A Music is the Weapon - Fela Anikulapo Kuti

Music is the Weapon - Fela Anikulapo Kuti

Nessun Africano ha mai visto qualcosa di simile a me” - Fela Anikulapo -Kuti

La migliore band che io abbia mai visto: non riuscivo a smettere di piangere” - Paul McCartney

Erano i tipi più funky che io avessi mai sentito: insomma, eravamo la band di James Brown, ma quelli ci spazzarono via!” - Bootsy Collins

Fela sputa fuoco” - Lagos Weekend, 04 Ottobre 1991

Fela dichiara: io non morirò mai” - Lagos Weekend, 30 Settembre 1994        

 

Non c’è alcun modo di parlare della musica di Fela Kuti prescindendo dalla sua storia umana. Il motivo è semplice: in nessun altro artista (chiunque vogliate: Marley, Morrison, Cash …) l’opera è così influenzata dal vissuto del suo autore da risultarne non una semplice emanazione, ma la principale via di espressione. In nessuna occasione la lotta, la ribellione e il pensiero di un uomo hanno trovato sfogo così esplicito e diretto nella sua opera artistica.  

Olufela Olusegun Oludotun Ransome Kuti nasce il 15 Ottobre del 1938 in una famiglia dell’alta borghesia di Abeokuta City, 100 Km a nord di Lagos. Suo padre era Israel Oludotun Ramsone Kuti, pastore anglicano e presidente dell’Unione degli Insegnanti della Nigeria. Sua madre era Funmilayo Thomas Ransome Kuti, prima donna a laurearsi all’Università di Abeokuta, prima donna nigeriana a guidare l’automobile e grande attivista politica anti-colonialista e femminista.  

Il piccolo Fela inizia a suonare il piano all’età di otto anni, spinto dal padre e dal nonno paterno, il primo africano ad incidere musica su disco (una serie di inni Yoruba pubblicati negli anni ’20). Pochi anni più tardi entrò come corista nei Cool Cats di Victor Olaiya, uno dei padri dell’Highlife, genere musicale nato in Ghana da una commistione tra la musica da ballo europea e quella afro-cubana.  

Nel 1958 Fela si trasferisce a Londra per studiare medicina, seguendo una tradizione di famiglia che porterà il fratello minore Beko a diventare medico e il fratello maggiore, Olikoye, addirittura Ministro della Salute. Ma è proprio in questa occasione che avviene il primo “strappo”. Tra il 1958 ed il 1963 Fela Kuti si interesserà molto di musica e assai poco di medicina. Il figlio ribelle di una famiglia borghese e ribelle. In quegli anni sposa la nigeriana Remilekun Taylor (che gli darà Femi) si iscrive alla Trinity School of Music e fonda i Koola Lobitos, band che combina le influenze “highlife” importante dalla Nigeria con i classici del jazz (Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane…) tanto amati dal neo-trombettista Fela Kuti.  

Nel 1963, con il diploma in tasca, torna in Nigeria dove rimette in piedi i Koola Lobitos: ne fanno parte, tra gli altri, il giovane batterista Tony Allen, Tunde Wiliams alla seconda tromba e Lekan Animashaun al sax baritono. Fela si cimenta ancora alla prima tromba, al piano ed alla voce. Alla fine degli anni ’70 sbarca in Nigeria la black music afro-americana: artisti come Otis Redding, Aretha Franklin e James Brown troveranno ampia diffusione in territorio africano, probabilmente in virtù delle vistose similitudini presenti tra il soul e il rhythm & blues da una parte e la musica tradizionale nigeriana dall’altra. Basti pensare, a tal proposito, allo schema canoro “botta e risposta” tra il cantante solista – James Brown o Fela Kuti, vedete voi – e il coro. Come molti altri musicisti nigeriani dell’epoca, Fela decide che è arrivato il momento di andare a conoscere quell’ affascinante realtà.  

