A Daby Tourè - Report Live

Daby Tourè - Report Live

Domenica 28 dicembre, il compositore Daby Touré ha portato a Napoli i colori dell'Africa, contaminati dal pop europeo.

Nella rassegna "Spiritus Mundi", organizzata e prodotta in maniera impeccabile da Sudarte, alla Chiesa Anglicana di Napoli pochi fortunati (circa 200 persone ad ingresso gratuito) hanno avuto la fortuna di poter ascoltare dal vivo un grande esponente della scena world music nella sua unica data in Italia.

Nato in Mauritiana e cresciuto ai confini con il Senegal, Daby Tourè si avvicina alla musica da subito, assorbendo la lingua, la cultura e le sonorità del suo popolo. Trasferitosi in Francia,si appassiona a Bob Marley, The Police, Dire Straits, Stevie Wonder e Michael Jackson, che influenzano prepotentemente il suo "intendere musica". Forma i Touré Touré ed esplorando le frontiere della musica jazz ed africana scatena una reazione a catena che porta all'ingaggio con l'etichetta indipendente Pygmalion Records ed alla pubblicazione dell'album "Laddè" che riscuote un grande successo in Francia e dà loro la possibilità di esibirsi in tutta Europa. Scoperto da Peter Gabriel, Daby Touré diventa il suo pupillo e inizia la sua carriera da solista, andando alla ricerca di un sound personale, esplorando con formidabile libertà creativa il mondo della musica pop contemporanea, elettronica e digitale. "Diam", ovvero pace, è il titolo del suo debut album. Prodotto dalla Real World, il disco riceve una nomination ai BBC awards come Best Newcomer. "Stereo Spirit", il suo secondo album, sempre per la Real World, segna la consacrazione artistica per Daby.

L'artista è un geniale cantautore del suo popolo, crea con il suo canto e con il ritmo della musica sprigionata dal suo corpo e dalla chitarra, un appendice più che uno strumento, una geniale miscela di ritmo e sentimento.

La cornice della Chiesa Anglicana, luogo poco consono per eventi di tale importanza ma molto usuale durante le festività natalizie, è diventata uno scenario perfetto in cui il pubblico ha cantato e seguito applaudendo senza riserve durante i momenti salienti della scaletta che ha ripreso brani di entrambi i suoi due album.

Inedita l'esibizione di Tourè, da solo, senza il quartetto che solitamente lo accompagna, ed è per questo ancora più sorprendente ed emotivamente sensazionale.

Straordinario e inatteso l'impatto con la sua voce e con la sua musica, non per niente è stato scelto da Peter Gabriel per aprire alcuni dei suoi concerti, che ad occhi chiusi lascia immaginare savane spazzate dal caldo vento africano e predatori che rincorrono le loro prede. Il ritmo trascinante va a volte in maniera asincrona rispetto al canto caldo e suadente. La chitarra sembra suonare due motivi contemporaneamente e l'artista battendo le mani sullo strumento, facendolo diventare un tamburo, sembra sdoppiarsi, e poi sdoppiarsi ancora, tanto che ad occhi chiusi sembra non sia possibile essere da solo sul "palco". I brani sono un susseguirsi di emozioni e l’estroso poli-strumentista mostra la sua eccellenza nell’uso dello strumento, riuscendo a trasmettere il piacere ed il sapore "dei tamburi d'africa".

Mi Wawa, Yaw, romanticissima, o Dendecuba, sono dei brani delicati e comunque a riescono comunque a far venire voglia di ballare. L’esibizione della durata di un'ora coinvolge il pubblico che nella seconda metà ascolta in piedi battendo le mani, danzando e cantando, chiamando alla fine a gran voce il bis, che non manca ad arrivare.

Abbiamo ascoltato a Napoli uno straordinario artista all'apice del suo successo personale, capace di trascinare il pubblico in un crescendo di canti e sonorità calde che sono riuscite ad entusiasmare la platea arrivata intorpidita dal freddo. Tra un brano e l'altro, come se non bastasse, Tourè riempie la scena con il suo sorriso e la sua simpatia.

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