A Live - Slint (Bologna, 28 Maggio 2007, Estragon)

Live - Slint (Bologna, 28 Maggio 2007, Estragon)

La prima sorpresa della serata è l’assenza degli Explosions in the Sky, che hanno cancellato l’intero tour europeo, sostituiti da Alex Tucker, musicista avant-folk, vero e proprio one man band, capace di creare canzoni strutturate e complesse, semplicemente campionando i suoni prodotti da lui stesso, alternativamente con chitarra acustica e violino (le influenze sono quelle del folk tradizionale e di John Fahey), ripetendoli poi in loop, sovrapponendoli e cantandoci sopra, in una sorta di vocalizzo, anch’esso campionato e duplicato. L’esibizione termina dopo circa mezzora, e l’attesa per questo ritorno bolognese dei cinque Slint, dopo poco più di due anni dalla precedente apparizione (suonarono al Teatro Polivalente Occupato in occasione della reunion del 2005), si fa ancora più frenetica per il pubblico, in verità non numerosissimo.

Formatisi alla fine degli anni ’80, su iniziativa del chitarrista e cantante Brian McMahon e del batterista Britt Walford (che suonavano insieme fin dall’adolescenza), cui si aggiungono David Pajo alla seconda chitarra e Ethan Buckler al basso, gli Slint registrano con Steve AlbiniTweez nel 1988 a Chicago, pubblicato dalla sconosciuta etichetta Jennifer Hartman Records, e successivamente ripubblicato dalla Touch and Go nel 1993.E per chi si fosse chiesto quale segreto si celasse dietro i nomi che intitolano le canzoni di di Tweez, sveliamo che sono un riferimento ai famigliari dei membri della band. Per la pubblicazione del successivo Spiderland bisogna aspettare tre anni.

E’ infatti nel 1991 che vede la luce sempre su Touch and Go questo album “seminale”, che viene riproposto questa sera dal vivo, a una quindicina d’anni dallo scioglimento della band, all’interno del progetto Don’t look Back del festival inglese ATP (All Tomorrow Parties, nato nel 1999 come altrnativa a festival come Reading e Glastonbury), in cui band come Sonic Youth (con Daydream Nation, DCG 1988), Girls against Boys (con Venus Luxure no. 1 Baby, Touch and Go 1993) e Melvins (con Houdini, Atlantic 1994) ripropongono le loro pietre miliari nella produzione rock del recente passato.

Si parte con Breadcrumb Trail, track numero uno dell’album, e siamo inondati inesorabilmente da quelle sonorità cupe, ritmate, ma soprattutto, inconfondibili, e imitate infinite volte da band successive.Sempre seguendo la tracklist di Spiderland, il secondo pezzo è la splendida Nosferatu Man, forse la più conosciuta insieme a Good Morning, Captain, eseguita in rigorosa successione dopo Don, aman, Washer e For dinner.

A questo punto qualcuno tra il pubblico prova ad accennare un timido pogo, forse abbagliato, dalle iniziali e innegabili influenze hardcore del gruppo di Louisville (in proposito si ascoltino gli Squirrel Bait, originario progetto di Brian e Britt, insieme al chitarrista David Grubbs), ma dura poco, visto che a prendere il sopravvento sono quelle caratteristiche di rottura con le regole del passato e di innovazione che hanno reso gli Slint, e Spiderland in particolare, capaci di ridefinire i confini stessi del rock. Caratteristiche che prevedono sperimentazione, linee ritmiche frammentate, improvvisi rallentamenti e un’esecuzione distaccata e quasi fredda.

Sempre dal pubblico arriva la dichiarazione d’amore che stimola le uniche parole della band durante tutta l’esibizione: “we love Herbie Hancock”.A sorpresa, ma non troppo, ci godiamo anche Glenn e Rhoda, le due traccie dell’EP omonimo (registrato nel 1989 sempre con Steve Albini e pubblicato da Touch and Go nel 1994). In chiusura l’ultimo brano, Kings approach, un pezzo nuovo che fa ben sperare per la continuità nel tempo di quest’ultima reunion.

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

C Commenti

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ozzy(d) alle 13:56 del 15 giugno 2007 ha scritto:

goodbye, mister captain

di tutte le reunion ai limiti del ridicolo, la loro non è dispiaciuta affatto, anzi....