A Blonde Redhead - Report Live da Berlino

Blonde Redhead - Report Live da Berlino

Devo andare parecchio indietro con i ricordi per ripensare la prima volta che vidi i Blonde Redhead in concerto.

Capitai al fu-glorioso Tunnel di Milano, completamente ignaro di chi suonasse, fu il barista (!) del locale a comunicarmi il nome della band che stava iniziando il concerto, due tipi e una giapponese. Erano i tempi di “In an expression…”, e io ero in piena di post-rock et similia.  Risultato non scontato ma inevitabile: amore a prima vista e a primissimo udito. Un live infuocato, che terminò proprio con la title-track di quel disco che sanciva i BRH come irresistibile feticcio indie-rotico –chi ha mai visto quel pezzo dal vivo, capirà al volo-.

Quei tre sembravano letteralmente indiavolati, eppure così…eleganti.

Dodici anni dopo o giù di lì–seppure in mezzo ci siano stati altri incontri con la triade rossobionda- mi reco a Berlino proprio nel periodo in cui i Pace/Makino stanno portando in tour la loro ultima fatica, il “Penny Sparkle” di cui tanti (s)parlano in questo periodo: ‘non sono più gli stessi di una volta, troppa elettronica, freddi, distaccati, algidi….’ E le solite cose che ormai si dicono di loro.

Perfetto, mi dico, quale occasione più gustosa per eventualmente unirmi al gruppone che pecoreccia (si sta sempre bene in gregge, e io non faccio eccezione) ? Eppoi vuoi mettere il piacere sottilmente sadico di demolirli, loro così sempre troppo cool in tutto, anche quando si rompono le ossa cadendo da cavallo…(…ci ho provato in tutti questi anni ma l’hanno sempre vinta loro. I dischi, gli ultimi soprattutto, finivano sempre immancabilmente per rapirmi. Il primo ascolto era un “mah, ecco, lo sapevo, hanno fatto un discaccio, scontato, noioso”, poi però la reiterazione si rendeva necessaria, e il tutto veniva capovolto, per la mia rabbia e per la mia gioia.)

Intanto mi porto avanti e do un’ascoltata a questo Penny Sparkle. Accidenti, vuoi  vedere che stavolta l’hanno veramente cannato, il disco?

Mi ritrovo a  fischiettarlo la sera, prima di andare a letto, “Ennò! Ma mi rifaccio con il concerto, sicuro”

Manco a dirlo. 

Sontuosi.

Asciutti.

Perfetti.

Come previsto.

Sin dalla messinscena del piccolo palco del Lido (a proposito: venue assolutamente logica e calzante, ma Berlino in questo, come in altro, è avanti) si capisce dove i tizi vogliono andare a parare. Stilettate retrò che fanno male(o bene) al cuore e alla vista. Tutto un profluvio di ombrelli e lampadine ad incandescenza, manco fossimo a Pigalle nel 1930.

Due tastiere, la batteria come sempre sommersà là dietro.

Arrivano, tutti in bianco. Sono veramente troppo new-new york, adesso mi incazzo. Kazu è sempre una gioia per gli occhi, e –sorpresone- stavolta anche per le orecchie. La voce non è più screziata e acida, ma rotonda, calda, terribilmente sexy (la mia fidanza ovviamente si accorge che sto sbavando, ma fa finta di niente, lasciandomi tramortito nel mio idiota sognetto bagnato).

Lei -Kazu, non la mia fidanza- si infila una maschera assurda e partono con “Black Guitar”, probabilmente il pezzo migliore di Penny Sparkle. È effettivamente una grande canzone, penso, un cambio di accordi magistrale di Amedeo che spalanca le porte del paradiso alla voce Kazuika.

Il drumming di Simone Pace è sempre perfetto, giocato sulla completa autonomia degli arti –poliritmie semplici ma miracolosamente efficaci-, il controllo delle basi viene spesso “lanciato” da un intro di chitarra e anche le tastiere sono efftivamente diventate più presenti, spesso suonate in coppia dalla Makino e da A. Pace, e inoltre, altra sorpresina, sul palco fa spesso capolino un quarto membro, un ragazzo che passa dalle maracas alle tastiere, al basso, insomma manovalanza al servizio dei tre, ma fatta con i crismi.

La scaletta è breve, ma solo sulla carta. In realtà le canzoni volano come sospese nella sala, e soprattutto hanno quella dimensione extra-materica che solo il meglio della 4AD è riuscita a sfornare in passato, e che riesce a dare alle composizioni una fluidità quasi amniotica, incastrando il tutto fra qualcosa che “ricorda” il rock, ma si avvicina di più alla canzone d’autore, attraverso riferimenti quasi improbabili fra loro (Gainsbourg, Battisti, John Barry, Cocteau Twins) eppure tutti tremendamente presenti.

È qui che giace il vero segreto di questa band: il riuscire  a trasferire il concetto di memoria nella loro musica, “guardando avanti” (cito il Pace batterista alla mia stupida protesta post-concerto contro la totale mancanza di riguardo mostrata dalla scaletta nei confronti dei pezzi storici del gruppo) e riuscendo a proporre qualcosa di estremamente personale, fottendosene  di mode e insinuazioni (la più ridicola e frequente, e alla quale difficilmente sfuggo anch'io : “troppo fighetti”) .Le riproposizioni del menù di Penny Sparkle (a proposito: sembra proprio un SIGNOR disco, ad oggi…) sono decisamente il piatto forte della serata, con menzione speciale per “Love or Prison”, “My plants are dead” (altro pezzo killer), “Oslo”, tanto belle da rendere quasi inopportuni certi ripescaggi di “Melody…” e “Misery…”. Si nota, in particolare qui, la continuità con certe cose di “23” rispetto al resto del catalogo, quasi a volerci comunicare l’estrema consapevolezza del percorso che hanno intrapreso i Blonde Redhead.

 

Setlist – Berlin Lido, Domenica 26 Settembre 2010

Black Guitar/Here Sometimes/ Dr. Strangeluv/ Spring And By Summer Fall/ Love or Prison/ My Plants Are Dead/ Oslo/ Falling Man/ 23/ Melody of Certain Three/     Encore: Not Getting There/ SW/ Penny Sparkle

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Giancarlo Tesla alle 10:21 del 6 ottobre 2010 ha scritto:

mhà

Amico io li ho visti a Milano ai Magazzini, l' 11 settembre ... non ti sembra di esagerare un attimo ???

In parole semplici l' ultimo album è una merda sonante e la scaletta è stata di quelle soporifere da tagliarsi le vene ...

Ma cazzo dico io, non puoi non suonare alcun pezzo di "Melody of Certain Damaged Lemons" ... mi spiace io li ho bocciati.

Immaginati ora i Sonic Youth che dopo un "The Eternal" si mettessero a ricchioneggiare con dell' elettronica mal riuscita ... no no non va proprio bene dai.

Scusami per il giudizio, ma questa è solo "mia modesta opinione"

glenn dah, autore, alle 14:07 del 6 ottobre 2010 ha scritto:

ehilà. i gusti sono g(i)usti, e non mi metterò a discutere i tuoi -che tra l'altro mi sembrano sorretti da un impianto argomenti di tutto rispetto, cazzo-. tu invece sentiti libero di fare come ti senti (cit.) Vado a ricchioneggiare con dell'elettronica mal riuscita (questa mi è piaciuta, però)