Live @ Arcade Fire (Ferrara, 11Luglio 2007, Piazza Castello)
Cera un po tutto il popolo affezionato alla musica alternativa di inizio millennio, per le strade di Ferrara, verso le otto di sera di giovedì scorso. Lappuntamento era dobbligo, almeno per chi tra loro se lo poteva permettere: era lunica data italiana degli Arcade Fire, uno dei più divertenti, belli e intelligenti prodigi musicali degli ultimi anni, entrati di prepotenza ma con evidente merito nelle copertine delle maggiori riviste di settore e nel cuore di molti.
Data unica perché il nostro paese ancora una volta si dimostra in termini di vendite e classifica poco ricettivo nei confronti di un album che, anche se forse leggermente inferiore al precedente, un po in tutto il resto dEuropa ha comunque raggiunto la top ten: da noi non è andato oltre il 44° posto. Se alla rarità dellevento si aggiunge il fatto che esso si svolgeva nella suggestiva, bellissima cornice della piazza antistante il castello Estense, si può ben capire come il concerto sulla carta avesse tutti i numeri per garantire ai presenti uno spettacolo unico.
E grazie al cielo nulla è andato storto, è stato proprio così: un grande spettacolo, valeva la pena esserci.
Scaldano il pubblico i mediocri A Classical Education, band bolognese che propone una miscela di new wave e folk, senza lasciare più di tanto il segno; più che altro il pubblico studia il palco e la scenografia, pensando al concerto a venire, e cresce laspettativa nel vedere a fondo palco levarsi alte le colonne di un organo, sullo sfondo di un lungo telo di velluto rosso.
Sono le dieci e qualche minuto ormai la luce è calata del tutto, i supporter hanno finito da un pezzo, i roadies hanno approntato il palco e gli strumenti quando si spengono le poche luci rimaste accese sul palco ed esce la band. Chi scrive ha avuto la fortuna di poter assistere al concerto dal pit dei fotografi, a mezzo metro dal palco e a mezzo metro dal pubblico: è difficile davvero descrivere lurlo della prima linea e dei tanti presenti allentrata in scena della band, ma è molto più difficile descrivere il muro sonoro e visivo che offre la band dai primi istanti di concerto: si accendono davanti al palco aste multicolori al neon, su quattro piccoli schermi e sulla cassa della batteria vengono proiettati, alternandosi, il logo di Neon Bible, riprese in bianco e nero saturatissime dei suonatori e altri brevi spezzoni video tra le canzoni, mentre i dieci (dieci, tra cui due violiniste e due fiati) sul palco si scatenano tra strumenti classici e non: ghironde, megafoni, sonagli, percussioni varie. Cantano praticamente tutti, e anche bene, e questo aggiunge volume al muro sonoro del gruppo.
Si parte a spron battuto, si cavalca già dallinizio il nuovo singolo Keep The Car Running,ma è sterile riproporre qui la tracklist completa, poiché i nostri non sono certo stati avari e hanno sfoderato nella serata ben sedici pezzi dei poco più di venti da loro proposti nei due album, qualche volta allungando un po le code delle canzoni per far cantare il pubblico.
Bravissimo a tenere il palco il leader Win Butler, che con sua moglie Régine non cerca mai di dimostrarsi sopra alle righe e voler strafare o esibirsi a scapito degli altri, ma è il capitano leale, quasi timido, di una formazione affiatatissima, che suona a memoria e davvero bene (ottimo laudio e i suoni del concerto), e che sembra avere il proprio punto di forza nel divertimento stesso che i dieci sul palco ricavavano nel suonare. Così ci si scatena tutti, sia sopra che sotto al palco, con gli ormai classici della band, e veri momenti di delirio e commozione nascono da Intervention o Neighborhood #3 (Power Out), mentre molti altri pezzi guadagnano un gusto nuovo e freschissimo nella dimensione dal vivo, come nel caso di Rebellion (Lies), ultima prima dei bis, con tanto di pubblico che intona la melodia finale assieme al violino, e la mantiene fino al ritorno, osannatissimo, del gruppo sul palco.
Si chiude con Wake Up non poteva essere altrimenti, quasi si sapeva già un concerto assolutamente privo di momenti morti, nel quale gli Arcade Fire hanno dimostrato di sapere bene che il sistema migliore per crearsi dei fan affezionatissimi è quello di metterci il cuore, sia in studio che sul palco. Un concerto e una band che non solo ha mantenuto le aspettative, dimostrando pur con soli due album e pochi anni di attività, di aver raggiunto una maturità ed originalità artistica invidiabile, ma ci ha aggiunto una dose davvero massiccia di sincerità nei confronti dei propri fan.
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