A Death Grips live@Circolo degli Artisti 20/5/2013

Death Grips live@Circolo degli Artisti 20/5/2013

Grumi di sangue e sudore, fresco

 

Che non sarebbe stato un concerto tranquillo, sereno e rilassante, lo sapevo già. Chi conosce almeno un po’ i Death Grips e la loro storia, quantomeno quella musicale, sa che siamo di fronte ad un’univoca volontà di partorire suoni, parole, opere e azioni, estreme, definitive, corrosive e sicuramente senza filtro alcuno. La scuola dove ho scoperto e studiato i Death Grips è quella di Simone Coacci, ragion per cui le informazioni sugli album (i due LP, entrambi usciti lo scorso anno ed il fantastico mixtape d’esordio del 2011, Exmilitary) le trovate ottimamente narrate nelle sue recensioni per Storia della Musica, che devono essere necessariamente lette. Per forza. Fatto?

 

C’è poca se non pochissima gente, almeno all’inizio, qui al Circolo degli Artisti, il locale immerso nel quartiere più cosmopolita, contraddittorio e affascinante di Roma, il Pigneto. Poi, con molta calma, la sala raggiungerà all’incirca un terzo della sua capienza. Molti ragazzi stranieri, molti americani, probabilmente in vacanza qui a Roma e richiamati dall’allettante possibilità di assistere in una cornice più romantica alla live performance del duo (quanto meno nella formazione da live-show) di Sacramento alt-avant-punk-industrial-hardcore-noisecore[…]/hip pop più abrasivo degli ultimi anni.  Sulla scena, dalle 23 e fino alle 24, senza nessuna sosta (!), ci sono l’incappucciato, con sguardo glaciale ed invasato, Andy "Flatlander" Morin a fabbricare potentissimi beat e diffondere campionamenti devastanti e Stefan MC Ride Burton al microfono, il rapper allucinato e posseduto da uno spirito credo maligno (sul petto ha numerosi tatuaggi che raffigurano la simbologia satanista) che sembra piombato sul palco per caso, tanto appare spaesato e all’apparenza inconsapevole dello spettacolo smodato che si apprestava ad offrire.

 

Il suono deflagra subito e il frastuono diventa parte del tutto con naturalezza. La voce di MC Ride è urlata con intensità, disperazione e trasporto. Tiene la scena come un protagonista deve fare. Accompagna le sue rime con lente e precise oscillazioni delle braccia. Solo un jeans, delle sneakers nere e un microfono. Questo è quello che gli serve per tenere sotto scacco per un’ora (interrotta solo da una breve asciugatura del sudore che scorreva come un torrente in piena sul suo busto asciutto e atletico) la platea in costante ondeggiamento.

 

I brani più partecipati dal pubblico, davvero variegato, a tratti in vera e propria adorazione, sono quelli contenuti in The Money Store, probabilmente il loro album più conosciuto, anche grazie ad una maggiore esposizione mediatica ottenuta. Ma è Guillotine da Exmilitary a far segnare la prima vera botta adrenalinica al concerto. Gli americani fanno il coro con padronanza delle rime, gli italiani fanno il verso. Tutti insieme facciamo un gran casino. L’atmosfera è già a livelli altissimi, e per quanto non ci sia alcun segno di complicità o di ricerca di consenso tra la folla, il matrimonio è già in atto. Get Got fa esplodere nuovamente la folla che apprezza notevolmente lo scavalcamento di Stefan che con un piede arriva a prendere la transenna e a urlare in faccia al giovane fortunato che ne avrà assaporato pure l’alito.

 

Solo all’apparenza in seconda fila c’è Andy Morin che accompagna le rapide manate all’armamentario tecnologico che dirige, con una danza travolgente fatta di scatti frenetici e continue oscillazioni in avanti delle scapole, che visti assieme agli sguardi persi in avanti che s’intravedono dal cappuccio della sua felpa costantemente sul suo capo, lo consacrano maestro della cerimonia odierna. Stefan Burton ha una voce profonda, cupa ma intensa,  sempre urlata con controllata disperazione. Ha gli occhi quasi sempre socchiusi e non rivolge mai sguardi al pubblico. O guarda per terra, o guarda l’orizzonte oppure si rivolge a cose che  noi non eravamo in grado di vedere.

 

I Death Grips mi hanno personalmente impressionato molto, e la dimensione live della loro musica è forse anche più efficace della loro versione in studio.  Sono magnetici e carismatici. Sono concreti oltre che abilissimi a fare il mestiere che fanno, e offrono uno spettacolo dal ritmo serratissimo che ti sbatte al muro dal primo all’ultimo secondo costringendoti a stare lì ad ascoltarli, anche perché veramente non ti è permesso di fare altro.

 

Stamattina la città mi sembra deserta, è come se un esercito di alieni ieri sera avesse raso al suolo le cose che conoscevo e che erano parte delle mie certezze ed estinto finalmente la banale quotidianità. Tutto e tutti mi sembrano in qualche modo reduci da qualcosa, niente mi sembra più avere il suono di prima, persino la voce della gente sembra strana. Troppo bassa, troppo regolare, troppo insignificante. 

 

Le mie orecchie hanno continuato a perdere sangue per tutta la notte, non è stato facile per loro resistere incolumi a un’ora di sconvolgente e martellante maratona sonora di quella factory di rumore, elettronica e parole che sicuramente mi rimarrà bene impressa per un bel po’ di tempo.

 

Pulisco i grumi di sangue dal cuscino, asciugo il sudore, e torno mestamente alla vita di sempre

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gabrisimpson alle 20:12 del 22 maggio 2013 ha scritto:

Visti a Milano il giorno successivo...bel concerto, peccato però per l'assenza di zach, avrei tanto voluto godermi le sue martellate, immagino che l'effetto sia anche ben diverso.