A Gridiamo con vera fede - Intervista a Gianluca Giusti dei Mariposa

Gridiamo con vera fede - Intervista a Gianluca Giusti dei Mariposa

L’eccezionalità di un’annata si misura dai ritorni inaspettati che vi si susseguono. La pandemia ha certamente sconvolto tutte le carte in tavola, ma la nuova discesa in campo dei Mariposa, con il brillante “Liscio Gelli”, è un evento che non può passare inosservato, anche e soprattutto a distanza di qualche mese dalla sua effettiva concretizzazione. Rivolgiamo qualche domanda a Gianluca Giusti, piano e synth del gruppo di stanza a Bologna.

Foto di copertina di Alfonso Santolero.

1) Se cinque anni fa mi avessero chiesto di quali gruppi tricolori avrei più intensamente preferito il ritorno, avrei detto Fluxus e Mariposa. I Fluxus mi hanno accontentato nel 2018, voi quest’anno. E allora, rompiamo il ghiaccio con una domanda banale: cosa vi ha convinti a tornare e perché aspettare così tanto?

Sei fortunato, allora. Oppure magico, perché i tuoi desideri si avverano. Tornare è stato naturale, anche se tortuoso. Siamo sempre rimasti amici, anche dopo lo stop, e, molti di noi, abitando a Bologna, hanno continuato a frequentarsi anche aldilà della musica. La convinzione che la Big Family Mariposa non avesse finito di dire ciò che c’era da dire c’è sempre stata. Ora, come in tutte le famiglie c’è l’amore, ma anche la malattia mentale: due buoni ingredienti che comunque hanno dato come risultato questo rientro, anche se siamo di nuovo in stop in questo periodo, ma con una differenza, sono tutti in stop insieme a noi. Ci preme però segnalare che questa nuova vita dei Mariposa vede tra i protagonisti la rinnovata collaborazione con Serena Altavilla (la migliore voce d’Italia, per noi) e Daniele Calandra (l’uomo più psichedelico d’Italia).

2) Si fa presto a dire che “Liscio Gelli” sia un disco di liscio. Io lo definirei come un patchwork zappiano applicato alla balera. E ai Mariposa, come piacerebbe definirlo?

Quando un artista diventa un aggettivo taglia il maggior traguardo che ci si possa immaginare. Sicuramente il grande Frank c’è, come c’è sempre stato (anche se dal punto di vista tecnico non siamo così dotati). Alla fine quest’album è un album classicamente Mariposa. Quindi surreale, divertente ma anche inquietante; fa ridere, ma toglie il terreno da sotto i piedi. Se lo dovessimo definire lo definiremmo un disco di Musica Componibile dato che alla definizione della nostra musica abbiamo dedicato un intero doppio album nel 2005. Si tratta di “Pròfitti Now! Prima Conferenza Sulla Musica Componibile”.

3) La riscoperta colta del liscio, ed in particolar modo delle sue origini e della sua eredità popolare, ha raggiunto il suo apice critico negli scorsi anni (ricordo, ad esempio, il dettagliato articolo monografico di Federico Savini su Blow Up #188 del gennaio 2014). I Mariposa sono stati influenzati, anche solo tangenzialmente, da questi studi?

Siamo stati tra i primi a pensare di riscoprire il liscio in questa sorta di Liscio Renaissance che c’è stata negli ultimi anni. I primi a pensarlo e forse gli ultimi a farlo. Tra l’altro questa riscoperta è sempre stata una riscoperta a metà, chi ha cercato di farlo non è riuscito a fare un’operazione simile a “Buena Vista Social Club” o altre simili. È sempre rimasta una curiosità. “Liscio Gelli”, che è un disco totalmente originale, senza ospiti provenienti veramente dal liscio, in realtà utilizza il liscio come materiale del tutto pre-testuale e il suo procedere è del tutto non-convenzionale.

4) Le storie di “Liscio Gelli”, se le si ascolta con attenzione, rivelano una profonda anima politica, per quanto situazionista. Si tratta di una scelta voluta?

Il calembour presente nel titolo ci ha suggerito questo gioco “politico”. Si ironizza sul complotto nella sua forma parodica di complottismo. I complotti probabilmente ci sono stati davvero, ma attualmente si farebbe fatica a riconoscerli in mezzo a decine di idee complottiste, più che di veri, seri complotti come si deve.

5) Mi sembra che la traccia che chiude la tracklist, “Il Lupo”, ricopra una funzione simile a ciò che “Ma Solo Un Lago” era per “Semmai Semiplay”: una favola canterburyiana che, nel suo essere leggermente avulsa dal contesto, in verità riassume perfettamente gli umori del disco. Siete d’accordo con questa interpretazione?

Bel punto di vista. Il suono cambia, il lupo del testo è chiunque si metta a fare il capo-popolo. Torna ancora l’idea degli effetti del complottismo e dell’inquinamento delle idee.

6) “Liscio Gelli” ha una sola sfortuna: essere uscito nell’anno della pandemia. Sperando l’onda lunga termini il prima possibile, quali sono i vostri piani per presentarlo dal vivo?

Dicevano mal comune, mezzo gaudio. Il gaudio non lo vediamo, il mal comune invece sì. Quando sarà possibile usciremo con uno spettacolo dal vivo, un radiodramma dal vivo scritto e interpretato con Francesco Locane, che evocherà uno scenario distopico, per gioco. La cosa è molto forte, bisognerà capire che nuovo significato avrà successivamente alla pandemia.

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