A Intervista agli Uochi Toki

Intervista agli Uochi Toki

(le prime tre domande sono di Alessandro Pascale, le seconde tre di Matteo Castello, l'ultima una curiosità comune)

Intervistatore: Cominciamo con una domanda semplice e facile: cosa si prova ad essere uno dei gruppi più geniali dell'intero panorama musicale italiano e allo stesso tempo sapere che non si riuscirà mai a sfondare nell'industria musicale perchè intrinsecamente troppo verbosi, complicati, minoritari e elitari? Bel paese l'Italia vero? Forse converrebbe quasi provare a darsi all'inglese, così da sfondare all'estero, in fondo nel brano “Mi sveglio da straniero in un luogo mai visto prima, tuttavia,Napo mostra un accento da fare invidia...

Rico: non mi sento di far parte di nessun gruppo geniale e nemmeno frustrato dal fatto che non "sfonderemo" nel panorama musicale (e poi cosa significa? quale è il limite tra il non sfondare e lo sfondare?), vivo facendo ciò che più mi interessa e credo questo sia meglio di qualsiasi successo.

Napo: l'italia non è un Paese. i Paesi non sono paesi. non siamo complicati bensì complessi. non siamo minoritari od elitari bensì individui. il successo viene messo di mezzo un po' troppe volte, tanto che sembra che interessi più a chi ce ne chiede merito, che a noi.

Questa storia dell'inglese come lingua per sfondare, poi, è un discorso da indie-bar.

Nel pezzo a cui fai riferimento, l'inglese è usato per ben altre finalità e senza successo (ndr: non ha colto l'ironia scherzosa del sottoscritto, pazienza).

Cosa si prova? fatica, nel trovarsi sempre in mezzo alle ruote questi pattern misti tra woodstock e le rubriche dei tg italiani.

I: Questa me la porto dietro da anni: non vi sentite in colpa ad avere un simile bagaglio culturale ed una enorme consapevolezza delle storture e follie del mondo ma non facciate nulla per stimolare il vostro pubblico ad uscire da certi stereotipi e formulette che generano qualunquismo politico? Questo ripiegarsi in un individualismo un po' anarchico e un po' surrealistico non è in fondo un qualcosa che vi fa sentire in colpa? Versi come “quando c'è da pensare alle persone Che Guevara va nel cestino” sono estremamente rappresentativi della società attuale ma non sarebbe il caso di provare a dare stimoli diversi? Ridare insomma un po' di speranza in una società migliore... 

Rico:a detta di molti giornalisti (ma non a parer mio) le nostre "opere" sono complicate...in questa complicatezza ogni persona utilizza i propri filtri per estrapolare ciò che più gli interessa; mi dispiace che tu ti senta in colpa per non aver trovato stimoli nei nostri dischi per uscire dal qualunquismo.

Napo: sentirsi in colpa non ha mai aiutato nessuno a creare nuovi stimoli, solo ad erigere scudi contro il senso di colpa. noi preferiamo andare a prendere le persone una per una, singolarmente. Quando il problema è evidentemente l'omogeneizzazione di ogni pensiero appuntito che possa sfornare stimoli nuovi, l'individualismo non è un ripiegarsi ma un affrontare una folla inferocita armati di un bastone sapendo, con una certa lucidità, di avere delle chances.

Se vedi con distacco il surrealismo non sarai mai in grado di dare speranza a nessuno, dato che la speranza vive nell'immaginario.

Quello che chiedi di fare tu è innaffiare delle foglie secche che stanno per cadere come ogni autunno, mentre noi stiamo facendo dei rilievi attorno alle radici per constatare se il problema potrebbe essere l'acidità del terreno.

La politica non è creazione e non è deterioramento.

La politica non è nulla.

I: Cambiamo discorso e parliamo un po' dell'ultimo disco: mi è sembrato che rispetto a Libro Audio (ma anche ai precedenti dischi) ci sia una minore capacità di abbandonarsi all'ironia, allo humour e ad un grottesco semi-comico. Per converso le musiche e i testi si fanno più cupi e acidi e forse un po' più violenti. E' soltanto una mia impressione, è il tema affrontato (le donne e l'amore) che porta ad inacidirsi o è successo qualcosa che ha determinato questo cambiamento d'umori?

