A Art Brut - Live Report

Art Brut - Live Report

21-05-2009 ART BRUT+OFFICIAL SECRETS ACT Circolo Magnolia

Un thè nel deserto, questi sono gli Art Brut visti al Magnolia questa sera.

Proprio quando mi sto chiedendo, viste le premesse di arsura assicurata portate dal maggio meneghino, di che morte dovrò morire all'arrivo dell'estate , arrivano Eddie Argos e soci a farmi esclamare “Eureka”!

Niente doccia gelata, nè grattachecca alla menta, nè tanto meno borse del ghiaccio o calippi conficcati negli occhi. Stavolta l'afa si combatterà col calore.

Sì, perchè se il calore è quello provato stasera, non si annullano solo le stagioni, ma si licenzia nell'armadio, assieme all'abbigliamento invernale, persino la paura di una sincope cardiovascolare che solo i consueti esami del sangue pre-estivi mi fanno dimenticare.

E' una di quelle serate dal carnet pieno che piacciono tanto a noi fruitori di concerti. Ad aprire le danze sono i Diva Suicide, inglesi che alla bombetta del nonno hanno preferito smalto, piume e magliettina dei Ramones (con le maniche naturalmente tagliate). Il loro gothic-glam-dark-electro-rock non dispiace nè ad alcuni riconoscibilissimi appassionati presenti in sala nè ad altri curiosi.

Gli Official Secrets Act sono una bella sorpresa. Se già in partenza brani come “So tomorrow”, “The girl from the BBC”, e “Mainstream” hanno le carte in regola per farsi largo a spallate nella corsa al singolo che ti cambia la vita, è sull'esibizione live che i ragazzi di Leeds dovranno fare perno per sopravvivere a lungo nei circuiti musicali. Pur non aggiungendo nulla di nuovo a ciò che è stato scritto paiono freschi, capaci di divertire e dalle potenzialità anti-monotonia.

Andiamo avanti e la triade di poca virtù sigaretta-birra-sigaretta mi allontana dagli I am You, che attirano un discreto numero di persone alla loro mercè.

Scocca la mezzanotte, Cenerentola probabilmente è già andata a casa con il bassista dei Diva Suicide, perchè non c'è nessuna zucca gigante nel parcheggio.

Una zucca a dire il vero compare improvvisamente, ed è quella sempre molto attiva di Eddie Argos. Di lui oramai sappiamo tutto, ascoltando le canzoni degli Art Brut, è come se avessimo alle spalle serate su serate tra pinte di chiare e di scure, tra il più e del meno dei suoi monologhi, ma soprattutto tra il più.

Si parte con “Alcoholics Unanimous”, vero manifesto del dopo sbronza, ma che credo sia impossibile da ascoltare dopo un risveglio impegnativo. “Bring me tea, bring me coffee” recita Eddie, ed è già tormentone (al banchetto del merchandise sono in vendita le tazze). Il frontman è in cattiva compagnia di un fastidioso mal di schiena, perciò sembra meno attivo del solito. Ma il suo meno è comunque tanto. La folla è in adorazione, ed è difficile non pogare quando le gambe iniziano a muoversi da sole.

Nella scaletta non mancano “Direct hit”, “My little brother”, “Nag nag nag nag”, “Emily Kane” che sarebbe uno stillicidio non suonare, ed altre come “Rusted guns of Milan” e “18.000 lira” chiesta dal pubblico ed eseguita dopo un nanosecondo. Tra le nuove “What a rush”, “Demons out!”, “DC comics and chocolate milkshake” e “Summer job” con gli Official Secrets Act ai cori, e con il cantante degli stessi che si butta nel pubblico alla fine del pezzo (e finisce rovinosamente di schiena sul suolo). Dopo un'ora e dieci la conclusione è lasciata a “Post soothing out”.

Mai potremo realmente sapere se Eddie Argos è il fratello maggiore che tutti vorrebbero avere, ma è di certo uno spacciatore di parole come pochi, e si sa, noi siamo, ed a questo prezzo continueremo ad esserlo, viziosi.

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