentagramma per transumani, quanto di piu' vicino si possa approssimare al "sound object" teorizzato da Schaeffer fino all'accezione estesa da Chion.

Geometrie a bassa risoluzione che attraverso l'aliasing generano stupefacenti suggestioni sposate all'atonalita' di alcuni passaggi di Sakamoto e si fondono col noise di Alva Noto, nero e bianco i colori antitetici dei due, dal passato al futuro, progressione che non distrugge ma edifica, strumenti di ieri verso strumenti di oggi e domani eppure il salto lo compie Sakamoto col suo pizzicare le corde del piano, suono veicolato dalle frequenze sintetiche e compatte che sostengono l'armonia nella contrapposizione negropontiana tra atomo ed elettrone come estremi che convivono senza confondersi.

Che il ruolo di Alva Noto nelle sue collaborazioni sia inscrivibile alla struttura di sfondo, piattaforma di sviluppo e grammatica di base, lo si e' ancor meglio ascoltato con Blixa Bargeld, posizione complementare e mai succube che moltiplica esponenzialmente il lavoro di entrambi i musicisti. 

Sakamoto ha l'aspetto totemico della leggenda, altrettanto iconografico Nicolai, emblema vivente del rigore teutonico, degno erede dell'espressionismo kraftwerkiano seppur piu' rigoroso nella forma.

Entrambi incarnano le loro leggende, concezione dell'arte espressa nella continua innovazione che non rinnega le proprie origini ma anzi ne esalta le virtu'. Rappresentazione perfetta, celebrale eppure emozionante nel proseguo interiore delle commistioni esercitate sul palcoscenico, assolutamente da ripercorrere col ricordo e l'ascolto della gia' cospicua produzione musicale che il duo ha prodotto sino ad oggi.

Ho visto il passato ed ha un futuro bellissimo.

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