Rico:vale lo stesso discorso di prima: è bello vedere che i giornalisti usano il nostro disco per psicoanalizzarsi da soli, calcolando che un cd costa 13 euro nei negozi ed un analista 70 euro all'ora direi che il risparmio è netto. è ufficiale: non mi sento più in colpa con nessuno.

Napo: mi dispiace davvero scaricare dei malumori su di te, ma alla quarta intervista con la stessa domanda retorica che non mi sta chiedendo NIENTE mi inacidisco davvero.

Si, abbiamo fatto un disco più scuro e pesante.

Si, è una tua impressione, ma è una impressione corretta ( per noi le impressioni hanno un grande valore).

Si, succede SEMPRE qualcosa che influenza i cambiamenti di umore specialmente con delle ragazze.

Ma più in generale possiamo dire che abbiamo fatto un disco longevo, che non si esaurisce nè al primo nè al terzo nè al quinto ascolto.

E nemmeno al decimo.

Se la risposta alla tua domanda è già contenuta all'interno del disco, questa non è più una intervista dove tu sei interessato a fare approfondimenti, bensì diventa banalissima PROMOZIONE.

E noi non vogliamo svalutare così il lavoro di un giornalista, ovvero di una persona che scrive per mestiere.

Scusa il tono, ma la scrittura è troppo importante. 

I: Se prima la distanza tra artista e ascoltatore pareva netta e incolmabile, questa volta i tentativi di stabilire un contatto mi sono sembrati più numerosi. In particolare ho percepito un desiderio di fondo di essere compresi adeguatamente e una voglia dirompente di dare consigli.

Tutto questo è voluto? Da cosa dipende?

Rico:è palese il fatto che facciamo tutto a caso, non c'è nessun barlume di arte\genio\originalità in ogni cosa che facciamo (compreso il cucinare).l'avvicinamento al pubblico è solo una strategia di marketing dettata dalle nuove tendenze del mercato (allargamento della forbice e necessità di un plusvalore non quantificabile in moneta\pubblicità).

Napo: sul desiderio di fondo di essere compresi, posso dire che quello c'è sempre e che cresce sempre di più. Mentre la voglia dirompente di dare consigli, quella viene solo rappresentata e si dimostra come sia una strada che porta esclusivamente all'errore. La distanza incolmabile comunque, lo diciamo anche nell'ultimo pezzo del disco, non si colma con i tentativi e le soluzioni all'interno del disco, bensì dopo il concerto quando si prendono una ad una le persone più sveglie curiose e loquaci e ci si discute o litiga fino a quando ogni recriminazione non è stata appianata ed ogni discussione non ha preso la produttiva via frattale del divenire.

I: Il rifiuto della prospettiva sessuale è una costante che sembrate voler ribadire in più pezzi. Il rapporto tra sessi opposti dettato dal mero desiderio carnale è qualcosa che nelle vostre liriche appare come meschino. E' così? Pensate che il sesso ostacoli o banalizzi un normale relazionarsi tra uomo e donna?

Rico: non confondere il rifiuto con la selezione.

Napo: no, non penso questo. e nel disco è spiegato molto approfonditamente come e perchè. sembra quasi che tu abbia ascoltato in modo molto sommario e che le tue non siano domande ma affermazioni con il punto interrogativo. Dopo aver parlato con una miriade di "uomini" e una miriade alla seconda di "donne", dopo aver fatto loro domande su domande, essermi preso insulti, aver litigato, essere stato zittito, preso alla sprovvista, importunato, chiaccherato amabilmente e riso a crepapelle, posso diti che non esiste un "normale relazionarsi tra uomo e donna", che non esistono uomini e donne e che non esiste nemmeno il sesso.

e con "non esiste" intendo che si fonde a tutte le azioni che stanno prima dopo e durante.

isolare una azione è banalizzarla.

la critica è al come viene inteso il sesso NON al sesso stesso.

I: La capacità di penetrare a fondo nella psicologia altrui e nelle relazioni interpersonali, l'abilità nel costruire "situazioni" e dinamiche sembra segnare una cifra stilistica ben precisa. Il ruolo di "mago" segna una nuova consapevolezza nella costruzione dei vostri pezzi?

