A Live Report - Beautiful (Marlene Kuntz + Howie B + Maroccolo)

Live Report - Beautiful (Marlene Kuntz + Howie B + Maroccolo)

15 Ottobre 2010 -Legnano (Va) – Land Of Live

Cosa fare se dopo anni di onorata carriera rumorosa, stretto dalle sirene che ti vorrebbero più accessibile anche da “clienti” con orecchie meno avvezze allo scartavetrare delle distorsioni più noise, o magari pure un pochino ammansito dall’uggia e dal trascorrere degli anni, ti ritrovi comunque addosso una certa frenesia verso gli strepiti rumoristici e il fragore più viscerale dei feedback più violenti, spalleggiati da un desiderio di ricerca avanguardistica?

Probabilmente ti inventi i Beautiful. Un’oasi in cui le sperimentazioni al limite del ludico autoreferenziale possano fondersi con lo scambio di esperienze e il corroborarsi di sodalizi neonati o di lunga data. Lasciando poi all’improvvisazione e all’immaginazione il compito di segnare il tracciato del tuo lavoro.

Ma qual è la giusta dose di immaginazione necessaria per figurarsi il frutto spurio di una relazione adulterina tra la rave music e il noise più acre? Cosa pensare poi se a vigilare come un narcotica madrina su questo amplesso bizantino fosse per giunta la psichedelia? Ecco che le cose si complicherebbero infinitamente di più, costringendo l’autore e l’ascoltatore ad uno sforzo inventivo se possibile ancora più arduo.

A chiarire ogni incertezza che l’unica precedente esibizione live del nuovo inedito progetto aveva lasciato a galleggiare nell’aria virtuale della blogosfera (quella al concerto del Primo Maggio di Roma) basta però l’oretta abbondante di questo debutto del tour dal vivo al Land of Live di Legnano. Un sodalizio inconsueto questo dei Beautiful che coinvolge i Marlene Kuntz in formazione ridotta, con Cristiano Godano (voce e chitarra), Riccardo Tesio (chitarre), Luca Bergia (batteria), insieme a Gianni Maroccolo (ex Litfiba, Cccp, Csi) al basso e ad una vera e propria guest star, quel Howie B, produttore e musicista scozzese, capace di guadagnarsi sul campo collaborazioni di lusso con artisti come U2 e Björk

Per cominciare urge una piccola annotazione logistica. Strana scelta quella di esordire in un club come il Land of Live, con la sua aria un po' fighetta e luccicante di palle con gli specchietti riflettenti. Impressione che si autoalimenta sbirciando poi certe facce stranite appena il suono anti-hype del pezzo di apertura Suzuki si spande per la sala, con qualcuno che addirittura batte in ritirata rifugiandosi nei pressi del bancone del bar per un più rassicurante cocktail con la menta.

Dall’incedere ipnotico di Suzuki, con quel suo crescendo ritmico che sembra voler continuare all’infinito senza mai arrivare ad un vero e proprio compimento, si passa allo stridore pop di Pow Pow Pow che insieme all’(in)evitabile singolo In Your Eyes (eseguito più tardi nei bis) sembrano attrarre il gruppo verso la discutibile ricetta dance-rock irlandese degli elettro-U2 di fine millennio.

Segue una ben più fragorosa Gorilla poggiata sì sui campioni elettronici di Howie B ma assolutamente assestata per scuotere stomaco e orecchie. Siamo di nuovo nell’universo sintetico dei ritmi da club con la successiva Single Too, per poi volare nello spazio con una coraggiosa Giorgis, votata ad una specie di minimalismo elettro-psichedelico.

E finalmente arriva il momento della portata più succulenta. La lunghissima Flowers che miscela perfettamente gli ingredienti migliori del sodalizio, tanto da rievocare addirittura il fantasma delle odissee sonore più temerarie dei padrini Sonic Youth.

Il set termina con Tarantino, lasciando poi spazio ai bis. Alla già citata In Your Eyes si affiancano una violenta White Rabbit, cover dei Jefferson Airplane che si agita negli abissi metallici di un bad trip psichedelico, e infine la conclusiva I Can Play And I Don’t Want To, paradigmatica della vocazione all’improvvisazione che è il vero propulsore del progetto Beautiful.

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