A Giovanni Lindo Ferretti Bologna 30-03-2012

Giovanni Lindo Ferretti Bologna 30-03-2012

Cercando informazioni sul concerto, orari e quant’altro, m’imbatto in una serie di siti solerti nell’appellare Ferretti come "fondamentalista cristiano" e lo appiccicano lì come un avvertimento, un marchio stampato sulla carne come facevano altri simpaticoni prima di loro, accostamento certo non gradito a nessuno dei due gruppi. Faccio mente locale ricordando se in passato avessi letto dentro a schede informative altri tatuaggi come ebreo, buddista, islamico, ateo ma credo sia questo un privilegio riservato a pochi.    

Non m’interessa in cosa crede Ferretti Lindo Giovanni, perchè la questione è in cosa credo io e io credo in lui, ci credo da quando non m’ interessava in cosa credesse, da quando ciò che credeva non era ciò che credevo io e l’ho seguito in ogni suo viaggio, in qualunque manifestazione della sua musica, in ogni rivolo scavato dal suo pensiero e dalla sua esperienza.

Credere è sapere che vivo le sue parole da oltre un quarto di secolo e oggi come allora sono idee che si schiudono, risposte che si svelano e brividi di una verità che si avvicina. Questo  l’ uomo che sono andato ad ascoltare, questi i motivi per i quali non mi vergogno a definirlo Maestro, forse l’unico che abbia mai avuto veramente.

La sala non è gremita ma gli under-30 sono la maggioranza e mi sorprende, così come sorprende la varietà degli astanti, studenti ed ex-studenti in gran parte casual, nostalgici post-qualcosa rigorosamente in nero ma anche ragazze fashion più da happy-hour che da Ferretti e altre pronte per la funzione domenicale.

Alcuni rispolverano magliette di lotta contro qualcosa, altri semplicemente se ne fregano ma il concerto inizia e tutti cantano tutto, s’ondeggia fluidi scivolando sulla voce che ben riconosciamo, modulata su canti di popoli lontani in dialogo con la nostra terra e sono trent’anni di storia ma potrebbero essere trecento non fosse che eravamo lì e ricordiamo ogni cosa. 

Trent’ anni che solo uno sprovveduto potrebbe pensare ed ascoltare diversi, come se l’anima dei CCCP prima, dei CSI poi e PGR dopo non sia sempre la stessa, come se le diverse formazioni non fossero tappe di un solo viaggio attraversate da un unico viaggiatore, ciò che Ferretti infatti è, un viaggiatore partito da casa tanto tempo fa e alla fine dopo infinito peregrinare, dopo infinite anime incontrate, il ritorno con le mani graffiate e gli occhi colmi di sapere e Fede in un unico, grande, imperfetto cosmo in cerca di un evangelista che sappia spezzare i recinti di epica, etica, etnica e pathos.

Ecco come esperienze tanto diverse si trovano riunite, lontanissime ma vicine innanzi la voce, narrazioni come parabole del nuovo millennio. Per riuscire ad amalgamare suoni che in tanti anni hanno preso strade lontane, Ferretti s’avvale di Ezio Bonicelli e Luca Rossi straordinari musicisti ex Ustmamò, gruppo che non ho mai dimenticato e smesso d’amare, giu’ a spingere sui ricordi ma ancor meglio capaci di ridefinire sonorità molto diverse vestendole con la tradizione del violino e l’elettrico della chitarra. 

Tra loro Ferretti è Verbo, egli colonna portante, prima Pietra di cattedrale e i nuovi paramenti di "Mi ami?", "Annarella", "Tomorrow", "Barbaro" o "Radio Kabul" fluttuano possenti nelle onde sonore, tautologie senza tempo, arrangiamenti straordinari che passando dal folk al minimalismo, sorprendono e incantano, suadenti ed ammalianti. Se in ogni settore della nostra vita non fossimo guidati da ciechi, riconosceremmo nella musica di Ferretti l’ultima Chiesa ed egli profeta e sacerdote di una umanità smarrita e forse, dico forse, non perduta.

Un evento dal sapore del mito, dalla mistica del rito, con la gioia della preghiera e nel presente mercato, fatevi sotto bambini e come sempre, occhio agli spacciatori, occhio agli zuccherini.

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