Rico: fa parte di un percorso, nessuna nuova consapevolezza: solo differenze di grado.

Napo: il Mago nel disco viene distrutto e quindi non è un ruolo.  il Mago non è niente e non capisce niente della psiche altrui, le sue costruzioni cascano miseramente, ed esce disintegrato dalle relazioni. Questa è la Barriera dei Patriarchi. nell'ultimo pezzo si disintegra anche l'idea di tempo, quindi il termine "nuovo" si cancella dai nostri vocabolari privati.

I: Chiudiamo chiedendo di soddisfare una piccola curiosità: avete trovato una casa fissa o continuate ad annusare le case più diverse in una sorta di feticismo immobiliare? 

Rico: ahah, feticismo immobiliare, davvero geniale. Abitiamo in affitto e la curiosità non la si controlla con un contratto.

Napo: spero di riuscire ad abitare in questa casa per un bel po' di tempo anche se so molto bene che difficilmente sarà più di 3 anni. in ogni caso anche se sto abitando in questa casa guardo tantissimo anche le Altre.

C Commenti

Ci sono 37 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

fabfabfab alle 12:50 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

Questo praticamente parla come canta. Come Enrico Ruggeri. Adesso me la rileggo per bene, però, perchè ho una strana impressione ...

salvatore alle 13:18 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

Avevo ascoltato Libro audio e, eufemisticamente, non mi aveva fatto impazzire... Li trovavo pretenziosi. Ora dopo aver letto questa intervista anche presuntuosi (la puntigliosità sulle differenze di significato tra complicato e complesso) noiosi e un bel po' maleducati. Cosa che potrebbe anche essere poco importante se ne apprezzassi la musica. Visto che così non è, a Cuore amore errore PRESUNZIONE mi sa tanto che non verrà data nemmeno una chance. E comunque più che Ruggeri, parlano come Marzullo (I Paesi non sono paesi = La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?)

Molto più interessanti le domande che le risposte.

bargeld alle 13:19 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

Si effettivamente meglio che mi immagini le parole di Napo con sotto una base piuttosto che come risposta al povero Ale (a Matteo è andata già un filo meglio)!

Marco_Biasio alle 14:24 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

Ammazza oh, cos'è tutto 'sto snobismo da quattro talleri?

gull alle 15:31 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

Oddio forse sarebbe davvero meglio in certi casi un approccio marzulliano: "fatevi una domanda e datevi una risposta, e poi andate aff...".

Si scherza eh!

Dr.Paul alle 15:48 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

lol che simpaticoni. certo ragà...pure voi gli avete attaccato bei domandoni/pipponi insomma, già nell'ultima piu semplice e diretta...si sciolgono un pochino! forse volevano parlare di altro...

Alessandro Pascale alle 2:14 del 10 ottobre 2010 ha scritto:

eheh in effetti sono stati degli adorabili cazzoni, ma è nel loro stile e me l'aspettavo. Mi spiace solo che forse non hanno colto una certa ironia affettuosa nei loro confronti. In fondo è il loro carattere e come probabilmente vogliono apparire (cioè come sono): intellettuali di cui non frega una mazza di quel che pensano gli altri. E anche un po' presuntuosi sì, ma ci sta, fa parte dei personaggi.

Cmq sì, a me mi hanno massacrato, e viste le domande-pippone (verissimo) forse non hanno fatto male. Però oh, c'avevo proprio voglia di farglieli sti pipponi, per vedere cosa ne veniva fuori.

In ogni caso continuerò ad ascoltarli con passione e attenzione perchè se lo meritano, non sarà certo un'intervista un pò bistrattante a cambiare la mia opinione su di loro

Cas alle 2:39 del 10 ottobre 2010 ha scritto:

ma si loro hanno seguito il copione dei loro personaggi sprezzanti e superbi, portando avanti lo show. a me questo show però piace e come dice peasy continuerò a seguirlo, perché se, come dicono loro, "la ricerca è appena all'inizio" ci sarà da divertirsi!

fabfabfab alle 22:38 del 10 ottobre 2010 ha scritto:

Ho sempre sospettato che ci fosse un po' di retorica "anti-" nei loro testi. Queste risposte (non solo antipatiche ma anche vuote di contenuti: "questo non è quello, questo non esiste" ... filosofia da diario di seconda liceo) ne sono la conferma. Sotto la rece di "Libro Audio" qualcuno aveva giustamente usato l'immagine del neolaureato che fa il gesto dell'ombrello agli amici della piazzetta. Voi dite che è un loro "copione", sarà anche così ma non ne comprendo il motivo. Lo facevano già i Sonic Youth negli anni '80, e mi stavano sui coglioni. E - cristodundio - erano i Sonic Youth.

