Italiani riemersi - Undici dischi del 2015 a cui dare (almeno) una chance

Non si vive di solo Die. Celebratissimo, divenuto in poco tempo il simbolo del 2015 made in Italy, IOSONOUNCANE è stato certamente il campione dell'indie nostrano, seguito a ruota da uno sparuto manipolo di scalatori di classifiche (Colapesce, gli inossidabili Verdena, i Bachi da Pietra).
Esiste però un sottobosco di realtà più o meno sconosciute a cui vale la pena dedicare qualche riga: voci fuori dal coro, capaci di rinvigorire una scena nazionale non particolarmente fertile, ma sempre capace di tenere in serbo qualche asso nella manica.
Qui sono presentati, in ordine sparso e senza alcuna pretesa di esaustività, alcuni di questi assi: musicisti da tenere d'occhio, dischi da scoprire o ascoltare con maggiore attenzione. Nomi a cui dare (almeno) una chance.
Be Wider - A Place to Be Safe EP (autoprodotto)
Da Roma, i Be Wider sono la creatura del compositore Piernicola Di Muro. L'autoprodotto A Place to Be Safe è un cangiante esperimento sonico che oscilla tra trip hop anni Novanta, elettronica sperimentale e campi lunghi da soundtrack music. Il fatto che l'esperimento sia riuscito lo si capisce da brani come Following the River Flow, strano incrocio tra Patrick Wolf e Dido, dal dub onirico di Love Mechanics, o dagli intrichi glitch/orchestrali del crescendo di Therapy.
The Yellow Traffic Light - To Fade at Dusk EP (We Were Never Being Boring)
La band torinese dimostra di saper padroneggiare ottimamente un post-punk spigoloso e al contempo altamente evocativo, tra pregevoli trame chitarristiche, esplosioni shoegaze e espansioni neo-psichedeliche (tra Girls Names e DIIV), tirando fuori lo spirito urbano, frenetico e decadente di una Torino mai così affascinante. Si aspetta impazientemente la prova in long playing.
We Are Waves - Promises (MeatBeat Records)
Pubblicato dalla label valdostana Meat Beat Studio, il sophomore dei torinesi We Are Waves (Fabio Viassone, Cesare Corso, Fabio Menegatti e Francesco Pezzali) è una vera chicca. Synth-wave possente, sfrigolante, pulsante: una sorta di versione nostrana dei White Lies di Big TV. Promises è un continuo alternarsi di robusti anthem post-punk (1982), di strati massicci di chitarre che si fondono ad altrettanto massicce partiture elettroniche (Be Your Own Island), di gelide spianate darkwave (Children Lake). Da tenere d'occhio: questa è roba forte.
Platonick Dive - Overflow (Black Candy Records)
La musica dei livornesi Platonick Dive è un gorgo densissimo di suoni: una volta impantanati non rimane che lasciarsi affondare. Elettronica sfumata, eterea, eppure corroborata da possenti patterns ritmici e da un chitarrismo dilatato e pervadente. Tra Mogwai, Port-Royal e M83: sarebbe un peccato farseli scappare.
Clowns From Other Space - Zeng (UDEDI Musica&Cultura)
Britpop, psichedelia e alternative rock: questi gli ingredienti dell'esordio della band di Teramo, che sfoggia uno stile ben definito e solido, pur ispirandosi a sonorità d'oltremanica. Trovare l'equilibrio tra numi tutelari e personalità della proposta: manca davvero poco per arrivare alla formula perfetta. Nel frattempo Zeng rimane un'ottima prima prova.
Barely Awake - S/T (Barely Awake/DIYSCO)
L'esordio dei pesaresi Barely Awake è un caleidoscopio prog, un continuo sussulto math-rock che fa pensare a dei Mars Volta dall'irresistibile piglio melodico. Un lavoro di tutto rispetto che conferma la stazza di una band ben rodata, con alle spalle due tour europei e un futuro su cui scommettere.
Nova Lumen - Assurdo Universo (Costello's)
Assurdo Universo è un esordio acerbo, ma proprio per questo affascinante: c'è ancora da lavorare di lima qua e là (penso in particolare alle liriche), ma gli impasti sonori di brani come Giganti rosse o Daphne, vortici elettronici densi e onirici, o le cromature synthpop di Arthur, fanno ben sperare per il trio torinese.
Le Capre a Sonagli - Il Fauno (autoprodotto)
Blues psichedelico e fricchettone colmo di suggestioni etniche, ruvidità primitiviste, freak-out acidi, ritualità stregonesche, surriscaldamenti rock, astrattismi folk. Il gruppo di Bergamo sa come mandare in pappa il cervello dell'ascoltatore, sfoggiando una creatività e una follia che non possono passare inosservate.
Filarmonica Municipale LaCrisi - Sento cadere qualcosa (autoprodotto)
Premio Ciampi 2014 e Alessandro Fiori alla produzione: almeno due motivi per interessarsi al pop d'autore della band divisa tra Pisa e Livorno. Canzoni eleganti e soffici, dove l'elettronica minimale si accosta gentilmente ad arrangiamenti lievi, per una pop music sonnolenta e vagamente psichedelica. In poche parole, di qualità.
Little Creatures - Some New SpecieS (Riff Records)
Davvero colorato e poetico il nuovo sogno di Nathalie Carlesso e Marta Caviglia, da Ispra (Lago Maggiore), che assieme a Simone Berrini e Luca Gambacorta danno vita ad uno strano ibrido folktronico a base di ukulele e filastrocche dreamy. Una piacevole e poetica chicca naïf.
The Black Veils - Blossom (autoprodotto)
I bolognesi Black Veils, guidati dal carismatico Gregor Samsa, danno alle stampe un'ottima rivisitazione post-punk dalla notevole sensibilità scenografica: sonorità dark ottantiane, basso roboante, chitarre (bravissimo Mario D'Anelli) immerse in languidi riverberi, sintetizzatori minacciosi a screziare le trame dei brani. Buona la prima.
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