A Il miasma che è la nostra realtà - Intervista agli OvO

Il miasma che è la nostra realtà - Intervista agli OvO

Gli OvO di Stefania Pedretti e Bruno Dorella sono tornati con un disco, “Miasma”, il loro nono lungo in venti onorati anni di carriera, di devastante quadratura sonora. Con la nostra contemporaneità non si scherza: e nemmeno con la musica degli OvO. Li abbiamo raggiunti per un paio di interessanti chiacchiere.

Foto di copertina di Erica Schneider.

1) Ogni volta che ascolto un disco degli OvO mi stupisco di quante soluzioni stilistiche si possano trovare a dispetto delle autoimposte limitazioni di lineup. Da un lato v’è una più pronunciata quadratura metal (“Mary Die”, “Incubo”), dall’altro alcuni interessanti esperimenti (la lamentazione teatrale della title track che sfocia in un muro di frequenze iperdistorte), anche a livello di featuring (Gnučči in “Testing My Pose”), che ben dimostrano la vitalità e la modernità del vostro approccio. Con che criterio avete selezionato gli ospiti del disco? In che direzione volevate andare con “Miasma” e che forma volevate prendesse?

L'aspetto che hai sottolineato è importantissimo, è quello che tiene in vita la creatività di una band che esiste da 20 anni. Non smettere mai di sperimentare e divertirsi, giocare senza imporsi limiti stilistici. Dopo “Creatura” eravamo convinti che avremmo fatto un album completamente elettronico. Invece le cose sono andate diversamente, ed è stato subito chiaro che stava venendo un disco molto più hardcore rispetto al passato. La scelta dei campioni e dei field recordings lo ha poi portato verso una sorta di sporchissimo industrial punk, da cui è nata l'idea del Miasma. Per i featuring volevamo rendere il tutto ancora più eterogeneo e incatalogabile, per cui abbiamo chiesto ad amici di vecchia data come gli Årabrot, a un amico relativamente recente come Gabor dei geniali Holiday Inn, ma la vera chicca è Gnučči, che Stefania ha conosciuto nei tre anni in cui ha curato la programmazione del Festival di Santarcangelo. Una trapper nel disco degli OvO dimostra che le barriere sono molto più nel pubblico che nei musicisti.

2) “Miasma” suona addirittura come più completo dei già ambiziosi “Creatura” (2016) e “Abisso” (2013), con i quali condivide il punto di partenza della scrittura – una serie di pattern ritmici per batteria acustica ed elettronica. Quali le differenze maggiori, invece?

Come detto, l'omaggio alle radici hardcore piuttosto che a quelle metal o noise rock, e soprattutto questo sudiciume che pervade tutto l'album, questo veleno morboso che abbiamo sempre cercato, per dar voce al disagio e al disgusto, al male che è dentro e fuori di noi. Lo cercavamo, ma ha sorpreso persino noi trovarlo in maniera così chiara. Merito anche di Giulio Favero, che è riuscito a dare un suono inequivocabile a questo caos.

3) Dalla “Marie” di “Cor Cordium” (2011) alla “Mary Die” di “Miasma”: un cerchio, rosso, che si chiude? Chi o cosa rappresenta Mary/Marie?

Guarda, sarebbe molto bello spacciarlo per chissà che cerchio alchemico, ma la realtà è che Stefania canta per onomatopee, usa la voce come suono, a volte lasciando scorrere questo flusso escono parole che provengono dall'inconscio, ci divertiamo a decifrarle e a inserirle nei titoli. Questo è il caso di Mary/Marie. “Mary Die” è fluita anche da una tragedia avvenuta poco prima che andassimo in studio e che è rimasta incisa nel cuore e nell'inconscio di Stefania. In questo disco, soprattutto nella title track, appaiono più spesso frasi di senso compiuto. Chissà che, insieme magari alla svolta elettronica, possa essere magari il futuro degli OvO.

4) Ben tre brani su undici del precedente “Creatura” evocavano esplicitamente l’alterità del “freak”. In questa tracklist l’accento si sposta, inevitabilmente, sul singolo “Queer Fight”. Cosa significa lottare per il diverso e, in un certo senso, rappresentarlo nell’Italia musicale e sociale del 2020?

Nell'Italia e nel Mondo del 2020 la diversità è ancora, incredibilmente, discriminata. Viene vista come un pericolo e non per quello che è davvero: una risorsa. Dalla musica (noi OvO ne siamo un esempio lampante) alla sessualità, fino al colore della pelle. Siamo fieri di rappresentare il diverso, e stiamo con chiunque lotti per la libertà di essere ciò che si è, prima ancora di ciò che si vuole essere.

5) A volte è difficile svegliarsi la mattina e continuare a vivere la propria vita come se niente fosse, pur consci del fatto che il mondo in cui viviamo ci sta crollando addosso. Cosa vi motiva, dopo tutto questo tempo, a non fermarvi mai e a dare sempre il massimo?

Una necessità ineluttabile. Davvero, OvO non è mai stato messo in discussione in 20 anni nemmeno per un attimo. Credo che se anche smettessimo di fare i musicisti professionalmente, a tempo pieno, continueremmo comunque a essere OvO, in qualche modo.

6) È il primo ventennale per Ronin e OvO: un lasso di tempo, specialmente per i ritmi supersonici della nostra quotidianità, davvero ragguardevole. Cosa rimane della lezione della giovane generazione d’allora e in chi potreste individuare, se esistono, i vostri eredi?

Le cose, come sempre, non sono andate come pensavamo. Il mondo della controcultura punk/hardcore di cui facevamo parte si è sfaldato, ha sbattuto contro il muro di Internet, contro la miopia di chi non ha dato spazio alle nuove generazioni, contro gli sgomberi degli squat nel disinteresse generale, contro un sistema di valori che è andato inesorabilmente verso destra, o verso il disimpegno. Non c'è più un “nemico”, perché le multinazionali ci forniscono gli strumenti fondamentali per le nostre vite: i computer, i cellulari, il web, i social nertwork. I nostri eredi però sono tanti, sono tutti i gruppi che si muovono in maniera trasversale, musicalmente e attitudinalmente, e che cercano di mantenere vivo il fuoco dell'antagonismo. Certi di dimenticarne molti, ci vengono in mente Hate & Merda, Cani Dei Portici, Holiday Inn, Trrrmà, R.Y.F. per esempio.

7) Come si articolerà il tour di “Miasma” e quali sono i progetti che intendete coltivare per il prossimo futuro?

Un primo giro di presentazione inizierà a febbraio e toccherà Italia ed Europa fino a maggio. Poi speriamo di suonare anche d'estate, anche se spesso i festival temono l'estremismo della nostra musica, vedremo... In autunno sicuramente rifaremo giri in Italia ed Europa, poi abbiamo in programma la Cina. Vedremo se accettare questa volta le ridicole burocrazie che rendono difficile l'ingresso negli Stati Uniti, o se continueremo a non andarci. Ci piacerebbe continuare anche con le sonorizzazioni di film, dopo i progetti portati avanti negli anni scorsi con Nosferatu e Frankenstein.

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