A Libreria - Federico Guglielmi - Punk

Libreria - Federico Guglielmi - Punk

Federico Guglielmi è da anni fra i giornalisti musicali più importanti e sinceri di casa nostra, uno dei pochi che non si limita a scrivere sul mondo delle sette note e sui personaggi che lo affollano, ma che si è spesso impegnato in prima linea non soltanto con la propria straordinaria penna e con una mirata conduzione radiofonica, ma anche producendo musica personalmente, basti citare l’esperienza legata alla High Rose negli anni ottanta.

Punk è un evidente atto d’amore “dovuto” nei confronti di un periodo legato alla fine dell’adolescenza, un momento che ha certamente segnato i gusti musicali e le attitudini dell’autore.

Il libro è organizzato in capitoli rappresentanti le diverse scene locali che si svilupparono in lungo e in largo per il globo a cavallo fra il 1975 ed il 1978, in modo da concedere il giusto spazio sia ai centri che generarono il fenomeno (quindi New York e Londra in primis) sia a quelli che arrivarono subito dopo o che non riuscirono mai a raggiungere il medesimo livello di visibilità e notorietà.

Un testo del genere rappresenta l’ennesima conferma di come un libro musicale ben costruito possa essere più appassionante di mille romanzi: scorrendo le pagine si freme continuamente scorrendo le centinaia di storie che si intrecciano e si rincorrono, fra talenti che non riescono neppure ad arrivare all’esordio discografico e band in procinto di affermarsi come star internazionali di prim’ordine.

Ogni capitolo ha dei box dove, accanto alla narrazione della storia principale, l’autore si focalizza sui maggiori protagonisti, analizzandone il percorso artistico e l’importanza sullo sviluppo della scena.

Vengono riportate informazioni storico-biografiche sui più noti precursori (New York Dolls, Patti Smith, Richard Hell) ed i grandi mattatori (Sex Pistols, Clash, Ramones, Damned), ma accanto a questi si scoprono nomi sconosciuti ai più, nomi sui quali Guglielmi decide giustamente di togliere la polvere che il tempo aveva inevitabilmente fatto depositare.

È emozionante ripercorrere la rapida parabola dei Germs, una delle band che meglio impersonò l’essere Punk, con il cantante Darby Crash scomparso (meglio sarebbe dire autodistruttosi) a soli 22 anni e assurto allo status di mito, scoprire gli straordinari Sonic’s Rendez Vous Band dell’ex MC5 Fred “Sonic” Smith, immaginare il gusto di assistere ad un infuocato concerto dei Crime o dei Buzzcocks.

Tante future star iniziarono a muovere i primi passi proprio nel periodo analizzato, prendendo parte a formazioni quasi sempre di breve durata ma fondamentali per il percorso creativo dei protagonisti e per le evoluzioni stilistiche successive.

Un elenco di insospettabili che va dal Billy Idol leader nei Generation X, al Morrissey che muove i primi passi nei Nosebleeds, da Mike Hucknall (poi leader dei Simply Red!) nei Frantic Elevators, al futuro leader dei Talk Talk Mark Hollis all’epoca militante nei Reaction.

Non manca la presenza di nomi tanto sconosciuti quanto improbabili come i Vomit Pigs o gli Shit Dogs.

Eccellente l’apparato fotografico, fra scatti che immortalano icone assolute ed altri che fermano episodi più curiosi, inusuali e divertenti come a pagina 85 quando intercettiamo tre dei futuri Simple Minds quando erano parte dei Johnny & The Abusers.

E poi tanti gustosi aneddoti: il passato di Debbie Harry come coniglietta di Playboy, le prime esperienze di Sid Vicious come batterista nei Siouxsie & The Banshees, la scoperta che il termine Punk deriva dal nome di una fanzine newyorchese divenuta “foglio” ufficiale del movimento ormai estesosi a macchia d’olio nella Grande Mela; il termine riuscì presto ad identificare musicalmente un rock’n’roll ruvido e chiassoso rappresentato quasi sempre da canzoni brevi composte da pochi e semplici accordi, infarcite di slogan e adrenalina.

Spesso le band erano improvvisate, senza alcuno che sapesse davvero suonare uno strumento, ma erano veraci, e lasciavano emergere il vero spirito punk, incazzato e nichilista, al contrario di ciò che avvenne da lì a pochi mesi, quando i troppi occhi puntati sul fenomeno, il successo raggiunto da qualcuno e l’intromissione di soggetti che avevano poco o nulla a che fare col movimento (se non quello di gettarsi su facili quanto effimeri guadagni), decretarono la fine dell’ennesimo sogno in musica, giusto dieci anni dopo la fine dell’utopia hippy.

