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La foresta chiama - Per aspera ad astra: storie di Sotterranei (1/2)

Qualche settimana fa, i giornali di Padova e provincia hanno riportato, in prima pagina, la notizia della demolizione dell'East Side, ex Mela Verde, ex Arlecchino, ex tutto: scheletro in decadenza di una delle più famose discoteche della città che fu. Al suo posto, il nulla educato invocato da vecchie impellicciate e stizzosi nevrastenici amanti dell'ordine (ma solo se in casa propria): la desertificazione della Vita sociale in favore di una vita meschina e minuscola, da vivere ciascuno rinchiuso nella propria aiuola, in una roccaforte autofaga, sempre meno sicura e sempre più controllata, impermeabile agli impulsi esterni. East Side, ma anche Covo (la mitica sede di un'intera generazione, sino agli albori del Nuovo Millennio), Unwound (della programmazione concertistica senza rivali), decine di altri nomi obliati da alcuni, vividi nella memoria dei più, vittime sacrificate all'altare dell'egoismo (che, come ci insegnava Flavio Bucci, è il sentimento fondamentale della religione della proprietà: tutto torna). Dai diamanti, comunque vada, non nasce niente. Nei liquami, figurati o concretissimi, che avvolgono e ammorbano uno dei centri universitari più importanti d'Italia, è nato invece, da qualche mese, un fiore. Una pianta carnivora. Un'iniziativa coraggiosa fino al suicidio, volonterosa fino all'abnegazione, partecipata come mai simile iniziativa negli ultimi anni. Certa Padova rumorosa, ma non solo, si cela dietro alla sigla Sotterranei, come a dire: confinateci pure nel sottosuolo, lì pianteremo le radici per risalire. Una cordata di gruppi a cavallo tra vari generi ed influenze, la ferrea determinazione di veicolare un messaggio di rinascita musicale, un palco aperto a tutti. Il progetto, partito in ottobre, è in crescita costante e travolgente, tanto da esser già tracimato oltre gli angusti confini del piccolo Metropolis, teatro dell'atto fondativo, ed essersi espanso in altri nuovi centri. Come tutte le cose risapute, se ne parla - verba volant... - ma non se ne scrive: il maggiore errore del passato. Ci sembrava quantomeno corretto, nei confronti di questa bella realtà, documentarne le prime fasi, affidando il resoconto ad alcuni degli stessi protagonisti, studenti universitari, musicisti rodati o alle prime armi, inguaribili appassionati di musica ascoltata e suonata. Rispondono alla raffica di domande del qui presente scrivente Alberto "Tex" Tessariol, chitarrista dei Mondo Naif, Francesco Del Re, voce e chitarra degli Elephant, Marco Sorgato, bassista dei Vox Delitto, e Giovanni Bisello, batterista dei Blue Shoe Strings.

1) I padovani gran dottori Redworms' Farm cantavano, sette anni fa: "Dig in the underground / We wanna stay in the underground / Things can be dangerous / We wanna stay in the underground". E voi, perché volete stare nei Sotterranei?

Tex: Noi SIAMO i Sotterranei, non è una questione di volontà. Siamo nati in questo spazio e questo ci ha battezzati e ci caratterizza. È sicuramente indicativo che per ricavarci uno spazio siamo dovuti scendere sotto la superficie, abbandonata a un'apatia che ci frustrava. 

Francesco: Perché di sopra non c’è spazio, ma questa è una storia vecchia. Tendenzialmente nessuno vorrebbe lavorare in uno scantinato che puzza di fogna (pare che gli scarichi perdano un po’), però noi è li che siamo nati. Quando saremo grandi probabilmente vorremo andarcene dalla dolce casetta natale, ma ora come ora stare la sotto ha anche un valore simbolico: siamo diversi.

Marco: Perché c'è puzza e la puzza vuol dire una cosa sola: essere genuini.

Giovanni: I Sotterranei sono inizialmente il luogo fisico dove è nato questo progetto, è il luogo di emancipazione dove si è deciso di tirare a far mattino tra la gente e la musica. Chiamando questa 'cosa' Sotterranei si è deciso di dare un senso immediato di underground, che è un concetto comunque molto presente nell'immaginario collettivo, che richiama una realtà musicale selvaggia, priva di regole, frastornante e sopratutto gratuita e notturna!

2) Cosa significa contrastare la decadenza aggregativa di Padova con un'idea, vincente, come quella dei Sotterranei.

Tex: Musica dal vivo, alcolici a basso prezzo e festa fino a tardi? Non ditemi che non ci avete pensato prima dei Sotterranei. Significa che le cose basta alzare il culo e farle e funzionano da sole (le rare volte che la burocrazia non le uccide prima di nascere). Significa andare oltre la vuota routine delle piazze, significa dare a Padova una realtà underground che si merita, uno sfogo per il cuore pulsante della musica sommersa che c'è ma non si vede, fino ad ora.