Emiliano alle 11:19 del 11 ottobre 2010 ha scritto:

Però visto quanti commenti,e quanta gente a leggere e commentare l'intervista (me compreso, che ad ascoltarli non riesco proprio). Quindi forse il loro obiettivo è raggiunto. ciò non può che rammentarmi quelle belle interviste di una volta alle black metal bands n(yeah, siamo troppo misantropi e profondi; la batteria? Io odio suonare la batteria, a me piace solo il disco finito ecc...)Fabio, ma i Sonic Youth erano molto più cazzoni e autoironici di così, dai...

sarah alle 14:08 del 11 ottobre 2010 ha scritto:

In effetti viviamo in una simpatica Repubblica Immobiliare, dai Tulliani ai Uochi toki...

FrancescoB alle 13:19 del 17 ottobre 2010 ha scritto:

Apprezzo parecchio i lavori della band, soprattutto "Libro Audio", ma anche l'ultimo. Tuttavia non mi riesce di considerarli artisti veramente comunicativi ed originali, o comunque realmente coraggiosi, controcorrente e capaci di presentare una qualche visione alternativa.

Il loro individualismo spacciato per messaggio audace è in realtà l'humus culturale comune di tutta la nostra generazione, dal mio punto di vista (e questa intervista me ne ha dato la conferma), questo individualismo un pò snob e molto velleitario rappresenta solo un'altra faccia della stessa medaglia da cui costoro pretenderebbero di differenziarsi.

Poco contenuto, poca sostanza, molte pose e molta pretenziosità, ripiegamento quasi (utilizzo un'espressione desueta) "piccolo borghese" su una quotidianità rassicurante, o comunque affrontata in modo tale da non disturbare troppo, ma da risultare comunque in qualche misura "fighi" perchè "alternativi" (in realtà io vedo poca alternativa, un'assenza di messaggio malcelata da pose e pretenziosità verbali varie; ed il loro consenso presso un pubblico alla ricerca di un veicolo di svago in qualche modo non del tutto omologato - ma comunque di un semplice veicolo di svago, nulla più e nulla meno - conferma questa mia impressione).

Detto questo, ovvero che non riesco a considerarli "guide", nè intellettuali originali nè artisti che realmente smuovono qualcosa, la proposta musicale rimane molto valida. Ed i testi mi piacciono pure! Solo non ci vedo nulla di più, ripeto, che ricercati giochi di parole, spesso riusciti ed a volte pretestuosi, che valgono come valvola di sfogo e forma di intrattenimento in qualche misura "alternativa".

Nulla di male, basta che ce ne si renda conto.

Marco_Biasio alle 14:06 del 18 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

Bravo Julian, sono perfettamente d'accordo. Proverei ora, in linea con quanto da te detto, a rovesciare però la medaglia: c'è effettivamente qualcuno che considera i testi degli Uochi Toki di portata intellettuale "alternativa"?

TexasGin_82 alle 15:45 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE:

Per prima cosa vorrei ringraziare Alessandro e Matteo per l'intervista e per il coraggio dimostrato nel porgere le domande, forse sbagliate, ma che forse non avrebbero mai potuto essere giuste. Coraggio, tra l'altro, che io non ho avuto al loro concerto, quando non sono andato a parlare con Napo, per paura di finire in una delle sue prossime canzoni sotto forma di incarnazione di un qualche malcostume della società moderna.