Fela porta i suoi Koola Lobitos negli U.S.A. Solo che non è un anno qualunque. Non è più il 1958 e non siamo a Londra. Siamo in America, ed è il 1969. Tra il ’69 ed il ’71 la musica di Fela Kuti assorbì elementi funk e soul, ma soprattutto l’uomo Fela Kuti conobbe Sandra Smith, membro attivista dei “Black Panthers” che lo mise in contatto con gli ideali di Martin Luther King e Malcom X, il “Black Power”, la sconcertante e definitiva presa di coscienza razziale. Nel 1971 i Koola Lobitos diventano Fela Ransome Kuti & His Africa ’70, vengono convocati negli Abbey Road’s Studios di Londra dove registrano tre album: “Afrodisiac” (1971), “Stratavarious” (1972) e “Live! with Ginger Baker” (1971). Proprio in quest’ultimo appare “Black Man’s Cry” probabilmente il primo pezzo “politicizzato” di Fela (“Quand’è che saremo liberi dai tentacoli della schiavitù? / … / Questa è una canzone per liberare la mente dei neri dal complesso d’inferiorità”). La musica è definitivamente Afrobeat, un mix letale e trascinante di “highlife” africano, jazz, soul e funk. Fela ha subito enormemente l’influenza della contro-cultura statunitense, ha conosciuto la marijuana, ha ascoltato tanto free-jazz ma anche Sly & The Family Stone e i dischi della Motown (Temptation, Jackson Five), ha conosciuto personalmente James Brown in Nigeria, e come motore della sua musica si ritrova quel Tony Allen che, tra doppi colpi cassa-rullante e accenti sincopati, diventerà un personaggio fondamentale nella storia dell’Afrobeat e della musica tutta.  

Tornato definitivamente in Nigeria, Fela (con l’aiuto dell’amico Ginger Baker) crea uno studio di registrazione nel quale inizia a incidere la propria musica. Le dimensioni dell’LP riescono a fatica a contenere l’esuberanza delle esibizioni dal vivo di Fela Kuti & The Africa ’70 (a volte indicati come Afrika ’70 o come Africa 70, senza apostrofo), generalmente questi dischi (“Why Black Man Dey Suffer”, “Open & Close”) contenevano una o due tracce per lato, lunghe dai dieci ai trenta minuti ciascuna. L’Afrobeat raggiunge i suoi massimi livelli espressivi, Fela suona l’organo elettrico, la tromba e il sax, gli Africa ’70 generano ritmi vorticosi e inarrestabili guidati dal maestro Tony Allen. I temi musicali concepiti dagli ottoni si ripetono all’infinito per poi lasciare spazio agli assoli (l’organo di Fela, il sax di Igo Chico) che aprono le porte alla “narrazione” di Fela, il quale declama le sue invettive in una lingua che mischia l’inglese alla lingua tradizionale (il “pidgin english”) e utilizza il canto antifonale del coro femminile (le Fela’s Queen) per sottolineare le frasi più importanti.  

Giù dal palco, il carisma e il conseguente successo di Fela sono addirittura superiori. Non è un semplice musicista, è un leader, un ideologo, un trascinatore, un sovversivo e un gran rompicoglioni. Tutte le sere sale sul palco del suo locale (lo Shrine) e sputa fuoco su tutti: dittatori, colonizzatori, militari, politici, polizia, corruttori, governanti. Non risparmia nessuno, fa nomi e cognomi, e il giorno dopo i quotidiani riportano le sue gesta e le sue parole in prima pagina. All’entrata dello Shrine ci sono le immagini di Malcom x e Martin Luther King, mentre all’interno del club – tra chili di marijuana e poligamia libera -  la rabbia dovuta alla costante repressione fomenta l’africanismo e il ritorno alla cultura tradizionale. Varcata la soglia dello Shrine, il governo nigeriano non comanda più. Ad un certo punto Fela e i suoi innumerevoli seguaci rivendicano l’indipendenza del loro “Stato” (“La Repubblica di Kalakuta”) dal regime nigeriano. Allora alzano recinti di filo spinato, coinvolgendo gli abitanti di tutto il quartiere che la sera si ritrovano puntualmente per ascoltare la musica e le parole – precise, consapevoli e perciò devastanti - di Fela. In questo periodo Fela Ransome Kuti & Africa ’70 arrivano a pubblicare anche otto dischi in un anno, alcuni dei quali veri e propri gioielli di potenza ritmica e melodia afro-jazz: su tutti, “Roforofo Fight” del 1972, contenente, oltre all’omonima traccia (come dire, l' Afrobeat), la bellissima “Trouble Sleep Yanga Wake Am”. Chi non conosce la musica di Fela Kuti deve cominciare da qui: forse il brano più affascinante e sofferto della sua intera carriera, lento, solenne e potentissimo. Il testo è un invito a non sopravvalutare la pazienza delle persone, a non colpirle quando sono indifese e a non provocarle senza motivo. A non scherzare col fuoco, insomma. Perché quando il problema dorme (“Trouble Sleep”), l’ istigazione può svegliarlo (“Yanga Wake Am“). (“Quando il gatto dorme / il topo viene a mordergli la coda / e se lo sveglia / per lui sono guai / Il mio amico è appena uscito di prigione / e mentre va in giro in cerca di un lavoro / viene fermato da un poliziotto che lo arresta per vagabondaggio / È inevitabile che per quel poliziotto arrivino i guai “).  

