A Giant Sand - Report Live

Giant Sand - Report Live

29/1/2009 - Spazio 211 – Torino

Nel giro di cinque giorni, Torino riunisce idealmente una delle band di punta del “nuovo rock americano” degli anni '80, i Giant Sand. Da li infatti partirono i Calexico (a Torino sabato scorso), side project di John Convertino e Joey Burns, che scelsero in seguito di abbandonare la band madre per proseguire con la fortunata nuova formazione, lasciando quindi i Giant Sand nelle mani del solo Howe Gelb.

Nel corso degli anni Gelb ha fatto e disfatto più volte la formazione, ha messo in piedi progetti laterali più o meno temporanei e dalle alterne fortune, ma non ha mai perso il punto di vista con cui ha iniziato, cioè quello del rock classico americano, intriso di venature blues e acide, e senza dimenticare il folk delle radici.

E proprio questa è stata la musica ascoltata allo Spazio 211. Apre la band danese che lo accompagna da circa cinque anni; segue la delicatissima voce di Lonna Kelley. Infine arriva sul palco il leader, e si parte per un viaggio di 90 minuti nelle strade più polverose del rock americano.

Alternandosi tra due chitarre e un piano, Gelb ha dimostrato non solo di essere ancora uno dei rocker migliori della sua generazione, sia per capacità compositive che per l'esecuzione live, ma soprattutto di sapersi ancora divertire molto a stare su un palco, anche in piccoli club e con un pubblico non numerosissimo come forse si meriterebbe.

Ottimo l'affiatamento con la band, con cui quasi improvvisa la scaletta della serata, scegliendo i brani da eseguire sul momento, e chiamando più volte sul palco la Kelley.

Divertente il breve intermezzo quasi jazz in trio, con Gelb al piano accompagnato da batteria e contrabbasso. Convincente sia al piano che con la chitarra elettrica, Howe Gelb ha confermato di essere anche un ottimo musicista, forse non dotato di una perizia tecnica eccellente, ma certamente in grado di far divertire il pubblico, senza sembrare mai scontato o banale.

Una serata dedicata al pubblico più adulto (molti i capelli bianchi nelle prime file) e meno trendy, ma certo non per reduci del rock U.S.A anni '80.

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