A Frankie Hi-NRG - Live Report

Frankie Hi-NRG - Live Report

27/02/2009 – Hiroshima Mon Amour – Torino

Il rap è parola”. Con questa frase Frankie Hi-NRG chiudeva alcuni mesi fa una accesa conferenza stampa mattutina sul valore musicale del rap, ospite della Rassegna del Club Tenco dedicata alla canzone d'autore. La sera stessa, sul palco del Teatro Ariston, il rapper torinese raccoglieva applausi e ovazioni, riscuotendo più successo di colleghi ben più titolati (uno tra tutti, Milton Nascimento!).

Potere della parola? Certamente merito della parola, ma soprattutto dell'uso della lingua italiana fatto da Frankie, un autore capace di sfruttarne tutte le sfumature con una padronanza che molto spesso manca ai suoi colleghi, non solo nel campo del rap, ma in quello della canzone italiana in genere.

Non è un caso quindi se il concerto all'Hiroshima è iniziato proprio con il brano “Potere alla parola”, vero e proprio inno sulla forza della parola e di conseguenza del rap, ma anche sull'uso distorto che ne fa il potere, attraverso i mezzi di comunicazione.

Concetto che sta molto a cuore a Frankie, tanto da approfondirlo in un altro brano presente in scaletta, “Disconnetti il potere”, come il primo tratto dal disco d'esordio “Verba manent”: più esplicito di così.

Tutto il concerto è una corsa avanti e indietro tra i brani composti in diciotto anni di carriera, senza sosta tra uno e l'altro, senza mai presentarli o parlare col pubblico come nel tour “Rapcital”: stasera parlano solo le canzoni. E le canzoni scelte sono le più arrabbiate del suo repertorio, sia per i testi che per l'aspetto musicale, eseguite con la carica degli esordi, e forse con ancora più grinta, aiutato da una band (chitarra, basso, batteria e tastiere) davvero di ottimo livello.

Arrivano così l'antirazzismo di “Libri di sangue” (“c'è chi la chiama intolleranza quest'ombra che avanza....”, è del 1993, ma sembra scritta oggi), la rivendicazione di appartenenza al mondo del rap di “Faccio la mia cosa”, l'hit “Quelli che benpensano”, l'antipolitica di “Raplamento”, ma anche brani più riflessivi e introspettivi come “La cattura”, “Il beat come anestetico”, e “Autodafè”, forse uno dei momenti più alti e lirici del suo repertorio, cantata con una tensione e una carica sorprendente da un Frankie letteralmente schiumante rabbia.

Spazio ovviamente anche per l'ultimo lavoro “DePrimoMaggio”, con la Sanremese “Rivoluzione” in cui torna il discorso sul potere della TV, “Precariato” e “Direttore” sulla condizione del mondo del lavoro, “Il giocattolo”, una sorta di “La pistola” di Giorgio Gaber 30 anni dopo, con il conseguente discorso sull'insicurezza, la paura e la falsa autodifesa, spiegato in poche e semplici parole.

Si chiude ovviamente con “Fight da faida”, il brano con cui tutto iniziò per l'allora studente universitario Francesco di Gesù diciotto anni fa, cantata sulla base di “7 Nation Army” dei White Stripes.

Novanta minuti carichi di parole, idee, rabbia. Neanche un minuto sprecato. Soldi spesi bene.

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