Nel 1974 la polizia reagisce: con un mandato di cattura per possesso di marijuana irrompe nella residenza di Fela e lo arresta insieme a 60 suoi fedelissimi. Fela riesce ad inghiottire la droga (evidentemente non doveva trattarsi di un grosso quantitativo) per evitare l’arresto, ma la polizia decide di analizzare le sue feci. Con l’aiuto dei compagni di cella, Fela Kuti (che intanto ha cambiato il suo cognome in Anikulapo , ovvero “colui che porta la morte in tasca”) riesce a defecare in segreto durante la notte e a liberarsi della droga, ed al mattino gli escrementi consegnati alla polizia risultano puliti. Fela viene scarcerato e racconta tutto, con la solita pungente ironia, in “Alagbon Close” (1974, dal nome della prigione nella quale era stato rinchiuso) ed “Expensive Shit” (1975), un brano punteggiato da splendide frasi di piano nel quale Fela insulta i suoi accusatori e i suoi carcerieri della prigione di Alagbon Close (“Quando una capra, una scimmia o una donna yoruba cacano / l’ultima cosa che vogliono vedere è la loro merda, perché puzza / Invece ci sono degli stupidi che ho conosciuto ad Alagbon, che si servono della tua merda per metterti in prigione”). Sul lato B dell’album “Expensive Shit” c’è un altro brano eccezionale, morbidamente funk e trascinato da un Tony Allen in stato di grazia assoluta: come già in “Trouble Sleep Yanga Wake Am”, le parole di Fela “Anikulapo ” Kuti invitano i potenti a non disturbare la quiete della popolazione, perché la gente è come l’acqua e rappresenta la risorsa principale del paese. Nel testo Fela usa esplicitamente le parole “Black Power”. (“Water No Get Enemy”).  

Poco dopo la polizia fa di nuovo irruzione nella residenza di Fela, picchiando selvaggiamente lui e i suoi seguaci. Fela, ancora una volta, racconterà ogni cosa in “Kalakuta Show” (1976). Nello stesso anno usciranno “No Bread”,  “Upside Down”(con l’amica “Pantera Nera” Sandra Smith come ospite), “Before I jump like monkey give me Banana, Again, Excuse O”e“Ikoyi Blindness” (sulla cui copertina appare il vecchio cognome “Ransome” cancellato con una croce). A questo punto è lui ad alzare la posta in gioco: nel 1977 dichiara di voler sfidare il dittatore Olusegun Obasanjo alle prossime elezioni, e per questo la gente comincia a chiamarlo “The Black President”, contemporaneamente alcune sue guardie del corpo (create per difendere Fela e lo Shrine dal racket della malavita organizzata nigeriana) pestano a sangue due soldati e bruciano una moto dell’esercito. Tutto questo avviene mentre per le strade di Lagos i ragazzini prendono per il culo i militari ballando sulle note di “Zombie” e cantandone il testo a squarciagola: “Uno zombie non va da nessuna parte se non gli dici dove andare / Uno zombie non si ferma se non gli dici di fermarsi / Uno zombie non cambia direzione se non gli dici in che direzione andare / Uno zombie non pensa se non gli dici di pensare / Digli di andare dritto / Nessuna pausa, nessun lavoro, nessun senso / Digli di uccidere / Nessuna pausa, nessun lavoro, nessun senso / Digli di distruggere / Nessuna pausa, nessun lavoro, nessun senso / Vai e uccidi / Vai e muori / Vai e distruggi / Ricomincia da capo / Vai e uccidi / Vai e muori / Vai e distruggi / Lo zombie non sa fare altro / Attenzione! / Marcia veloce / Marcia lento / Gira a sinistra / Gira a destra / Gira su te stesso / Ancora / Saluta / Togliti il cappello / Stai fermo / Buttati per terra / Alzati / Preparati / Alt! / Sei scartato.” Gli zombie, esseri privi di qualunque volontà e comandati come stupide marionette, sono i soldati.  