Detto questo, io sono uno di quelli che considera gli Uochi Toki. Di "portata intellettuale alternativa"? Boh, questa è una definizione che a loro non piacerebbe. Io li considero. E molto anche, perché era da parecchio, parecchio tempo, che un gruppo musicale - italiano ma non solo - non mi emozionava così in profondità, non mi trasmetteva qualcosa di diverso dal "carino questo pezzo". E comunque sì, secondo me gli Uochi Toki sono di portata "intellettuale", perché adoperano e fanno adoperare l'intelletto, citatemi qualcun altro che faccia altrettanto nel panorama italiano (dove i testi possono essere compresi a pieno). E sono di portata "alternativa", perché sono una valida alternativa a tutto il resto. Se non siete d'accordo, citatemi qualcosa che gli assomigli.

FrancescoB alle 13:24 del 17 ottobre 2010 ha scritto:

Insomma, per riassumere il mio pippone: gli Uochi stanno al pensiero veramente coraggioso ed alternativo, alle forme di comunicazione veramente radicali, come il PD sta alla Federazione Anarchica Italia.

Cas alle 13:46 del 17 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

"gli Uochi stanno al pensiero veramente coraggioso ed alternativo, alle forme di comunicazione veramente radicali, come il PD sta alla Federazione Anarchica Italia"

ahah, bella sintesi!

Alessandro Pascale alle 13:55 del 17 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

si concordo, decisamente spettacolare! ))

REBBY alle 9:19 del 18 ottobre 2010 ha scritto:

Io invece non apprezzo i lavori della band, ma

concordo in maniera letterale con l'intervento

di Julian.

FrancescoB alle 13:46 del 19 ottobre 2010 ha scritto:

Forse non su SDM Francesco, ma ne ho conosciuti alcuni! Persone che mi hanno (rispettabilmente eh, per carità) riferito che gli Uochi sono veramente coraggiosi e fuori dagli schemi, mica come Guccini-De Andrè etc... "cantatuori rimasti attaccati una vita al '68": insomma, persone che vedono negli Uochi la nuova forma di "ribellione".

Ecco, io non condivido minimamente non solo l'opinione, ma neanche il confronto: e qui sta il problema. Ovvero si tratta di artisti che dal mio punto di vista si occupano di questioni diverse ed hanno diversa caratura intellettuale, indi confontarli sul piano "comunicativo" è sbagliato.

Di certo, trovo ridicolo credere che gli Uochi siano per la nostra generazione ciò che alcuni cantautori hanno rappresentato per gli anni '70.

Opionione mia, ci macherebbe! Ma secondo me è davvero come passare da Berlinguer (o Moro, per dire: non è solo questione di essere "di sinistra"! E' qualcosa di più ampio, che può prescindere dall'orientamento politico), a Veltroni e Capezzone. Ecco, l'ho detta ))

gull alle 16:09 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

Re: il coraggio dimostrato nel porgere le domande, forse sbagliate

Sull'ultimo numero di "blow up" c'è un'intervista ai due Uochi Toki. Le domande non è che siano così diverse eh! Ma le risposte dei due sono educatissime e rispettose dell'interlocutore. ??

Stezzu alle 17:10 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

ah ah grande Texas Gin. mitico il tuo intervento, hai misurato le parole anche in modo da non far eventualmente imbufalire Napo.

Il giornalista ha fatto delle domande un pò superficiali, così Napo ti fa a fette. Io avrei anche chiesto delle dritte su come c***o fanno a tirare fuori quei suoni.

Superficiale è stato anche l'ascolto di chi ha inserito alcuni commenti.

Il fatto è che la gente vuole schemi già collaudati, che sia musica commerciale o metallara o indi o cosiddetta alternativa o altro non cambia, i loro testi smontano qualsiasi cosa, qualsiasi struttura già consolidata, tutto questo non li rassicura.

Loro rompono gli schemi, quando li ascolti ti manca la terra sotto i piedi e la gente si caca sotto.

Certo che comunque non è facile intervistarlo,

e non so se riuscirò mai ad avvicinarmi dopo il concerto, bisogna essere pronti ad andare in guerra a parlare con lui!

fabfabfab alle 18:01 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

E chi è, Gesù Cristo? Ma FACCIAMOLA FINITA per cortesia. Per quanto mi riguarda, dovrebbe essere lui ad avere il coraggio di avvicinarsi a me dopo il suo concerto.

