A Intervista a F Punto

Intervista a F Punto

F punto, o semplicemente F, è un giovane cantautore milanese di cui per motivi di sicurezza non possiamo rivelare il nome. Insieme alla chitarra acustica e agli occhiali da sole porta anche l’armonica e dal vivo si fa accompagnare da C3PO, schermo proiettore che ora sarebbe indicato come vintage ma che noi preferiamo dire “di estetica e nascita risalente a tre o quattro decenni fa, forse più”. C3PO, di cui F detiene i diritti sul nome da prima di G. Lucas, che salutiamo, sapientemente guidato dal suo padrone e collega di band, il sunnominato F soggetto di questa intervista, trasmette al pubblico immagini ingrandite, più o meno sfuocate, più o meno chiare, degli oggetti che gli vengono posti nella sua scoperta pancia meccanica, oggetti che nell’immaginario collettivo di F sono ascrivibili al contesto descritto nelle sue canzoni.

A questo punto vi chiederete che genere di canzoni suona F. Prima di dirvelo citiamo anche la presenza, accanto al monitor e all’autore, del Maestro Taramelli, diplomato in clarinetto e suonante lo stesso strumento, più l’organetto, più il flauto. Una presenza elegante ed essenziale che arricchisce i brani di melodie e sonorità di provenienza classica, levigate, gentili, evocative. F ha prodotto un album s/t, ovvero che porta il suo stesso nome, F punto, appunto, un piccolo scrigno che contiene sette canzoni dai toni quotidiani e surreali, semplici ma non poi così tanto.

C’è chi dice che l’autore si richiama a Ivan Della Mea, De Gregori, io dico che la via trovata da lui è un ottimo modo per creare un ponte tra un cantautorato classico di matrice anni ’70 (vintage?) e un approccio sì lo-fi, indie, underground, internet-era-oriented, e tutto quello che volete, ma preciso e, cosa più importante, non alla ricerca di facili mode da myspace e street/viral marketing giovanilistico o snobismi da blog 2.0.

Ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con i musicisti, F e l’uomo armato, ovvero Taramelli, aimè C3PO ancora non è dotato di parola, o non la parola comunemente intesa dagli esseri umani, bensì una parola forse altrettanto comunicativa sebbene ancora soggetta all’intervento umano. Certo che, con tutti gli anni che possiede, se dovesse parlare, quante cose avrebbe da raccontare, C3PO. Per ora però credo sia altrettanto interessante ascoltare ciò che F ha da dirci, nelle sue canzoni e nelle sue risposte.

I:Mescoli cantautorato ed elettronica minima, lo-fi. È una scelta precisa o una necessità?

F: “Il sottosuolo. Il mio album ha visto la luce da una produzione avvenuta in uno studio sottoterra, e questo ha influito sui suoni, sull’approccio, sulle modalità di produzione. Sulla nostra pagina in internet puoi vedere alcune foto del nostro studio, abbiamo prodotto tutto in analogico, senza computer, e questo ascoltando l’album si sente, per questo sembra così a bassa definizione”.

Taramelli:”Non bisogna dimenticare la potenzialità delle tubature. È molto importante.”

I:I tuoi testi analizzano la realtà quotidiana, la quotidianità dei rapporti (madre, amore, famiglia…) con una luce surreale. Cosa ti spinge a questa forma di scrittura?

F: ”La surrealtà è una condizione che vivo, che viviamo realmente, è inserita in un sistema incoerente. Tutti i giorni, per come il sistema è fatto, ci ritroviamo a vivere in situazioni surreali. Per sistema ovviamente intendo un sistema di segni, noi abbiamo un’educazione semiotica!”

Taramelli: “io ho studiato filosofia e matematica, non posso che essere d’accordo con questa visione, ma mi dissocio da tutto il resto!”

I:Com’è nato il tuo album?

F: “il mio album è nato in un lungo arco di tempo, prima suonavo con altre persone in un gruppo rock italiano, poi ho cambiato genere e mi è venuto naturale dirigermi verso questo sottosuolo; il mio album è stato prodotto da Federico Dragogna, chitarrista dei Ministri. La collaborazione con Maestro Taramelli è iniziata soltanto recentemente. Penso che la parola sottosuolo possa descrivere bene il mio repertorio”

Taramelli: “La mia formazione è stata al conservatorio, devo dire che per me la musica si ferma al 1750, anno della morte di Bach…”

F: “Sì, io vorrei sottolineare che il Maestro usa violenza verso gli animali dando come nome i suoi gatti “Glenn” e “Gould”… tu adesso immagina questi Glenn e Gould che miagolano…”

Taramelli: “Io ci tengo a dire che mi dissocio dalle opinioni del mio collega!”

I:Quando ho ascoltato la prima volta la vostra musica è stato al Miami, sabato 7 giugno. La cosa che mi ha colpito e mi ha spinto ad ascoltarvi è il fatto che non avete suonato su alcun palco ma, tra uno stand di libri underground e uno di abbigliamento indie-emo, avete ricostruito uno spazio intimo ideale in cui suonare, quasi la cameretta spesso citata nei tuoi brani; chitarra elettrica, tastiera, microfono e fiati elettronici arrivavano direttamente in sei o sette cuffie passando attraverso un piccolo mixer. Notevole anche l’idea di creare il cd al momento per chi lo volesse acquistare, masterizzandolo e scrivendo copertina e tracklist con una vecchia macchina da scrivere

F: “L’idea del live in cuffia ci è piaciuta molto da subito, penso che sia sempre interessante cercare un contatto diverso, ancora più diretto e particolare con le persone, in questo caso mettendo in scena una via di mezzo tra l’ascolto solitario, personale e la dimensione collettiva del live. Presto avremo l’autorizzazione per suonare come artisti di strada, allora porteremo questo progetto di live in cuffia per le strade, sui mezzi pubblici, nelle piazze.”

I:Cosa ne pensi di tutto questo gran parlare di indie in Italia, questo modo di essere, o di fare, alla luce del fatto che comunque la musica indipendente è sempre esistita e il termine risorge periodicamente lungo i decenni?

F: “Penso che almeno metà sia fuffa, sia atteggiamento. A me non piace questo termine e l’atteggiarsi in quel modo. Non condivido il modo di fare di molti gruppi italiani in questo momento. Se ho scelto di suonare così e di propormi così è perché la mia via ora è questa, non ha a che vedere con le mode, i myspace, l’essere esibiti et similia”.

Allora in bocca al lupo per i prossimi concerti e progetti, che siano live standard o in un’altra dimensione semiotica. Ringraziamo moltissimo i due musicisti e C3PO per la loro disponibilità e per lo splendido concerto.

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