Baustelle - Report Live
Baustelle @ Atlantico Live - Roma 17 aprile 2010
Il concerto dei Baustelle all' Atlantico Live di Roma, per il tour promozionale dell'ultimo, apprezzato album I Mistici dell'Occidente è stato un'esperienza in qualche modo disorientante.
La prima riflessione che mi è sorta spontanea è stata: ma per quale ragione una band i cui riferimenti culturali e musicali sono tutti rivolti al passato, ad un passato ormai remoto, qual è quello degli anni 60 e 70, riscuote tanto successo nel pubblico di adolescenti e post-adolescenti tra i sedici ed i venticinque anni? Che cosa ha da dire ad un ragazzo nato nell'era dell'ipod, del download, di Ladygaga e dei talent show una band che si ispira a Morricone, a De Andrè, alla musica degli spaghetti western, alla canzone melodica francese ed italiana degli anni sessanta e settanta, alla nouvelle vague ed alla sottocultura dei b-movies italiani degli anni settanta? Certo, i Baustelle, nei loro album più recenti, sono riusciti a realizzare un paio di brani che possono tradursi in un inno-generazionale per gli anni 2000, come Charlie fa surf, ma basta questo a giustificare l'entusiasmo di questi sedicenni e diciottenni dalla faccia pulita, con quell'aria un po' dai intellettualoidi della classe? Il vostro cronista ammette che, forse per la prima volta, in qualche momento del concerto si è sentito fuori posto, e non, si badi bene, per la musica e le canzoni dei Baustelle - che prendono a piene mani dall'immaginario collettivo della mia generazione - ma per l'atmosfera, i volti, le braccia alzate, le parole d'ordine e i dati anagrafici della folla che ha riempito il locale.
Ma veniamo al concerto in sé per sé. Un concerto un po' particolare perché, a differenza di quanto accadrà nel resto del tour, questa sera - come nelle date immediatamente successive - oltre ai membri "fondatori" del gruppo, Francesco Bianconi alla voce, Rachele Bastreghi alla voce e alle tastiere e Claudio Brasini alla chitarra, ed agli altri membri aggiunti della band, Ettore Bianconi alle tastiere, Alessandro Maiorino al basso e un giovanissimo di cui non ricordo il nome alla batteria, vi era una piccola orchestra di una dozzina di membri, a completare i ricchi arrangiamenti orchestrali e "cinematografici" di molti brani degli ultimi due album, l'orchestra dei "Mistici dell'Occidente", che comprendevano violoncelli, contrabbassi, trombe, flauto traverso, percussioni e quattro voci maschili. Il risultato è stato ricco, corposo e ben orchestrato, riuscendo così a rendere bene dal vivo la ricchezza strumentale di alcuni brani, come L'Indaco, Groupies, La Bambolina o L'Ultima Notte Felice del Mondo.
In serata ed in buona forma sono apparsi Francesco Bianconi, che ha sciolto il suo atteggiamento ombroso e distaccato dopo due o tre brani, e Rachele Bastrenghi, dopo un inizio a dire il vero un po' opaco sotto il profilo vocale. In gran spolvero anche la chitarra di Claudio Brasini che ha avuto la possibilità di esprimersi in alcuni momenti più "strumentali" come la bella e liberatoria coda rock della ghost-track di La Moda del Lento, Beethoven o Chopin.
A riprova della crescente popolarità della band, che prima suonava in piccole o piccolissime venues romane, come il Circolo degli Artisti e l'Alpheus, mentre adesso può permettersi luoghi di medie dimensioni come l'Atlantico Live e - la prossima estate - l'ippodromo delle Capannelle, anche il folto gruppo di fotografi presenti all'apertura del concerto. Concerto che è stato incentrato in massima parte sull'ultimo album, suonato praticamente per intero, sebbene non nell'ordine di presentazione originario: l'unico brano omesso, chi sa poi perché, è L'Estate Enigmistica.
Dopo un bell'inizio con L'Indaco, che si scioglie in una suggestiva coda strumentale, fortunatamente più dilatata rispetto alla versione da studio, la band si lancia in una tirata senza fiato con Le Rane (a tutti gli effetti un probabile nuovo singolo), I Mistici dell'Occidente, Gli Spietati - che ha riscosso il movimentato entusiasmo delle prime file del pubblico -, San Francesco, La Canzone della Rivoluzione. Molto bello il passaggio di Groupies e La Bambolina, dove la vena Morriconiana esplode in tutto il suo fragore anche grazie alla presenza dell'orchestra. Introducendo Follonica, Bianconi ha gigioneggiato col pubblico ("ora una canzone su una città e su quanto possa non importarmi nulla di quella città"), rispondendo indirettamente alle polemiche del Sindaco di Follonica dopo aver ascoltato il pezzo. A parte l'ultimo album, i Baustelle hanno rivolto la loro attenzione al predecessore immediato, Amen, da cui è stata tratta la scialba Panico!, ben accolta però dal pubblico, la già citata Charlie fa Surf, scatenando l'entusiasmo dei più giovani (praticamente tutti) e La Vita Va, in cui Rachele ha potuto finalmente mettere in mostra le proprie doti canore, come nella suggestiva e retrò L'Ultima Notte Felice del Mondo. Pubblico scatenato anche per La Guerra è Finita, interpretata in maniera convinta ed energica, e Il Corvo Joe, gioia dei liceali innamorati di Baudelaire, dall'album La Malavita.
Pochissimo spazio ai primi due, bellissimi album, passione dei fans hard-core della prima ora, quelli che, a dire tutta la verità, sembravano un po' latitare in questo pubblico giovanissimo. Da La Moda del Lento il già citato Beethoven o Chopin, mentre dal Sussidiario, solo la prevedibile Gomma e Noi Bambine non abbiamo Scelta, tutto sommato uno dei brani più deboli del primo album.
Totalmente ignorati classici come La Canzone del Riformatorio, Le vacanze dell'83, Alain Delon o Arriva lo Ye Ye. Una scelta strategica dei Baustelle, volta a consolidare il consenso del pubblico dell'ultima ora? Un po' di tipica cattiveria abbastanza consueta nelle band arrivate a questo punto della loro carriera? Un distacco dal quella fase della loro carriera artistica? Chi sa, però un pochino di amaro in bocca rimane, anche se i Baustelle sono ancora abbastanza giovani musicalmente parlando per potersi permettere concerti basati tutti sul nuovo materiale. Nel complesso le due ore di concerto corrono via in un lampo, in maniera divertente e convincente. Ventisette brani, che si concludono con un attimo di suggestione pura nella bellissima Andarsene così.
Ecco che questi giovanissimi se ne vanno via stanchi e contenti. Tornando a casa cerco di darmi una risposta al quesito che ho posto all'inizio: forse questi adolescenti amano i Baustelle perché trovano più facile immedesimarsi in miti del passato già consolidati piuttosto che costruire i miti di un possibile futuro. Chi sa. Forse questi sono solo i dubbi di un quarantenne davanti ad un pubblico di ventenni. Forse ha proprio ragione Charlie quando grida: "io non voglio crescere, andate a farvi fottere!"
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