Dr.Paul alle 17:47 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

ma non si sta esagerando? e chi saranno mai? "portata intellettuale", "manca la terra sotto i piedi", "paura di finire nelle loro canzoni", "meglio non avvicinarsi a loro altrimenti si va alla guerra"... e che caspita avvicinatevi pure, se fanno i birichini vi giocate la carta del: "mavaffanculo coglione complessato che non sei altro"!! )))

REBBY alle 18:04 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

"Io avrei anche chiesto delle dritte su come cazzo fanno a tirare fuori quei suoni"

Nella rece del loro ultimo disco, sotto, c'è un estratto di intervista a Rico in cui un po' lo spiega.

Stezzu alle 18:04 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

non è questione di esagerazione, non stiamo parlando nè di dio sceso in terra nè di serial killer spietati. ma dopo che li ascolti pensi e ci ripensi, ti frullano un sacco di cose, non parlano delle solite cagate, ben pochi testi di altri artisti sono alla loro altezza. e se vai da loro per fare 2 chiacchiere del più e del meno è meglio che si vada da un'altra parte...

Alessandro Pascale alle 18:22 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

vorrei dire una cosa: personalmente credo che siano entrambi dei geni, e probabilmente tra i migliori rappresentanti dell'epoca attuale, fatta di estremo individualismo figlio sia del libertarismo anarchico del '68 sia delle strutture economiche neoliberiste. Ora, fatta stante questa considerazione, che è di tipo "descrittivo" è del tutto normale che dopo li si possa amare od odiare, a seconda che le loro idee non piacciano per i più svariati motivi. Resta però il dato innegabile, a mio avviso, che essi siano tra i migliori lettori (e allo stesso tempo rappresentanti) della realtà odierna. Quello che dicono frulla in testa perchè fanno notare le tante contraddizioni di questa società e del sistema di pensiero comune. Nel bene e nel male è così, e la cosa può ovviamente apparire esagerata, non condivisa, arrogante (perchè così si pongono), pretestuosa, aristocratica o snobbistica. Però ciò accade. Il punto per cui personalmente li ho criticati, e continuo a criticare chiunque accetti questo dato, è la loro accettazione di questo stesso sistema di individualismo estremo, che gli permette di fare gli oracoli del caso senza mettersi realmente in gioco, senza cioè voler davvero avere un ruolo costruttivo e positivo nella società. La loro dimensione apolitica (o per meglio dire, di rifiuto della possibilità di fare politica secondo vecchi schemi 800centeschi) è ciò che li pone alla fin fine sullo stesso piano della società e delle individualità che essi stessi criticano, rendendoli di fatto poco più che un'anomalia simpatica ma innocua per il sistema. Qui subentra insomma il mio asserto "valoriale", non più soltanto "descrittivo": gli Uochi Toki sono egoisti e incoscienti. Il loro voler stare a tutti i costi ai margini (borderline si potrebbe dire) è una scelta vittimistica dal respiro corto, che in un certo senso li pone per forza di cose laddove non possono incidere sulla società. Insomma rimarranno sempre un gruppo underground, senza trovare la forza di elevarsi alla diffusione di un Guccini o anche solo 99 Posse. Le loro criticità sono sovrastrutturali e sostanzialmente inutili, anzi per molti versi controproducenti, perchè la loro cultura è straripante e nella maggior parte dei casi i loro messaggi non verrebbero pienamente capiti e compresi, ma piuttosto equivocati verso chissà quali orribili risultati.

Questa è la critica che gli faccio e che continuo a fare a chiunque si limiti ad assumere un atteggiamento di criticità eminentemente culturale e identitaria che scada nel qualunquismo e non abbia il coraggio di immergersi in tutta la società, scendendo giù giù fino al nodo primordiale della politica.

