A Insuperata e intramontabile la “Giselle” del Teatro alla Scala

Insuperata e intramontabile la “Giselle” del Teatro alla Scala

"Giselle", Milano, Teatro alla Scala, 12 aprile 2015

Giselle, tra i balletti romantici per eccellenza, immortala la danza classica grazie ad una musica e ad una storia struggenti e, soprattutto, ad una coreografia straordinaria e stupefacente ancora ai nostri giorni.

Il Teatro alla Scala porta in scena da mezzo secolo all’incirca lo stesso allestimento, una ripresa dall’originale del 1841, sul quale si cimentano e si sono cimentati i massimi ballerini mondiali.

Ad inaugurare la prima rappresentazione del 2 aprile sono state le étoiles Svetlana ZakharovaRoberto Bolle, artisti insuperabili e strabilianti, decisamente affermati nei ruoli di Giselle e del Principe Albrecht, già frequentati ormai da diversi anni. Noi abbiamo potuto assistere alla Prova Generale e alla rappresentazione del 12 aprile rispettivamente con la coppia Vittoria Valerio e Antonino Sutera e quella Maria Eichwald eClaudio Coviello.

Le musiche sono del compositore francese Adolphe-Charles Adam, autore prolifico e famosissimo ai suoi tempi, soprattutto per le sue opéra-comique, oggi noto anche per il primo brano musicale trasmesso via radio, “Cantique de Noël” (più noto come “Minuit, Chrétiens”). Nel corso dei decenni e delle rivisitazioni, le musiche originali di Giselle sono state più volte manipolate e modificate, così che la filologia risulta oggi complessa ed esistono diverse partiture: quella utilizzata per lo spettacolo scaligero fu sistematizzata a inizio ‘900 dai Balletti Russi per il Teatro Mariinsky, che la resero celebre in tutto il mondo con interpolazioni di compositori quali Léon Minkus, Marius Petipa, Cesare Pugni e Riccardo Drigo. Le varie integrazioni della partitura aggiungono e arricchiscono le frasi e i temi sviluppati da Adam, dei veri e propri leitmotiv legati a quadri e personaggi precisi, che si ripetono, con pochissime variazioni e bellissimi passaggi per tutto il balletto.

Anche le coreografie e i costumi, pur discendendo in linea diretta dalla prima assoluta del 1841, sono oggigiorno considerevolmente differenti dagli originali: nel corso del tempo hanno accompagnato le sorti della partitura seguendo, e provocando, le diverse integrazioni. I passi per la prima rappresentazione furono ideati da Jean Coralli e Jules Perrot. Quest’ultimo, amante della ballerina designata per il ruolo di Giselle, Carlotta Grisi, si occupò prevalentemente delle coreografie della protagonista e il suo nome non comparve nella prima locandina. Coralli invece fu responsabile delle coreografie generali e di alcune successive modifiche, avendone scritti alcuni adattamenti insieme a Marius Petipa, fratello di Lucien Petipa, primo interprete del Principe Albrecht. Le coreografie oggi in scena alla Scala sono quelle approntate nel 1950 dalla ballerina e coreografa Yvette Chauviré, con i costumi di Aleksandr Benois, ripresi poi da Angelo Sala e Cinzia Rosselli.

Il soggetto che ispirò le musiche di Adam e le coreografie di Coralli e Perrot è dei drammaturghi Théophile Gautier e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges. A Gautier si deve l’idea originaria, ispirata dal romanzo di Heinrich Heine “De l’Allemagne” e dal poema di Victor Hugo “Fantômes”. Dal primo i due autori ricavarono la suggestione delle Villi, creature mitologiche, spiriti delle fanciulle morte in seguito a tradimento e delle giovani mogli abbandonate, che si radunano a notte fonda e costringono i viandanti in cui s’imbattono a danzare fino all’ultima forza. Dal secondo è tratto il tema della giovane fanciulla amante della danza, per la quale è disposta a tutto, anche a morire, contro i moniti della severa madre ed a proseguire la danza sotto forma di spettro.

Se la prima parte del balletto è decisamente improntata su un soggetto popolare, secondo il gusto tipico della Francia post-rivoluzionaria, e che darà poi i natali ad una poetica sempre più realista, in cui i protagonisti sono tratti dalla vita quotidiana e colti nei loro aspetti più concreti, la seconda parte è invece tra i prototipi del “ballet blanc”, in cui le ballerine, in punta di piedi e vestite di bianco, s’immedesimano in personaggi eterei, fantastici, quasi immateriali ed espressione di un ideale romantico languido e decadente.

