Intervista agli Uochi Toki
(le prime tre domande sono di Alessandro Pascale, le seconde tre di Matteo Castello, l'ultima una curiosità comune)
Intervistatore: Cominciamo con una domanda semplice e facile: cosa si prova ad essere uno dei gruppi più geniali dell'intero panorama musicale italiano e allo stesso tempo sapere che non si riuscirà mai a sfondare nell'industria musicale perchè intrinsecamente troppo verbosi, complicati, minoritari e elitari? Bel paese l'Italia vero? Forse converrebbe quasi provare a darsi all'inglese, così da sfondare all'estero, in fondo nel brano “Mi sveglio da straniero in un luogo mai visto prima, tuttavia,” Napo mostra un accento da fare invidia...
Rico: non mi sento di far parte di nessun gruppo geniale e nemmeno frustrato dal fatto che non "sfonderemo" nel panorama musicale (e poi cosa significa? quale è il limite tra il non sfondare e lo sfondare?), vivo facendo ciò che più mi interessa e credo questo sia meglio di qualsiasi successo.
Napo: l'italia non è un Paese. i Paesi non sono paesi. non siamo complicati bensì complessi. non siamo minoritari od elitari bensì individui. il successo viene messo di mezzo un po' troppe volte, tanto che sembra che interessi più a chi ce ne chiede merito, che a noi.
Questa storia dell'inglese come lingua per sfondare, poi, è un discorso da indie-bar.
Nel pezzo a cui fai riferimento, l'inglese è usato per ben altre finalità e senza successo (ndr: non ha colto l'ironia scherzosa del sottoscritto, pazienza).
Cosa si prova? fatica, nel trovarsi sempre in mezzo alle ruote questi pattern misti tra woodstock e le rubriche dei tg italiani.
I: Questa me la porto dietro da anni: non vi sentite in colpa ad avere un simile bagaglio culturale ed una enorme consapevolezza delle storture e follie del mondo ma non facciate nulla per stimolare il vostro pubblico ad uscire da certi stereotipi e formulette che generano qualunquismo politico? Questo ripiegarsi in un individualismo un po' anarchico e un po' surrealistico non è in fondo un qualcosa che vi fa sentire in colpa? Versi come “quando c'è da pensare alle persone Che Guevara va nel cestino” sono estremamente rappresentativi della società attuale ma non sarebbe il caso di provare a dare stimoli diversi? Ridare insomma un po' di speranza in una società migliore...
Rico:a detta di molti giornalisti (ma non a parer mio) le nostre "opere" sono complicate...in questa complicatezza ogni persona utilizza i propri filtri per estrapolare ciò che più gli interessa; mi dispiace che tu ti senta in colpa per non aver trovato stimoli nei nostri dischi per uscire dal qualunquismo.
Napo: sentirsi in colpa non ha mai aiutato nessuno a creare nuovi stimoli, solo ad erigere scudi contro il senso di colpa. noi preferiamo andare a prendere le persone una per una, singolarmente. Quando il problema è evidentemente l'omogeneizzazione di ogni pensiero appuntito che possa sfornare stimoli nuovi, l'individualismo non è un ripiegarsi ma un affrontare una folla inferocita armati di un bastone sapendo, con una certa lucidità, di avere delle chances.
Se vedi con distacco il surrealismo non sarai mai in grado di dare speranza a nessuno, dato che la speranza vive nell'immaginario.
Quello che chiedi di fare tu è innaffiare delle foglie secche che stanno per cadere come ogni autunno, mentre noi stiamo facendo dei rilievi attorno alle radici per constatare se il problema potrebbe essere l'acidità del terreno.
La politica non è creazione e non è deterioramento.
La politica non è nulla.
I: Cambiamo discorso e parliamo un po' dell'ultimo disco: mi è sembrato che rispetto a Libro Audio (ma anche ai precedenti dischi) ci sia una minore capacità di abbandonarsi all'ironia, allo humour e ad un grottesco semi-comico. Per converso le musiche e i testi si fanno più cupi e acidi e forse un po' più violenti. E' soltanto una mia impressione, è il tema affrontato (le donne e l'amore) che porta ad inacidirsi o è successo qualcosa che ha determinato questo cambiamento d'umori?
Rico:vale lo stesso discorso di prima: è bello vedere che i giornalisti usano il nostro disco per psicoanalizzarsi da soli, calcolando che un cd costa 13 euro nei negozi ed un analista 70 euro all'ora direi che il risparmio è netto. è ufficiale: non mi sento più in colpa con nessuno.
Napo: mi dispiace davvero scaricare dei malumori su di te, ma alla quarta intervista con la stessa domanda retorica che non mi sta chiedendo NIENTE mi inacidisco davvero.
