A Live - Gogol Bordello+Danko Jones (Bologna, 17 novembre 2006)

Live - Gogol Bordello+Danko Jones (Bologna, 17 novembre 2006)

Arrivo all’Estragon un pò tardi (se arrivare alle 22.30/23 ad un concerto significa arrivare tardi…), pago i 20 euri per l’ingresso e, appena entrato nel locale, realizzo che ho appena acquistato il biglietto per questo Eastpak Antidote Tour 2006 e la serata è già “dimezzata” dato che mi sono perso i primi due concerti di Bedouin Soundclash e Disco Ensemble: sapevo che si iniziava presto, ma non pensavo così presto!

Sul palco si stanno svolgendo gli ultimi preparativi per l’imminente concerto di Danko Jones e io mi guardo un po’ attorno: l’Estragon è pieno quasi a metà ma sta cominciando ad arrivare gente, saluto qualche amico e mentre penso al fatto che ho appena speso venti euri per vedermi due concerti su quattro –e mi rincuoro dicendomi che tanto sono qui quasi esclusivamente per Danko Jones, quindi va bene così- noto il poster di un concerto che si terrà nello stesso locale dove sono e penso che allo stesso prezzo della serata a cui sto partecipando avrei potuto il giorno successivo assistere all’intero concerto dei Peeping Tom, la nuova creatura di Mike Patton…mah.

Non ho il tempo di parlare con gli altri di questi miei pensieri che la grezza voce di Mr. Danko Jones pronuncia i primi versi di “Sticky Situation” e il concerto inizia.

La gente comincia ad accalcarsi verso le prime file e a muoversi, l’atmosfera è calda, il trio non sbaglia un colpo e il pubblico apprezza lo show.

Per chi non conoscesse il gruppo in questione, Danko Jones è un canadese mulatto e tamarrissimo col fisico di un culturista che probabilmente preferisce la birra agli anabolizzanti: assieme al bassista John Calabrese e al batterista Dan Cornelius va in giro per il mondo macinando rock’n’roll grezzo e serrato che accompagna testi a sfondo esclusivamente sessuale urlati da una marcia voce soul.

Il concerto era cominciato con la stessa canzone che apre l’ultima fatica in studio della band, “Sleep is the Enemy” uscito nel 2006, e si chiuderà, come accade nel disco, con il brano più veloce di tutto l’album, dal quale è tratto il titolo; durante i cinquanta minuti di questo sudatissimo spettacolo si susseguono parecchi brani tratti da “Sleep is the Enemy”, che il pubblico dimostra di conoscere ed apprezzare cantando su “Baby hates me” e “First date”, e –per fortuna- compare in scaletta anche qualche vecchio pezzo che infiamma i presenti: su tutte “Lovercall” e l’autocelebrativa “Mango Kid”.

A metà concerto Danko Jones si rivolge al pubblico e spiega la sua “filosofia di vita” e parla dei “compagni di viaggio” che non ci sono più, cita Joe Strummer, i Ramones al completo, Dimebag Darrel dei Pantera, Ray Charles ma pone in cima alla “montagna” Mr. Johnny Cash.

Alla fine dell’esibizione il locale è sempre più pieno, il pubblico attende i Gogol Bordello, molta gente, forse la maggior parte, è qui solo per loro.

L’attesa finisce quando viene issato un pannello giallo con il logo e il nome del gruppo, e una musichetta gitana inizia a farsi sentire anche se il palco è ancora vuoto…mi chiedo se questa introduzione al concerto sia un brano dei Gogol Bordello o no, dato che conosco il gruppo molto poco, più che altro per averne sentito parlare, molto bene e questa è stata un’ulteriore molla venire all’Estragon: un concerto live molto spesso è un ottima occasione per scoprire una band che non si conosce, e devo ammettere che la mia curiosità è stata premiata.

I vari (e variegati!) componenti del gruppo iniziano a salire sul palco e Eugene Hütz, frontman scalmanato della band, oltre che DJ e attore (in Ogni cosa è illuminata), afferma di voler vedere il pubblico ballare, ricordando con piacere l’ultima esibizione in Italia risalente ad un paio di mesi prima al Rock in Idro a Milano, e qui il concerto inizia.

I brani di apertura sono tutti molto potenti e veloci, le pause tra un pezzo e l’altro quasi inesistenti, la gente sotto il palco perde la testa e si lancia in danze scatenate, pogando e saltando. Questa è la presentazione della band. Dopo un quarto d’ora si riprende fiato per ripartire, sempre con la stessa carica. Hütz non è mai fermo: vestito (o più che altro svestito, dato che era a petto nudo) da fricchettone, salta da una parte all’altra del palco strimpellando la sua piccola chitarra acustica e poi si butta sul pubblico che lo acclama, è circondato da ottimi musicisti che sono anche personaggi alquanto singolari: un violinista over 50 con la maglietta degli Slayer(!) e due coriste/percussioniste che saltano fuori ogni tanto e ti chiedi: “ma queste da dove arrivano?” Il sound dei Gogol Bordello? Immaginate di essere in un film di Emir Kusturica, ad una festa di paese, sotto un tendone sta suonando Goran Bregovic ma la sua musica si mischia a quella di Manu Chao che è in un’ altra tenda (per l’occasione accompagnato dai Mano Negra), mentre qualcuno sta ascoltando a tutto volume i Rancid. La gente è ubriaca e si parla in tutte le lingue di politica e divertimento.

Molti tra i presenti conoscono a memoria le canzoni e il gruppo non delude nessuno, concedono un bis notevole per durata e spezzano ogni tanto la tensione ritmica con dei momenti reggae-dub niente male tra un pezzo e l’altro.

Gogol Bordello saluta Bologna e riparte con il suo carrozzone di punkettoni zingari alla volta di altri luoghi dove portare la loro peculiare festa ed il loro messaggio politico a sfondo sociale.

Ritorno a casa assolutamente contento della serata, mentre dal locale riecheggiano le note di “Guns of Brixton” dei Clash.

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.