La trama è divisa in due atti, nettamente distinti. Nel primo atto, nel cortile di una locanda, Giselle, nonostante i ragguardi della madre, la locandiera Berthe, s’intrattiene nella danza con le amiche e, soprattutto, con un giovane appena conosciuto e di cui si è subito innamorata, cioè il Principe Albrecht sotto mentite spoglie. I due sono reciprocamente innamorati, ma Giselle non conosce la vera identità di Albrecht, che gliela tiene nascosta poiché è consapevole dell’inammissibilità della loro relazione. Dell’infatuazione di Giselle per il misterioso e abile ballerino è scontento anche il guardiacaccia Hilarion, popolano come Giselle, geloso e ferito nell’orgoglio per il suo rifiuto. Quando il suono dei corni avvisa dell’imminente arrivo dei nobili, Albrecht, richiamato da un amico, deve fuggire e Hilarion, insospettito, ne raccoglie la spada, che il Principe aveva prima dovuto nascondere e che ha ora dimenticato di riprendere con sé. Giunge il seguito dei nobili e i popolani li ossequiano danzando: la principessa Bathilde, promessa sposa di Albrecht, nota la grazia di Giselle e la premia con un medaglione. La principessa e suo padre, il Duca, si ritirano nella locanda di Berthe, e mentre i nobili escono dalla scena il Principe Albrecht torna per continuare a danzare con la sua Giselle. Hilarion si accorge che la spada del suo pretendente porta lo stesso sigillo del corno del gran cacciatore che il Duca ha fatto lasciare sulla porta della locanda, da utilizzare per richiamare il suo seguito: il giovane lo suona, e tutti accorrono. Albrecht è costretto a salutare e riverire la promessa sposa e Giselle, affranta, getta a terra il medaglione donatole dalla sua rivale, che porta lo stesso stemma del corno e della spada dell’amato. Il tradimento di Albrecht conduce la povera Giselle alla follia: a nulla servono i tentativi della madre, di Hilarion e del principe di rinsavirla, dopo una danza estenuante la giovane cade a terra stremata, e muore. I popolani voltano le spalle al disperato Albrecht, che accusa Hilarion della morte di Giselle.

Il secondo atto si apre in piena notte, palco deserto e buio, una lapide in fondo a sinistra e una chiesetta all’orizzonte. Hilarion giunge presso il camposanto per onorare la tomba di Giselle, i suoi amici, poco distanti, si trattengono in giochi goliardici e, alla vista di strani spiriti, fuggono intimoriti, subito seguiti dal giovane guardiacaccia. Giunge anche Albrecht, che viene ammaliato da uno spirito velato di bianco: Giselle si rivela al principe ed egli, ancora innamorato, la insegue nella notte. Le Villi al completo evocate dalla loro regina Myrtha hanno catturato Hilarion, e lo costringono a danzare fino allo sfinimento, nonostante le sue richieste di pietà. Raggiunte da Giselle la accolgono nei loro ranghi e s’intrattengono in danze spettrali. Quando le Villi catturano anche Albrecht, Giselle implora Myrtha di risparmiarlo: impossibile, egli deve danzare fino alla morte. Giselle è affranta, e per salvare l’amato danza con lui, concedendogli preziosi momenti di riposo, per tutta la notte. Al suono della campana, che annuncia l’alba, Myrtha ordina alle Villi la ritirata: Albrecht è salvo, e Giselle, per il suo gesto d’amore, non può più essere una di loro. Il principe abbraccia commosso l’amata, che però non tornerà da lui e, anzi, può finalmente riposare per l’eternità: il corpo di Giselle scompare sotto il palcoscenico mentre Albrecht si strugge di dolore.

A dirigere l’orchestra scaligera è stato chiamato il maestro Patrick Fournillier, frequentatore esperto della musica francese di fine ottocento, ed esecutore languido ma brillante, della partitura di Adam. Il suono dell’orchestra sempre pieno ha sottolineato la musicalità estremamente romantica di Giselle, anche se alle volte trattenendo il pathos e con qualche imprecisione.

Senza dubbio molto bravi tutti i figuranti del cast,Giuseppe Conte, nella recita del 12 aprile, eRiccardo Massimi, nella Prova Generale, nel ruolo del Duca, Raffaella Benaglia e Caroline Westcombe, ugualmente alternate nel ruolo della principessa Bathilde, e poi Adeline Souletie, Berthe, Massimo Garon, amico del principe Albrecht e Matthew Endicott, gran cacciatore. Gli interpreti si sono cimentati in parti di recitazione mimica assai ridotte, ma estremamente funzionali alla trama, che richiede grandi capacità espressive, per poter raccontare una storia senza proferire parola.