Si, abbiamo fatto un disco più scuro e pesante.
Si, è una tua impressione, ma è una impressione corretta ( per noi le impressioni hanno un grande valore).
Si, succede SEMPRE qualcosa che influenza i cambiamenti di umore specialmente con delle ragazze.
Ma più in generale possiamo dire che abbiamo fatto un disco longevo, che non si esaurisce nè al primo nè al terzo nè al quinto ascolto.
E nemmeno al decimo.
Se la risposta alla tua domanda è già contenuta all'interno del disco, questa non è più una intervista dove tu sei interessato a fare approfondimenti, bensì diventa banalissima PROMOZIONE.
E noi non vogliamo svalutare così il lavoro di un giornalista, ovvero di una persona che scrive per mestiere.
Scusa il tono, ma la scrittura è troppo importante.
I: Se prima la distanza tra artista e ascoltatore pareva netta e incolmabile, questa volta i tentativi di stabilire un contatto mi sono sembrati più numerosi. In particolare ho percepito un desiderio di fondo di essere compresi adeguatamente e una voglia dirompente di dare consigli.
Tutto questo è voluto? Da cosa dipende?
Rico:è palese il fatto che facciamo tutto a caso, non c'è nessun barlume di arte\genio\originalità in ogni cosa che facciamo (compreso il cucinare).l'avvicinamento al pubblico è solo una strategia di marketing dettata dalle nuove tendenze del mercato (allargamento della forbice e necessità di un plusvalore non quantificabile in moneta\pubblicità).
Napo: sul desiderio di fondo di essere compresi, posso dire che quello c'è sempre e che cresce sempre di più. Mentre la voglia dirompente di dare consigli, quella viene solo rappresentata e si dimostra come sia una strada che porta esclusivamente all'errore. La distanza incolmabile comunque, lo diciamo anche nell'ultimo pezzo del disco, non si colma con i tentativi e le soluzioni all'interno del disco, bensì dopo il concerto quando si prendono una ad una le persone più sveglie curiose e loquaci e ci si discute o litiga fino a quando ogni recriminazione non è stata appianata ed ogni discussione non ha preso la produttiva via frattale del divenire.
I: Il rifiuto della prospettiva sessuale è una costante che sembrate voler ribadire in più pezzi. Il rapporto tra sessi opposti dettato dal mero desiderio carnale è qualcosa che nelle vostre liriche appare come meschino. E' così? Pensate che il sesso ostacoli o banalizzi un normale relazionarsi tra uomo e donna?
Rico: non confondere il rifiuto con la selezione.
Napo: no, non penso questo. e nel disco è spiegato molto approfonditamente come e perchè. sembra quasi che tu abbia ascoltato in modo molto sommario e che le tue non siano domande ma affermazioni con il punto interrogativo. Dopo aver parlato con una miriade di "uomini" e una miriade alla seconda di "donne", dopo aver fatto loro domande su domande, essermi preso insulti, aver litigato, essere stato zittito, preso alla sprovvista, importunato, chiaccherato amabilmente e riso a crepapelle, posso diti che non esiste un "normale relazionarsi tra uomo e donna", che non esistono uomini e donne e che non esiste nemmeno il sesso.
e con "non esiste" intendo che si fonde a tutte le azioni che stanno prima dopo e durante.
isolare una azione è banalizzarla.
la critica è al come viene inteso il sesso NON al sesso stesso.
I: La capacità di penetrare a fondo nella psicologia altrui e nelle relazioni interpersonali, l'abilità nel costruire "situazioni" e dinamiche sembra segnare una cifra stilistica ben precisa. Il ruolo di "mago" segna una nuova consapevolezza nella costruzione dei vostri pezzi?
Rico: fa parte di un percorso, nessuna nuova consapevolezza: solo differenze di grado.
Napo: il Mago nel disco viene distrutto e quindi non è un ruolo. il Mago non è niente e non capisce niente della psiche altrui, le sue costruzioni cascano miseramente, ed esce disintegrato dalle relazioni. Questa è la Barriera dei Patriarchi. nell'ultimo pezzo si disintegra anche l'idea di tempo, quindi il termine "nuovo" si cancella dai nostri vocabolari privati.
I: Chiudiamo chiedendo di soddisfare una piccola curiosità: avete trovato una casa fissa o continuate ad annusare le case più diverse in una sorta di feticismo immobiliare?
Rico: ahah, feticismo immobiliare, davvero geniale. Abitiamo in affitto e la curiosità non la si controlla con un contratto.
Napo: spero di riuscire ad abitare in questa casa per un bel po' di tempo anche se so molto bene che difficilmente sarà più di 3 anni. in ogni caso anche se sto abitando in questa casa guardo tantissimo anche le Altre.
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