TexasGin_82 alle 18:46 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

Scusa Peasyfloyd, ma cosa centra la politica. Qui stiamo parlando di due artisti, che tu stesso definisci geni. L'arte non deve mica per forza avere una funzione sociale. Napo non vuole mica spiegarti come si cambia la società, ne tanto meno nessuno gli chiede di farlo. Eppure, in qualche modo, contribuisce a farlo, molto più dei 99 posse che tu citi, che alla fin fine si riducono a portare avanti un'ideologia vecchia e straomologata. Nell'intervista qui sopra, Napo stesso dice "Quando il problema è evidentemente l'omogeneizzazione di ogni pensiero appuntito che possa sfornare stimoli nuovi, l'individualismo non è un ripiegarsi ma un affrontare una folla inferocita armati di un bastone sapendo, con una certa lucidità, di avere delle chances". Quindi anche lui è consapevole che quello che fa può smuovere delle coscienze, e quello che dice Stezzu è vero, ti fa tremare la terra sotto i piedi, senza dirti cosa è giusto o cosa non è giusto fare. Senza sapere a cosa porterà la sua creazione. Questo è il suo stile. Questa è la sua arte. Questa, secondo me, è arte.

Alessandro Pascale alle 19:54 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE:

Adorno ti risponderebbe che l'arte deve per sua stessa definizione avere un compito di critica sociale. E per quanto trovi questa sua affermazione eccessiva sono d'accordo nel dire che l'arte che faccia critica "strutturale" abbia un punto in più di quella che si limiti alla critica "sovrastrutturale" (Uochi Toki) o a quella che non svolga nemmeno una qualsiasi funzione di critica (il 95% della musica che passa in circolazione).

La politica c'entra a seconda della considerazione che si ha dell'arte e della criticità. Se questa è "strutturale" non esula dalla politica (oltre che da altri aspetti come ad esempio l'economia). Poi non è che si debba per forza cadere in ideologie chiuse e dogmatiche, anzi! Non voglio che mi dicono come cambiare la società, perchè non credo ci sia un metodo valido per tutti e "definitivo". Voglio però che mi dicano che i problemi non stanno solo nelle questioni "sovrastrutturali" ma (anche e soprattutto) in quelle "strutturali".

E scusate il linguaggio marxista ma non avevo tempo di dilungarmi in giri di parole per dire le stesse cose e apparire neutrale

TexasGin_82 alle 21:26 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE: RE:

Leopardi, invece,ti risponderebbe che l'arte è libera espressione dell'io. E io, sono d'accordo.

L'arte può avere una funzione critica, se questa nasce come espressione libera e incondizionata, ma non per questo deve essere impegnata, né tantomeno pedagogica, e sicuramente non politica. Se non è libera, io la chiamo giornalismo, pubblicità, musica commerciale, politica, economia, robaccia...

Cas alle 20:34 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

oddio di che siamo finiti a parlare!

Peasy, sinceramente devo darti torto sia sulla tua visione sia di struttura e sovrastruttura (che non sono su due piani gerarchicamente divisi, ma sono dialetticamente in interazione. Ci sono fasi in cui la contraddizione della sovrastruttura è anche più importante di quella strutturale) sia sulla tua concezione di musica critica.

Secondo me gli Uochi Tochi sono 1000 volte più critici dei 99Posse, mediocre gruppetto agitprop mastica frasi fatte e considerazioni grossolane. Sono più critici perché analizzano (perché essendone rappresentanti? nello scorso Libro Audio sembravano esponenti della decrescita...) tematiche da un punto di vista profondo, introspettivo, surrealista, immaginifico, fondamentalmente non mercificato. Quindi che problema c'è? La loro critica non è grossolana e omologata, ma sottile, velenosa, dannatamente acida e altezzosa. Il fatto che non abbraccino parole d'ordine vetero e politicismi evidenti non significa che siano dei venduti alle logiche del capitale Insomma, la critica si connota da sé, in quello che dice, nelle forme con cui si costruisce, non tramite aggettivazioni.

Detto questo: ricordo che l'intervista è stata condotta via mail: mezzo limitatissimo. La prossima volta una chiacchierata sarebbe molto più opportuna.

Finisco scusandomi della pappardella

Alessandro Pascale alle 21:22 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

vabbè Cas sai benissimo che non intendevo dire tutte le cose che hai detto. Mi rendo conto che il mio messaggio era ambiguo ma te che mi conosci potresti evitare di attribuirmi affermazioni che non ho mai detto nè ho intenzione di dire (mai detto che debbano "abbracciare parole d'ordine vetero e politicismi evidenti" o che "siano dei venduti alle logiche del capitale". Cmq no, sbagli: la critica non "si connota da sé, in quello che dice, nelle forme con cui si costruisce, non tramite aggettivazioni". Non la critica strutturale, che nonostanta abbia certamente interazioni con quella sovrastrutturale (mica sono divise da piani stagni, ovvio!) non può esistere pienamente senza un contenuto testuale di un certo tipo. Per questo ti rimando alla mia tesi, bischero socialdemocratico che non sei altro!