Perfette nella graziosa coreografia d’insieme le amiche di Giselle, caratterizzate dall’abito diverso dalle altre popolane. Le ballerine Marta Gerani, Daniela Cavalleri, Serena Sarnataro, Stefania Ballone, Giulia Schembri, Lusymay Di Stefano, si sono esibite in figure molto geometriche, che hanno eseguito con espressione e trasporto, benché qualche minima sbavatura.

Divertenti ed entusiasmanti le due coppie di contadini Gaia Andreanò e Mattia Semperboni e Denise Gazzo e Federico Fresi. Nella recita del 12 aprile la Andreanò ha fornito prova di una mirabile tecnica e di estrema pulizia dei movimenti, molto bravo anche Semperboni, anche se con qualche imprecisione: le loro coreografie sono state molto applaudite. In Prova Generale si è comportata molto bene la Gazzo, con buona tecnica e straordinaria leggerezza, anche se forse con poca convinzione. Un po’ impacciato e meccanico invece Fresi, sempre a tempo ma alle volte impreciso e pesante. Entrambe le coppie hanno dimostrato eccezionale affinità e notevole espressività.

Nel campo delle Villi si sono esibite come aiutanti della regina Myrtha le ballerine Antonina Chapkina e Vittoria Valerio il 12 aprile e Antonina Chapkina e Alessandra Vassallo in Prova Generale. Nel ruolo di Myrtha si sono rispettivamente alternate Alessandra Vassallo e Virna Toppi.

Alessandra Vassallo è stata davvero ottima nel ruolo di Vila, emergendo sulle altre senza dubbio, ma non altrettanto sensazionale nel ruolo di Myrtha, che non è riuscita a interpretare senza qualche imprecisione. Brava Antonina Chapkina, Vila aggraziata e dai movimenti morbidi, e bravissima Virna Toppi, una Myrtha austera e severa, eppure sensuale, eccellente nel ruolo di regina delle Villi.

I due Hilarion entrambi ottimi. Massimo Garon, che si è esibito il 12 aprile, ha danzato con espressività e tecnica ragguardevole, forse poco nel personaggio durante le parti recitate, in cui è parso un poco scialbo e incolore. Meglio forse Alessandro Grillo, che in Prova Generale è parso oltre che un bravo ballerino, anche un buon attore.

Eccezionale la coppia protagonista Maria Eichwald e Claudio Coviello. Lei una Giselle dalla tecnica straordinaria, forse poco espressiva e un po’ meccanica, ma senza dubbio dalle movenze impeccabili. Lui un principe Albrecht slanciato, dalle grandi potenzialità, molto bravo e preciso nel secondo atto, con qualche imprecisione, e forse inespressivo, nella prima parte del balletto.

Nella Prova Generale si erano esibiti invece Vittoria Valerio e Antonino Sutera. Sutera è apparso poco congeniale alla parte, molto bravo tecnicamente, ma poco espressivo e sempre impettito.Vittoria Valerio è stata una Giselle eccezionale, pulita, morbida, lineare, precisa, drammatica, leggera, ottima dall’inizio alla fine del balletto, davvero brava.

Nota di curiosità: l’allestimento scaligero prevede nel finale che Giselle venga inghiottita dal terreno, salutando per l’ultima volta il suo Albrecht, mentre la porzione di palco sulla quale si posa cala lentamente: così è avvenuto nella Prova Generale. Nella recita del 12 aprile, invece, Giselle/Maria Eichwald è uscita dalla scena volatilizzandosi alle spalle della sua lapide.

Il finale però non cambia l’impatto sul pubblico. Come una tragedia che si consuma per la seconda volta, se a soffrire nel primo atto è Giselle, ora è Albrecht, e con lui tutti gli spettatori: un amore vessato dalle gelosie e dalle incomprensioni, che si riconcilia e si eleva ai massimi splendori soltanto quando ormai non v’è più nulla da fare.

Nella versione del 1841 Albrecht si accasciava tra le braccia degli amici e della promessa sposa Bathilde, la versione del Teatro alla Scala preferisce chiudere il sipario senza dirci quale sorte attende il misero amante.

Articolo di Marco Nebuloni per Fermata Spettacolo.

Per approfondire: http://www.fermataspettacolo.it/danza/insuperata-e-intramontabile-la-giselle-del-teatro-alla-scala

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