A Motta - Hiroshima Mon Amour 01/12/2016

Motta - Hiroshima Mon Amour 01/12/2016

Arriva sul palco che sono quasi le 23 e le cose che noti sono subito due: la prima è che è esattamente così, ovvero ha la stessa faccia da schiaffi che ti sfida dalla copertina del suo ultimo disco. La seconda è che è piuttosto stanco, e non perchè non ha più vent'anni ma perchè non è in perfetta salute e sente il peso di un tour lungo settanta date. Lui però è davvero uno che crede nella sua musica, che sente il palco, il pubblico e tutto il resto in modo salvifico. Il pubblico dell'Hiroshima Mon Amour ci mette del suo e la terapia funziona da subito ("Prima là fuori avevo 39 di febbre, adesso sto benissimo"), da quella canzone che inizia come quella canzone dei Verdena ma poi diventa tutt'altro, forse la più bella canzone di Motta, o la più bella canzone "rock" degli ultimi tempi. Anche la voce è esattamente quella: graffia, urla e mette in mostra quel timbro così caratterizzante. E sì, canta molto bene anche dal vivo, supportato da una band eccellente che lui ringrazia di continuo e che in cambio spinge il tiro di "Prima o poi ci passerà" a livelli mostruosi, rilegge "Fango" dei Criminal Jokers ("Primo album un cazzo, ragazzi"), accompagna l'entusiasmo del pubblico per "Sei bella davvero" e la botta rock pazzesca messa in piedi con Paolo Spaccamonti, che cinque minuti fa era qui accanto a me e adesso è lassù a fare il sesto elemento.

E mentre lui saluta, suona, si inchina, ringrazia, bacia e balla su un fiume di note che diventa sempre più intimo e sempre più psichedelico, tu noti che la soddisfazione maggiore la trovi sui volti di chi i vent'anni li ha archiviati da tempo, e pensi con loro alla fine dei tuoi vent'anni e magari a quella dei trenta. Che nella musica di Motta più che invecchiamento è consapevolezza, forza e bellezza. Chissà che meraviglia, i trent'anni di Francesco Motta.

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