Detto questo ovvio che non basta ad un gruppo fare critica strutturale per essere migliore di un gruppo che fa solo critica sovrastrutturale. Lascerei perdere i 99 Posse sul cui valore sono cmq convinto per molti dischi. Ma se prendiamo anche solo i Tetes de Bois, per quanto simpatici e bravi sono mille spanne sotto gli Uochi Toki sia a livello artistico che di criticità. Dico solo che secondo me gli Uochi potrebbero fare un ulteriore salto in avanti se uscissero dalle logiche sovrastrutturali individualistiche e spostassero un pò l'asse anche su altri temi. Cmq è un discorso complesso e andrebbe fatto di persona. E con te Cas non lo faccio, almeno non finchè non leggi la mia tesi. E poi ci diciamo sempre le stesse cose! eheh

Cas alle 21:26 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE:

Pace, dai!

Comunque nn volevo metterti in bocca parole non tue, quelle erano mie considerazioni estemporanee!

Comunque si, siamo noiosi...

salvatore alle 12:29 del 23 ottobre 2010 ha scritto:

L'arte non ha nessun compito e non ha bisogno di nulla. Probabilmente è l'unica "cosa" autosufficiente che esista. Critica sociale, politica, intenti morali contaminano l'arte, la appiattiscono e la rendono schiava di strutture e sovrastrutture precostituite. E l'arte deve essere libera. Io sono per "l'art pour l'art" di Théophile Gautier.

Alessandro Pascale alle 13:16 del 23 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

Gautier infatti è l'estremizzazione della concezione borghese dell'arte, oggi tipicamente dominante.

Cmq l'arte può avere funzione di critica pur continuando ad essere libera, anzi la libertà ne è proprio la base e la garanzia perchè l'arte possa svolgere la sua funzione di critica.

Basta, ho deciso che dovrò pubblicare qualcosa del dibattito tra Adorno e Eisler sul ruolo dell'arte. A breve su SdM per la vostra gioia! (uff!)

salvatore alle 13:55 del 23 ottobre 2010 ha scritto:

"Gautier infatti è l'estremizzazione della concezione borghese dell'arte, oggi tipicamente dominante". No! Questo è quello che un certo tipo di critica, marxista per lo più, (altrettanto largamente diffusa) oggi, come ieri, gli condanna. Perchè se non sei "impegnato" non vali niente. Che poi sarebbe molto divertente fare delle riflessioni sul concetto di "impegnato" visto che Gautier era molto molto impegnato. Gautier credeva semplicemente che "la vera ricchezza dell'arte fosse quella di non avere nessun intento moralizzante o educativo", di non sporcarsi con la filosofia. L'arte può anche avere una funzione di critica, ma questa deve essere intrinseca alla struttura estetica, stilistica, emotiva e di ispirazione di un "prodotto" (toh che parolina che uso). L'arte che nasce COL FINE DI essere critica sociale ha grandissimi limiti. Ad ogni modo, l'arte pura e non contaminata (perchè per me certe infusioni sono contaminazioni) ha 10 punti in più - non uno - rispetto a quella che fa critica strutturale o sovrastrutturale.

A mio parere, c'è molta più arte e più "impegno" nei Non voglio che Clara che negli Uochi Toki.

Emiliano alle 14:33 del 23 ottobre 2010 ha scritto:

sulla delimitazione del concetto di arte i metalingusti si scannano dagli anni '20... Comunque non credo che l'arte pura e svincolata da messaggi sociali o etici sia possibile. O anche solo pensabile. L'arte è uno dei modi in cui abitiamo il mondo, ma dato che noi si ragiona principalmente per confronto e associazione è inevitabile che tale ambito dialettico si "sporchi" con quello che esperiamo in altri contesti.

In effetti per chi studia filosofia l'arte e l'estetica sono brutte bestie (mi tengo stretta la mia logica formale!).