Il Punk resterà per sempre uno dei movimenti musicali più brevi ed allo stesso tempo più coesi della storia, al contrario del successivo Post Punk il quale identificò più che altro un’estensione temporale dove diverse tendenze andarono a confluire dal 1978 fino quasi alla metà del decennio successivo.

Le pagine di questo libro scorrono veloci, ma il desiderio è di centellinarle, quasi fossero forgiate in un metallo prezioso, pagine che sono un’inesauribile miniera di spunti per ulteriori approfondimenti ed ascolti prima trascurati chissà per quale dannato motivo.

Ci soccorre Guglielmi il quale (da consumato d.j.) ci propone e consiglia alla fine di ogni capitolo un elenco dei brani più rappresentativi, utili per poter creare una sorta di personalizzato commento sonoro al libro.

Oltre a questo ogni capitolo è corredato da un’esaustiva, puntigliosa ed irrinunciabile discografia, limitata temporalmente al 1977 e dintorni.

Infine l’opportuna appendice italiana che disegna uno situazione lontana anni luce dagli infuocati scenari britannici ed americani, uno scenario dove la punta dell’iceberg venne rappresentata dagli Skiantos o dalle gesta di band seminali quali le Kandeggina Gang di Jo Squillo ed i Decibel del primo Enrico Ruggeri.

Punk rappresenta un’opera che mancava, forse non soltanto in Italia, e della quale sentivamo tutti una terribile mancanza; insieme all’indispensabile Post Punk di Simon Reynolds è il miglior libro musicale scritto negli ultimi anni.

C Commenti

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Gabs alle 21:05 del 15 agosto 2008 ha scritto:

parto dal fondo...

.. non sono d'accordo sul fatto che sia il miglior libro musicale scritto negli ultimi anni.

Il buon Guglielmi ci ha già provato in passato; ad esempio con il libretto "Punk" o meglio "piccola enciclopedia 1974-1974" (ma il punk è nato nel 1974 e finito nel 1979?)per l'editore Giunti nel 1997; oppure, sempre per Giunti Editore il "Punk e Hardcore" in varie edizioni dal 2001 al 2005; lascio stare il volumetto "New Wave" ...idem come sopra per Giunti Editore negli stessi anni...

No, a mio modesto parere non c'era bisogno di questa uscita. Perchè? Semplice, è inutile!

Il 1977 è molto lontano e l'epoca è passata via. Le nuove generazioni hanno altri gusti e interessi perchè il mondo nel frattempo è cambiato parecchio. Non è che in giro ci sono tante cose interessanti, oggi, musicalmente parlando...non c'è fermento ma fermentazione.

Si sono riformati gli Stooges, le New York Dolls e via dicendo...puro revival.

Si strizza l'occhiolino al tempo che fu nel tentativo di culturalizzare (musicalmente) i giovanissimi, quelli che il punk lo hanno sentito solo di striscio magari quando il papà si ascolta (ancora?) un vinile giusto per gradire. Succede a casa mia, pari pari. Mio figlio ascolta Sum41, Blink182 e Green Day...con tanto di posters appesi in camera... Va bene, è giusto così per lui. Oh Gabs cos'è questa roba?- mi ha chiesto quando sul giradischi (il mio totem) girava "Blank Generation" di Richard Hell? Inutile dire che non ho risposto. Ho tolto dallo scaffale e gli ho dato i due libri di Lester Bangs, quelli rieditati dalla Minimum Fax nel 2006: "Deliri, desideri e distorsioni" e "Guida ragionevole al frastuono più atroce". -Leggi questi intanto- gli ho detto, -poi con calma se ti interessa quello che c'è scritto ne parleremo insieme.

Stessa grande delusione per "Lust for Life" di Iggy Pop scritto da Paul Trynka...torbida sciacquatura di piatti romanzata sulla vita dell'iguana e le sue elettrificazioni.

Faccio il propositivo e non l'iconoclasta: quale potrebbe essere allora il migliore libro sulla cultura punk? Le fanzines di Search & Destroy, che diamine!

Si trovano rieditate in due volumi, da avere assolutamente.

Altro bel libro che mi sento di consigliare è quello di Niagara "Beyond the Pale" della 9mm books uscito nel 2005. Molto bello, belle foto, i quadri di Niagara, la scena musicale di Detroit, i fratelloni Asheton...

Sarà, ma io mi sento ancora un pochino ghepardo che morde le strade con il cuore gonfio di napalm...

Quasi quasi faccio come Henry Rollins, mi faccio tatuare -Search and Destroy- tra le scapole.