A Living Colour - Live Report

Living Colour - Live Report

Alla mia prima esperienza coi Living Colour dal vivo, arrivo un pò prima dell'inizio per gustarmi un pò l'attesa: c'è il tempo di prendersi una birretta all'aperto vista la temperatura e gustarsi un pò di tranquillità nel giardino del Circolo. Con l'avvicinarsi dell'orario di apertura comincia a crearsi una piccola folla e ci si può fare un'ideadel fan tipico del gruppo divenuto famoso negli anni '80.La fila si compone di gente che ha dai venti a quant'anni, tutti iper informati sul gruppo che aspettano di ascoltare.

Con un leggero ritardo si entra e il locale si riempe e poco dopo salgono sul palco i protagonisti della serata, quelli che una volta sfoggiavano sgargianti vestiti colorati con capigliature in stile afroamericane degli anni 80 in stile “Fa la cosa giusta” di Spike Lee, oggi si presentano con uno stile sicuramente più sobrio (salvo Will Calhon alla batteria che mantiene uno stilosissimo completo in stile afro giallo).

Piccolo inconveniente con Vernon Reid che attacca con il primo pezzo che non era quello previsto dalla scaletta, cui segue piccola gag con gli altri membri della band che lo rimproverano di non essere mai presente alle prove. Piccolo riassetto e si parte andando a pescare in uno dei loro dischi di maggior successo, “Vivid” e aprendo con Middelman, ritmo rock/funk che scalda subito i loro fedelissimi sottopalco per poi proseguire con “Which Way To America, brano potente e sincopato dove dentro c'è di tutto funk, rap e tracce di jazz ed heavy metal.

Si passa ad altri periodi di produzione con Elvis is dead, vecchia canzone di protesta o Type per arrivare ai brani più heavy metal da loro realizzati come Go Away. Natuaralmente non potevano mancare  i pezzi del nuovo disco, Burned Bridges, the chair e Decadance che mantengono vivo lo stile di quanto prodotto fino in quel momento con un richiamo alle sonorità presenti in Stain. Doug Wimbish si sposta in ogni angolo del palco fomentando il pubblico quando si avvicina a loro.

Tra i nuovi pezzi riescono a trovare il tempo per un omaggio ai Nirvana con un esecuzione emozionante di “In bloom” ed esaltano quell'emozione subito dopo con una delicata esecuzione di “Flying”. I ritmi però ritornano ad essere più decisi e coinvolgenti con “Bi” che anticipa l'assolo di Doug che si diverte e fa divertire chi lo ascolta con un esecuzione tra il funky/metal concludendo il pezzo suonando con la bocca. Si ritorna al passato con la divertente e frizzante Glamour Boys con i suoi ritmi tra il funky e calipso che fa un pò  villaggio vacanze. Si ritorna però al presente con Young Man e con i suoi ritmi molto danzerecci e tecno ma con un groove molto piacevole seguita da Non Behind The Sun, pezzo sorretto da un lavoro di chitarra eccezionale e dalla voce graffiante di Corey.

Non poteva mancare comunque una vena di blues alla serata data da  Bless Those. In chiusura tutti lasciano il palco per dare spazio a Will e la sua batteria con i due piatti luminosi la cui funzione si scopre durante il suo assolo trascinante, quando tira fuori le sue bacchette con due piccole luci all'estremità che disegnano nella penombra scie luminose vorticose componendo un ritmo tribal dance e per la gioia di alcuni regala le sue bacchette a fine esecuzione.

Si potrebbe da essere più che soddisfatti, con due ore di concerto densi di musica di generi diversi fra loro ma ottimamente amalgamati, ma per la gioia di tutti c'è il tempo per un ultimo pezzo, ritorno sul palco, piccolo siparietto di Doug che cambia il basso al volo con la base già partita per poi trovarsi al ultimo secondo pronto e prendere la nota sotto le risate dei suoi amici di palco e chiudere con Love Rears it’s Ugly Head con soddisfazione di tutti. Si, è la fine, ci si rimette in fila per uscire e i commenti di totale apprezzamento da parte di tutti, compreso il mio.

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Lollo_in_chainz alle 12:53 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

io li ho sentiti a bologna, sono stati grandiosi!