Francesco: Significa offrire uno spazio nuovo che possa convogliare il desiderio di molti, senza metterlo al servizio del mero interesse economico. Vogliamo essere dei catalizzatori, in questa città che solitamente ha da offrire solo apatia.

Marco: Significa che si può "bere" e ci si può "divertire" anche non stando in Piazza dei Signori o al pub lamentandosi che non c'è un cazzo da fare e dicendo che la musica italiana di adesso fa tutta schifo. Ci si può aggregare anche in una zona di merda come piazza Gasparotto [location dov'è sito il Metropolis, N.d.R.] e ascoltare quello che fino ad ora non ha avuto mai spazio per la logica di mercato che sono solito definire "alla St. John Pub" [un famoso pub del centro cittadino, N.d.R.], ovvero: suoni se porti gente che consuma. Da noi si suona se si è meritevoli e la gente ti viene a sentire, ha capito che là sotto si suona solo musica di qualità. Sono bastate solamente tre serate per far arrivare il messaggio alle persone. Svegliarsi prima? Guai.

Giovanni: È brutto doverlo dire, ma in un certo senso ci si è sentiti "costretti" a inventare i Sotterranei, data la situazione del centro di Padova. Sappiamo tutti che la vivacità e la linfa stessa di Padova risiede nella forte presenza degli studenti. Purtroppo, però, negli ultimi anni il centro è diventato solo un grande tavolino da aperitivo a cui accomodarsi e consumare spritz costosissimi, e nonostante noi stessi si rimanga comunque consumatori accaniti di questa nostra bevanda, questa realtà monotona e passiva ci ha tutti stancati. È stata quindi l'esigenza di alzarsi da questo lungo aperitivo a far nascere i Sotterranei... in un certo senso non poteva che nascere qualcosa del genere! E ovviamente la musica fa da catalizzatore! La musica unisce, ma non come la musica che passa nei lounge bar... ma la musica suonata! Il ronzio degli amplificatori e gli applausi del pubblico! Se l'idea dei Sotterranei è stata finora vincente è forse proprio grazie a quel detto secondo cui... chi fa per sé fa per tre.

3) Il minimo comune denominatore delle band scelte per calcare il palco dei Sotterranei.

Tex: Oltre a una comunanza d'intenti si tratta sicuramente di un comune approccio al fare musica. Un approccio diretto, genuino, vero, che mira al creare qualcosa di bello ma che preferisce la sostanza alla forma.

Francesco: Sono tutte band coraggiose, che propongono la loro idea di musica in modo semplice, genuino e diretto.

Marco: Distorsioni, personalità, carisma, umiltà. La musica deve venire da dentro, quando vedo un musicista sul palco dei sotterranei DEVO pensare: sta suonando col cuore. E parlo in qualità di PEGGIOR bassista indiscusso di questo collettivo.

Giovanni: I Sotterranei hanno una direzione artistica che valuta TUTTE, ma veramente tutte le richieste che arrivano alla mail ufficiale. Il minimo comune denominatore delle band è che piacciano alla direzione artistica.

4) Vi siete posti un termine temporale e/o un obiettivo, raggiunto il quale l'esperienza Sotterranei potrebbe anche trovare conclusione?

Tex: Non ci siamo dati nessun limite temporale, non ce ne sarebbe motivo. Né ci risolveremo in un traguardo. Un obiettivo che abbiamo è quello di riuscire a realizzare un festival estivo tutto nostro, a Padova.

Francesco: Direi di no, personalmente non inizio mai nulla pensando a dove potrei arrivare, alla fine. È qualcosa che si verifica sempre nei miei processi creativi: inizio qualcosa, mi SPACCO DI FATICA E PASSIONE per portarla avanti, osservo la direzione che si sta prendendo ed agisco di conseguenza. Ora, guardandomi intorno, vedo che le direzioni che possiamo prendere sono tante e diverse, quindi ancora tanta FATICA E PASSIONE ma certo nessun termine all’orizzonte.

Marco: Beh, la candidatura agli Mtv Awards, o come si scrive, mi sembra l'obiettivo comune di tutti noi Sotterranei. Ci piacerebbe moltissimo arrivare nel palco durante le premiazioni e buttarcelo tutti ar culo allegramente fumando uno spino dietro l'altro. I SOTTERRANEI NON FINISCONO MAI SE NON SI SPENGONO GLI AMPLIFICATORI, sta a tutti noi (musicisti) e voi (pubblico) far sì che questa realtà possa continuare. Festival estivo? Magari senza rimetterci denaro.

Giovanni: Nessun limite... a Natale si è rimasti tutti a casa e si è tornati carichi e pieni di idee a gennaio!

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