A Il folk revival degli anni '60-'70

Il folk revival degli anni '60-'70

Le origini del folk music revival, in America, risalgono agli anni '30, quando la politica di Roosevelt incentivò il recupero dei vecchi stilemi folk delle campagne americane, promuovendo una cultura musicale di matrice popolare tipicamente americana. Il vecchio genere Country and Western (caratterizzato da sonorità prodotte da banjo, violino e chitarra), il cui principale centro, storicamente, era divenuta la città di Nashville, verrà ulteriormente recuperato e rielaborato. Ne sortiranno veri e propri geni pionieri, quali Woody Guthrie, Pete Seeger e l’etnomusicologo e musicista Alan Lomax. Il successivo passo che unirà il folk americano ed il rock, come si è detto, spetterà a Bob Dylan, cui seguirono le cantanti Joan Baez e Joni Mitchell. Questi ultimi incominceranno a diffondere canzoni di protesta in tessuti dapprima esclusivamente acustici, nell’ambito della musica folk (o country), ma che successivamente si evolveranno, mutuando in una necessaria e storica unione gli stilemi folk, rock e blues, aggiornandosi anche nell’uso di strumenti elettrici.

Del primo periodo di Bob Dylan, o periodo acustico o folk, citiamo The Freewheelin’ Bob Dylan (1963) e The Times Tey Are A-Changin’ (1964), che lo consacreranno leader della canzone di protesta. Seguirà il suo inarrestabile processo di rinnovamento, più volte osteggiato e fischiato dai suoi ascoltatori puristi di folk, che culminerà con Higway 61 Rivisited (1965) e la celeberrima pietra miliare Blonde On Blonde (1966); da questo momento in poi, Dylan (originario del Minnesota, ma a New York dal 1961, seguito con successo sia in America che in Inghilterra) si farà accompagnare, dal vivo, dalla Band, gruppo elettrico country rock, che lo aiuterà ad avvicinarlo al rock stesso. L’importanza di Bob Dylan, nella storia del rock, è enorme e non solo per il successo che ottenne a livello internazionale: pochi gruppi o elementi possono vantare una presenza così significativa, soprattutto per l’impegno di carattere sociale che ha sempre dimostrato; i suoi testi sono unanimemente definiti veri e proprie poesie (in tempi recenti, è stato addirittura candidato al Nobel per la letteratura). Può vantare una discografia molto vasta e partecipò, in passato, a varie manifestazioni di carattere sociale (ricordiamo la partecipazione al concerto del 1971 in favore del Bangladesh, organizzato da George Harrison; nel relativo album triplo gli verrà riservata un’intera facciata, dove suonerà accompagnato da Ringo Starr, George Harrison e Leon Russel).

Joan Baez, altro caposaldo della canzone di protesta americana, nasce a New York nel 1941; in gioventù, muovendosi da un’università all’altra, incomincia a cantare nei cori locali e impara a suonare la chitarra a Boston. Nel 1959, appena diciottenne, si esibirà al festival di Newport, e otterrà un successo colossale. Nel 1960, inciderà il suo primo album, Joan Baez, nella migliore tradizione folk, dove saranno inserite alcune ballate scozzesi (sua madre è infatti insegnante di origine scozzese); l’album farà annotare un successo senza precedenti, entrando nelle classifiche inglesi ed americane. La popolarità ottenuta, però, la convincerà a lasciare ben presto la ristretta cerchia del folk. Alcune sue canzoni (come la versione del celebre canto nero We Shall Overcome) diventeranno veri e propri inni di protesta, adatti per ogni scopo e utilizzati nell’intero emisfero occidentale. Attorno al 1963 e fino al 1965, sarà amica intima ed inseparabile di Bob Dylan e lo presenterà più volte nei suoi concerti, aiutandolo a raggiungere la popolarità. Tra tutti coloro che saranno impegnati nella produzione di canzoni di protesta, la Baez sarà quella che maggiormente si distinguerà in maniera chiara e convincente, studiando le tecniche Gandhiane della nonviolenza (fonderà, a Carmel Valley, addirittura un istituto per approfondire questi studi), e sarà pacifista molto attiva, rifiutandosi di pagare le tasse che servirebbero a finanziare la guerra del Vietnam. Diverrà il simbolo nazionale della disubbidienza; ovviamente creandosi innumerevoli nemici, che la osteggeranno, odiandola, in ogni modo. Tra i suoi album citiamo i primi sei in ordine cronologico (oltre al primo, già citato, Joan Baez II1961, Joan Baez In Concert 1962, Joan Baez In Concert II1963, Joan Baez 51964, Farewell Angelina1965), ma anche Where Are You Now, My Son? (1973), dove saranno registrati bombardamenti americani su Hanoi, sancendo un importante e coraggioso documento. A dire il vero, musicalmente parlando, la sua vena creativa di compositrice non è mai stata eccelsa, ma si fece apprezzare, ovviamente, per le sue rare qualità nell’ambito politico-sociale.

La canadese Roberta Jan Anderson inizia i suoi studi musicali folk suonando l’ukulele, prima di passare alla chitarra. Suona in Ontario, poi nei bar di Toronto, dove conosce e sposa Chuck Mitchell. La coppia si trasferisce a Detroit: il matrimonio fallisce, ma Joni Mitchell ottiene il successo proprio in questa città. Gli ingaggi la porteranno a New York, dove collaborerà con vari artisti, tra cui Judy Collins, Tom Rush e gli inglesi Fairport Convention, che registreranno sue canzoni. In California, David Crosby diverrà il produttore del suo primo album: Songs To A Seagull (1968); qui collaborerà con gli stessi Crosby, Stills, Nash & Young (con Graham Nash avrà anche una storia d’amore), che includeranno la sua Woodstock (personale tributo al sogno hippy) nel loro album Deja Vu. Da questo momento, la sua evoluzione dimostra di poter avanzare progressivamente, e la sua crescita musicale si noterà, puntualmente, in ogni successivo album (Clouds1969, Ladies Of The Canyon1970). Nel 1971, pubblica Blue, da molti definito il suo reale capolavoro. Da quel momento in poi, la popolarità della Mitchell cresce a dismisura e può essere comparata, negli anni '70 in America, soltanto a quella di Bob Dylan. Successivo a Blue, è l’ottimo For The Roses (1972). In Court And Spark (1974) è evidente il suo primo accostamento al jazz e il successivo Miles Of Aisles, edito nello stesso anno, pubblica brani tratti dalla tournee effettuata con i L.A. Express. In The Hissings Of Summer Lawns (1975) Joni suona, oltre la chitarra, anche il piano e il sintetizzatore. Nello splendido Hejra (1976) suonano Jaco Pastorius (bassista dei Weather Report, importante gruppo jazz rock) e Larry Carlton (chitarra solista). Gli anni settanta (decennio davvero fortunato, per la Mitchell) lasceranno ancora spazio alle incisioni di Don Juan’s Reckless Daughter (1977), e del toccante tributo a Mingus (1979), estremo saluto al grande compositore e contrabbassista jazz.

Voce di rara raffinatezza e spontaneità d’intonazione, Joni Mitchell, sia in campo creativo che in quello esecutivo, è sempre andata progredendo: in questo senso è possibile paragonarla solamente a pochissimi artisti pop, tale è la coerenza nei suoi studi e nei testi dei suoi brani; la stesura dei quali, va pure detto, si identifica nella sfera della poesia.

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

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