A David Byrne - Live Report

David Byrne - Live Report

21/04/2009 Teatro Dal Verme – Milano

Sono passati otto anni dall'ultima volta che ho avuto la fortuna di vederlo live, ma per lui il tempo sembra non passare. Questa volta però l'atmosfera è completamente diversa. Se allora si trattava di un Idroscalo appena colpito dal classico temporale estivo, questa volta ad accogliere il genio di New York è lo splendido teatro Dal Verme, piccolo gioiello di acustica, con ottima visibilità da ogni posto. A parte per il pubblico posizionato nelle due gallerie sospese ai lati del palco. Per questi, Byrne, appena entrato sul palco, prospetta sorridendo due possibilità: scendere in platea e rimanere in piedi, oppure chiedere il rimborso del biglietto. Ovviamente nessuno accetta la seconda opzione.

Altra precisazione del leader prima di iniziare: i fotografi, professionali o meno, “are welcome”, e il pubblico accoglie con un lungo applauso. Così Byrne inizia accattivandosi le simpatie di un pubblico comunque ben disposto nei suoi confronti, dimostrandosi affabile e creando un'atmosfera di complicità.

Accompagnato da una band composta da quattro musicisti (Mark Degli Antoni alle tastiere, Paul Frazier al basso, Mauro Refosco alle percussioni, Graham Hawthorne alla batteria) e tre splendide voci ai cori (due donne e un uomo), tutti vestiti di bianco come lui, chitarra compresa, colore che trasmette perfettamente il senso della serata: un concerto solare, all'insegna della gioia e del divertimento. E i primi a divertirsi sono proprio loro sul palco.

Si inizia con “Strange Overtones”, un brano tratto dal nuovo lavoro, che rappresenta il ritorno della coppia Byrne / Eno, ma le sorprese non tardano ad arrivare. Entrano sul palco tre ballerini, anche loro in completo bianco, che inscenando divertenti coreografie coinvolgono tutti i musicisti sul palco, Byrne compreso, costringendoli a cambiare di posto, a spostarsi sulla scena, in un susseguirsi di movimenti che animano la scena.

Ma la sorpresa più bella sono i brani tratti dal repertorio dei Talking Heads, molto attesi, e che poco alla volta completano la scaletta del concerto, amalgamandosi alla perfezione con i brani dell'ultimo “Everything That Happens Will Happen Today”. Si inizia da “I Zimbra”. Ritmi funk, sincopati, neri fino all'osso, che si sposano alla perfezione con il rock bianco. Questa la formula vincente del suono “Byrne”, un suono che ancora oggi, come all'ora, appare all'avanguardia, nonostante siano passati trenta anni.

Così tra una “ House In Motion” che non dimostra la sua età e la splendida “Heaven”, tra la dirompente “Help Me Somebody” e una “Born Under Punches” con una coda infuocata, si arriva a metà concerto con l'apice della serata, “Once In A Lifetime”, riconosciuta fin dalle prime note dal pubblico, in una versione che non teme paragoni con l'originale, eseguita in maniera impeccabile da Byrne, sostenuto da una band che gira a mille.

E non è ancora finita. Infatti prima della chiusura del set c'è spazio ancora per “Life During Wartime”. Cosa chiedere di più? I bis, ovvio. Si ricomincia con la splendida cover di “ Take Me to the River” con il pubblico in piedi, pronto ad accalcarsi sotto il palco, per chiudere con il classico “Burning Down the House”, più nera che mai, accolta da una vera e propria ovazione.

Ma non è ancora finita. Pochi minuti, e l'11 di Byrne (band più coristi più ballerini) torna sul palco, tutti dotati di tutù bianco da ballerina, per un ultimo giro di danza con

“Everything That Happens”.

Il genio di New York ha colpito ancora.

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