È troppo. Il 18 Febbraio del 1977 mille militari in tenuta antisommossa entrano a Kalakuta, distruggono le case, gli studi di registrazione, la clinica di Beko Ransome Kuti, stuprano le donne, uccidono gli uomini, Fela viene trascinato per i genitali, picchiato e infine salvato in extremis da un ufficiale, mentre sua madre, la settantottenne Funmilayo Thomas Ramsone Kuti, viene gettata da una finestra e morirà poco dopo a causa delle ferite riportate. Al solito, Fela risponde con la musica: il racconto di quella tragedia si intitola “Unknown Soldier” (1979), mentre la reazione si intitola “Coffin for Head of State” (1981). (“Sono andato in molti posti / e ho visto tante cose orribili / Così loro l’hanno fatto / Hanno rubato tutti i miei soldi / Hanno ucciso tanti studenti / Hanno bruciato tante case / Hanno bruciato anche la mia casa / E ucciso mia madre / Allora ho portato la bara / Ho camminato camminato e camminato / Movement of the People / … / Abbiamo posato la bara / C’era Obasanjo / con la sua grassa pancia / e c’era anche il luogotenente Y'aradua / con il suo collo da ostrica / e abbiamo depositato la bara”). Il primo ottobre del 1979, Fela ed alcuni membri del suo neonato partito (“Nigerian Movement of the People”) invadono, tra colpi di pistola e raffiche di mitra, la residenza del dittatore Obasanjo e depositano una bara pesantissima sulla porta.  

Nel febbraio del 1978, primo anniversario della distruzione di Kalakuta, Fela sposa 27 donne, molte delle quali coriste e ballerine della sua band. Il personaggio vive ormai della sua stessa leggenda. Le cronache dell’epoca spiegano nel dettaglio il sistema di “turnazione” con il quale riusciva a soddisfare tutte le sue mogli (il quotidiano “Lagos Weekend” titolava, il 5 Aprile 1991: “Fela makes love three hours daily”), mentre Fela non smette di incidere musica (con una nuova band, gli Egypt ’80), crea un nuovo Shrine e porta il suo “Nigerian Movement of the People” ad un passo dalle elezioni primarie per due volte: nella prima il regime rifiuta la candidatura, mentre quattro anni dopo, ancora una volta, la polizia gli distrugge la casa, picchiando ed arrestando lui ed i suoi sostenitori. Viene condannato a cinque anni di reclusione con una falsa accusa di traffico di valuta, dopo meno di due anni la montatura viene a galla e Fela è di nuovo libero. Continuerà a scagliarsi contro le politiche neo-colonialiste ed a favore dell’autodeterminazione dei popoli africani (“Original Sufferhead” - 1981, “Teacher, Don't Teach Me Nonsense” -1985, “Beasts of No Nation” - 1989), ma all’inizio degli anni ’90 inizia a circolare la voce che sia gravemente malato e che rifiuti le cure. Il 2 Agosto del 1997 muore nella sua casa di Lagos. Qualcuno parla di tumore, altri rivelano che fosse da tempo malato di AIDS. Secondo altri ancora, è morto per il troppo lottare.  

Il giorno del suo funerale attorno alla bara di vetro di Fela “Anikulapo ” Kuti c’erano circa cinquantamila persone. Dopo la cerimonia, il feretro fu trasportato allo Shrine, dove i figli avevano intenzione di celebrare un rito privato per amici e parenti. Il corteo, seguito da una band sistemata su un pick-up che eseguiva continuamente brani di Fela, ci impiegò sette ore a percorrere venti miglia perchè dovette farsi spazio tra oltre un milione di persone. Giunti a destinazione, sul viale che conduceva allo Shrine, non c’era nessuno.      

Discografia consigliata:  

FELA KUTI  

Fela Ransome-Kuti & His Koola Lobitos : “Highlife Jazz & Afro Soul” (1963-1969)  

Fela Ransome-Kuti & Nigeria 70 :The ’69 Los Angeles Session(1969)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 with Ginger Baker : “Live!” (1971)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “Open & Close” (1971)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “Why Black Man Dey Suffer” (1971)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “Shakara” (1972)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “Roforofo Fight” (1972)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “Alagbon Close” (1974)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “Expensive Shit” (1975)  

Fela Ransome-Kuti & The Africa ’70 : “He miss Road” (1975)    

Fela Ransome-Kuti & Afrika ’70 : “Kalakuta Show” (1976)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Ikoyi Blindness” (1976)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Upside Down” – with Sandra Smith (1976)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Zombie” (1976)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Observation No Crime” (1977)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Sorrow, Tears and Blood” (1977)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70: "Unknown Soldier" (1979)

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Music of Many Colors“ with Roy Ayers (1980)  

Fela Anikulapo -Kuti & Afrika ’70 : “Coffin for Head of State“ (1981)  

