A Concerto di chiusura dei giochi olimpici: Blur+The Specials+New Order

Concerto di chiusura dei giochi olimpici: Blur+The Specials+New Order

La musica: ore, minuti, secondi di sospensione mentale in cui tutto ciò ha hai attorno sembra scomparire o al contrario diventare tutt'uno con le note che ascolti in quell'attimo. Attimo il cui significato spesso non può essere descritto neanche da chi lo vive. Quell'attimo stesso che è vita. Personalmente, il grande attimo ha ora un luogo e una data: Hyde Park, 12 Agosto 2012.

Tre anni dopo, ci risiamo: i Blur tornano a calcare uno dei palcoscenici più importanti di Londra, dopo il concerto reunion del 2009 da cui fu estratto "All the people: Blur live at Hyde Park".

La giornata presenta qualcosa di speciale, difatti il concerto celebra la chiusura dei giochi olimpici svolti nella città, in contemporanea alla cerimonia ufficiale dell'Olympic Stadium proiettata in mondovisione. Il programma prevede la partecipazione, oltre ai Blur, di Bombay Bycicle Club, New Order e The Specials. Decisamente niente male.

Alle 16:30 salgono sul palco i Bombay Bycicle Club, che cantano per una buona mezzora.

Tre quarti d'ora dopo è il turno dei New Order, lo storico gruppo simbolo del synth-pop anni '80, risorto come l'araba fenice dalla pesante eredità dei Joy Division. Nonostante la band di alta caratura, il pubblico non sembra troppo entusiasta, tranne qualche vampata su pezzi storici come "Blue Monday", "Temptation" e "Love will tear us apart" cantata a squarciagola dal parco intero, con il maxischermo che proietta l'immagine di Ian Curtis e la scritta "Forever Joy Division". Un'ora e un quarto più tardi sul palco salgono gli Specials, padri dello ska 2-tone. Qui, al contrario il pubblico è caldo, ed è un continuo saltare e ballare. Un'ora di esibizione, per un totale di 18 tracce che esaltano il pubblico di Hyde Park (compresa la tribuna destinata a giornalisti a sponsor), tra "Rat race" e "A message to your rudy" urlata al cielo, solo per citarne due.

Sono ormai le otto di sera, il cielo su Londra inizia rapidamente a calare, e l'attesa si fa snervante. I minuti sembrano non passare mai, e in men che non si dica, il buio è piombato sulla capitale londinese illuminta da una tiepida luna. Pochi minuti prima dell'entrata dei Blur (programmata per le 21:05) il maxischermo proietta le immagini in diretta della cerimonia ufficiale, ed il pubblico si scalda su "Our House" dei Madness. Scoccano le 21:10, e l'apparire del logo "Blur" su uno sfondo blu, provoca il boato del pubblico. La scritta si apre in due, lasciando spazio alla band. Ci siamo! Damon Albarn saluta il pubblico con un grintoso "Are you ready?", e parte "Girls and Boys" canzone simbolo dell'era Britpop: si salta e si urla, con il frontman che appare in ottima forma. Assieme alla canzone di apertura, le prime tre quattro tracce della setlist sono tutte di Parklife, difatti è un rapido susseguirsi di "London loves", "Tracy Jacks" e "Jubilee". "Beetlebum" è uno dei momenti di grazia di Graham Coxon, che grazie al ripetuto accordo e all'assolo finale della sua chitarra scatena il battimani della numerosissima folla.

Neanche il tempo di respirare e le luci sono ancora puntate sull'istrionico chitarrista, che canta la sua "Coffee and Tv" (che qualcuno ricorderà per il famoso video che vede protagonista un cartone del latte), canzone scritta per i suoi famosi problemi di alcolismo, che lo portarono addirittura a lasciare il gruppo ."Young and lovely" è la piacevole b-side di “Chemical World”, ma stona rispetto ad una scaletta che vede tutte le più grandi hit del gruppo, tenendo conto anche del fatto che pezzi storici come "She's so high" e "There's no other way" non veranno messi in scaletta. "Trimm Trabb", proprio come tre anni prima, vede Albarn che scende dal palco per dare la mano alle prime file, e segnalo il suo urlo disumano poco prima della fine della canzone, unito alla Union Jack presa in prestito da un fan, che esposta alla folla provoca un boato assordante. Dopo "Caramel" e l'ironica "Sunday Sunday", si ritorna per pochi minuti alla “Band Battle” del 1995 con gli Oasis, grazie all'esecuzione di una trascinante "Parklife" (con l'immancabile partecipazione di Phil Daniels, protagonista del film "Quadrophenia") e "Country House".Siamo ormai a metà concerto, il pubblico è in delirio, e dopo pezzi di transizione come "Colin Zeal" e "Popscene", la band londinese inizia a scoprire le sue carte migliori: "Advert" è un'esaltante ritorno ai tempi di "Modern life is Rubbish" con Albarn che gioca con il megafono. Non c'è un attimo di pausa, e l'urlo di Hyde Park durante "Song 2" sembra possa scuotere la città intera. Mancano ormai solo otto canzoni: "No distance left to run" canta l'amore ormai concluso tra Albarn e la sua ex moglie, mentre "Tender", da sempre tra i pezzi preferiti dai fans, riesce ad emozionare grazie al ritornello cantato da Coxon.

Dopo l'ottima "This is a Low", viene eseguita una "Sing" (ricordate la scena di Trainspotting dove muore il figlio di Sick Boy?) versione strappalacrime: il piano suonato da Damon e l'incessante batteria di Dave Rowntree rendono la canzone probabilmente uno dei punti più alti dell'intero concerto. “Under The Westway” (singolo rilasciato recentemente assieme a "The Puritan") è il pezzo che la band dedica al suo pubblico, che si diverte successivamente con la gioiosa "Intermission". Mancano solo tre pezzi alla chiusura del concerto: un' emozionante "End of a century" lascia il posto al singalong di "For Tomorrow" cantato con tutta la voce possibile dal pubblico presente. Ci siamo quasi, tutto sta per terminare, e gli archi iniziali di "The Universal" lo confermano: la gente è abbracciata, dietro me vedo ragazze che piangono, voci già andate da un bel pezzo che continuano con sforzo a cantare, permettetemelo, una delle più belle canzoni del pop anni '90.Il concerto è finito, Damon rimane immobile al suo posto, incredulo davanti a ciò che gli si pone davanti, e dal suo volto traspare un'emozione che rapidamente scivola attraverso i suoi occhi visibilmente commossi, come se fosse l'ultima performance davanti al suo pubblico, dal quale si congeda con un rapido "Goodnight!" un po' strozzato da un pianto ben nascosto. Dopo varie conferme e smentite, Hyde Park potrebbe aver visto davvero calare definitivamente il sipario sui Blur, ma forse, dopo una giornata e un evento del genere, è giusto così. Il Britpop, fu una nuvola rapida e passeggera, la quale ha attraversato un cielo formato da svariate meteore che non hanno superato la prova del tempo, ma nel firmamento della musica qualcosa brilla fortemente di luce propria: una stella di nome Blur.

Nessuno sa come andrà a finire la storia di questo gruppo, ma visto che la sfera di cristallo non la possiede nessuno, nel frattempo "we're holdin' on for tomorrow".

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fgodzilla alle 14:54 del 26 settembre 2012 ha scritto:

tipo una botta di invidia

madcat alle 16:11 del 18 maggio 2013 ha scritto:

fantastico live, ascoltato nel doppio "Parklive" che insieme al precedente "All the people - Live at Hyde Park" del 2009 fanno una doppietta imprescindibile e a Luglio in Italia, Roma e Milano, finalmente.