A Blues per sconosciuti luoghi dell'animo - Intervista ad Alberto Mariotti (King Of The Opera)

Blues per sconosciuti luoghi dell'animo - Intervista ad Alberto Mariotti (King Of The Opera)

Sembrava sparito nel nulla Alberto Mariotti, il cui progetto collettivo King Of The Opera, evoluzione del precedente alter ego solista Samuel Katarro, era rimasto discograficamente fermo alla raccolta di cover delle “Pangos Sessions” (A Buzz Supreme, 2016). “Nowhere Blues” è, invece, un comeback trionfante, che lo riporta ai vecchi tempi di “Beach Party” con una sensibilità melodica e un approccio postmoderno alla materia blues ancora più maturo ed originale. Ne parliamo direttamente con Alberto.

Foto di copertina di Esadaly.

1) Molti hanno insistito sugli elementi di novità di questa svolta che accompagnerebbe il tuo ritorno sulle scene, eppure, non so se si tratti unicamente di una mia impressione, a me sembra che accanto all’indiscutibile innovazione vi sia anche una certa continuità, e che in “Nowhere Blues” si aggirino, magari in altre forme, molti dei fantasmi che già popolavano il canzoniere di “Beach Party”. Qual è la tua opinione?

La mia speranza era proprio che le persone recepissero il nuovo lavoro proprio come te. Ho provato, per una serie di motivi e contingenze ad “ostacolare” il mio solito metodo di arrangiare i brani rinunciando a ciò che ormai ritenevo ampiamente assimilato (forma canzone, suono chitarro-centrico ecc.). Così ho smontato tutto quello che avevo scritto e sono ripartito da piccoli frammenti (un loop, una linea vocale, un beat) che sono inevitabilmente diventati le fondazioni dell’intera struttura. Una volta preso le misure, ho provato più o meno quattro o cinque arrangiamenti diversi per ogni canzone fino a che non arrivava quello giusto. Il fatto che quasi tutti quelli che hanno ascoltato “Nowhere Blues” mi abbiano fatto notare che, nonostante il cambio di sonorità, la mia scrittura sia rimasta riconoscibile mi conforta molto. Lungi dall’essere un disco perfetto ma almeno so che è un disco MIO.

2) Pur tendendo naturalmente verso una certa dilatazione, il disco rimane melodicamente molto solido e brillante. Quali ascolti ti hanno maggiormente influenzato negli ultimi anni?

Questa è una domanda a cui faccio fatica a rispondere, sono un ascoltatore molto curioso e tendo ad incuriosire e approfondire parecchie cose, non saprei dirti quale di queste sono finite nel disco e quali no. Il fatto che ci sia molta elettronica non è comunque dovuto ad un ascolto massiccio di quel genere (che per altro ho sempre apprezzato) nell’ultimo periodo, l’ho utilizzata perché utile e funzionale ai miei scopi in quel preciso momento.

3) “Nowhere Blues” nasce, per tua stessa ammissione, come tributo ai bluesmen afroamericani del primo dopoguerra. Mettendo a paragone gli ambienti di appartenenza e i rispettivi contesti socioculturali d’attività qual è, se c’è, la differenza nell’ispirazione lirica tra la loro scrittura e la tua? Si tratta di due blues diversi, o ad essersi adeguate sono solo le forme esteriori?

Non voglio ripetere per l’ennesima volta il giochino concettuale che c’è dietro al titolo tanto lo trovi sul comunicato stampa :D ma voglio andare un po’ oltre. Io e Skip James (tanto per citarne uno, cioè il mio preferito) non abbiamo sicuramente niente in comune a livello, culturale, filosofico e musicale ma mi piace pensare che entrambi abbiamo trovato quel piccolo piccolo rigagnolo interiore in cui fluisce questa strana energia che chiamo “blues”, quella cosa che ti dà la forza di trasmettere il vuoto più o meno grande che ognuno di noi ha dentro e che tutte le volte che esce fuori il “blues” quel vuoto si riempie un pochino.

4) In tutte le fasi della tua carriera, dal Samuel Katarro solista a quello orchestrale sino a King Of The Opera, ho sempre trovato piuttosto arduo accostarti stilisticamente a qualcuno, perlomeno a qualche profilo del panorama italiano. Due domande: ora che una componente maggioritaria del cantautorato italiano sembra aver definitivamente riscoperto e riabbracciato l’it-pop, come si riposiziona Alberto Mariotti? E può esistere qualcuno che raccolga, in un futuro più o meno prossimo, la tua esperienza artistica?

Ti ringrazio. Mah guarda, io penso di non essermi mai “posizionato” per cui mi trovo nell’impossibilità di “riposizionarmi” perché per farlo dovrei prima “posizionarmi”. La risposta vera è: non lo so. Alla seconda domanda ti dico invece che secondo me qualcuno che ha preso qualcosina sia da Samuel Katarro che da King Of The Opera esiste già e ovviamente mi fa molto molto piacere.

5) Nella speranza che la pandemia sia presto un brutto ricordo (o, come canteresti tu, “Rain is not falling too hard today”), quali sono i progetti futuri di Alberto Mariotti?

Mi riesce difficile pensare concretamente ad un futuro vista la situazione, ho approfittato di questa pausa per iniziare a scrivere qualcosa di nuovo e mi sono reso conto che fare musica mi diverte ancora parecchio. Per il resto, ripeto, non riesco a pensare troppo in là con un disco appena uscito e un live appena finito di preparare che non possiamo portare in giro. Avrei preferito risponderti in maniera più esaustiva!

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