Fela Anikulapo-Kuti & The Egypt 80 : “Original Sufferhead“ (1981)  

Fela Anikulapo-Kuti & The Egypt 80 : “Live in Amsterdam - Music Is the Weapon“ (1984)  

Fela Anikulapo-Kuti & The Egypt 80 : “Teacher Don't Teach Me Nonsense“ (1986)  

Fela Anikulapo-Kuti & The Egypt 80 : “Beasts of No Nation” (1989)  

Fela Anikulapo-Kuti & The Egypt 80 : “Confusion Break Bones“ (1990)  

Fela Anikulapo-Kuti & The Egypt 80 : “Undergrand System“ (1992)        

 

TONY ALLEN  

Tony Allen and The Africa 70 (with Fela Ransome-Kuti ) – “Jealousy” (1975)  

Tony Allen and The Africa 70 (with Fela Anikulapo-Kuti) – “Progress” (1977)  

Tony Allen and The Afro Messangers – “No discrimination” (1978)      

 

TUNDE WILLIAMS   Tunde Williams plays with Afrika ’70 – “Mr Big Mouth” (1975)    

LEKAN ANIMASHAUN     Lekan Animashaun – “Low profile (not for the blacks)” (1979)      

FEMI KUTI     Femi Kuti – “Femi Kuti” (1995)   Femi Kuti – “Shoki Shoki” (1998)    

SEAN KUTI     Seun Kuti + Fela’s Egypt 80 – “Many things” (2008)      

 

Se gli ebrei europei possono lottare per una zona arida in mezzo al deserto, gli irlandesi per un’isoletta color smeraldo, gli inglesi per un’isola miserabile, i protestanti anglosassoni americani per l’impero indiano di cui si sono impossessati con la forza, allora perché l’uomo nero (africano, afro-caraibico, afro-americano) non può battersi per le terre da cui proviene, le più ricche del pianeta: la Madre Africa? Perché l’uomo nero deve portare merda? Perché i neri accettano questa situazione di merda? Perché l’uomo nero deve mangiare merda?” – Fela Anikulapo -Kuti* (*Mabinouri Kayode Idowu: “Fela Kuti – Lotta Continua!” - Stampa Alternativa)      

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rubens alle 12:16 del 18 giugno 2009 ha scritto:

Monografia Superlativa

Doveroso dare spazio anche al buon fela kuti, demiurgo dell'afro beat,specie in questi tempi di Proiettori Sporchi e Fine Settimana Vampiri ! Mi stupisce che nessuno abbia ancora commentato questo tocco di mono (ho detto mono, non mona !)

simone coacci alle 12:41 del 18 giugno 2009 ha scritto:

Bella davvero. Personaggio leggendario. Più grande della vita e della musica stessa. Fulcro dell'afrocentrismo e del recupero dell'identità culturale originaria della musica popolare nera.

Mr. Wave alle 12:51 del 18 giugno 2009 ha scritto:

Eccellente lavoro Fabio! I miei piu' sentiti complimenti Monografia anch'essa doverosa al per l'antesignano dell'afrobeat, nonchè tra i più validi ed eclettici artisti africani del XX secolo. Opere del calibro di ''Roforofo Fight'', ''Shakara'', ''Afrodisiac'', ''Gentleman'', ''Confusion'', ''Expensive Shit'', e ''Zombie'', sono bestsellers senza tempo, non solo della corrente afrobeat in senso stretto, ma della musica tutta. Rinnovo i complimenti

loson alle 12:17 del 20 giugno 2009 ha scritto:

Grande monografia da gustarsi tutta d'un fiato! Personaggio indubbiamente importante, anche se non ci sono mai andato pazzo: dei tre album che ho ascoltato, il mio preferito resta l'acclamato "Expensive Shit", davvero epocale.

Ottimo lavoro, Fabio.

Paolo Nuzzi alle 15:50 del 8 ottobre 2015 ha scritto:

10 a te a Fela, allo Shrine, alla merda costosa, al popolo nero, all'afrobeat, alle Black Panthers. Viva il Black President, Viva Codias!

fabfabfab, autore, alle 15:48 del 9 ottobre 2015 ha scritto:

Grazie Paolo, troppo buono.

FrancescoB alle 8:36 del 15 agosto 2019 ha scritto:

Dato che mi sto gustando "Zombie" in loop ripesco l'immane lavoro dell'immane Codias che celebra il titanico Fela come merita. Grande pezzo e classico artista larger than life. Una tra le figure mitologiche del '900, come Dylan, Brel e pochissimi altri.