A Node Festival 2011

Node Festival 2011

Ancora un evento Node a Modena e ancora io presente ad una manifestazione incapace di deludere.

Quest’anno la scheda di presentazione parla di cambiamenti e cito testualmente "sposta il proprio baricentro verso quegli artisti che hanno fatto del pensiero che sta dietro alla musica punto focale e genesi del proprio lavoro".

Il cambiamento si sente, e’ palpabile sin dalle note biografiche degli artisti in programma e prima ancora di vederli all’opera e’ facile intuire una radicale declinazione verso un uso del suono che uscito dai registri dell’autodefinizione, esplora l’ambiente in ricerca di simbiosi e nuove definizioni.

Segno e son desto e mi si perdoni il calembour ma i toni uditi al Palazzo Santa Margherita hanno saettato come anguille dentro e fuori i presenti, selvagge frequenze che hanno inciso con forza il cammino, scolpendo le immagini come nel caso di Alessio Ballerini, riempendo i volumi per Skodvin ed edificando il ritmo con Senking.

Saldissimo il connubio suono / immagine per Ballerini, ridiscussione dei canoni sonori e visivi come da progetto "fuori sincro" voluto ed ottenuto. 

Scorrimento di realta’ orizzontale, immagini di natura, mondo degli uomini, mondo degli Dei e ancora natura, cerchio perfetto che si chiude eppure non si esaurisce alla sua conclusione.    

La natura abbandonata non esiste; e’ gia frutto della nostra fantasia. La natura e’ gia’ in computergrafica, questa e’ la sconvolgente verita’.

Poi una umanita’ immobile e’ in perfetta comunione con essa mentre i toni si incupiscono nel mondo degli Dei perche’ Blade Runner e’ gia’ qui e al contrario della Los Angeles del 2019, non ha paura di mostrarsi di giorno.

Proprio nelle note conclusive echeggia il Vangelis della colonna sonora e non so quanto sia coincidenza.

Piu’ minimale Skodvin, un artista e i suoi suoni, sfondo visuale di grigio tempesta e forme organiche immerse nel fluido mentre lo stacco arancione del proprio corpo e’ colmato proprio dal voluminoso campo sonoro.

Leggo di acustica ed elettronica ma siamo vicini al Ligeti micropolifonico nell’uso campionato, riverberato e stratificato di loop in real-time, esecuzione e base preorganizzata.

Il respiro e’ ampio, ossessivo ma non serrato, il controllo e’ totale e si resta sospesi a fili molto saldi eppure mobili.

Non e’ possibile farsi male pur volando molto in alto.

Senking e’ potente, forte di esperienza ed eta’, non sorprendono le scelte elettroniche con rimandi analogici piu’ che digitali.

Per coloro che il PONG l’hanno vissuto e’ un catartico e affascinante ritorno alle origini, la compressione di tutte le esperienze accumulate negli ultimi 30 anni, restituite in veloci pulse che attraversano il campo fisico lasciando vibrazioni e suggestioni di un tempo quando non esistevano interstizi tra emissione e orecchio dell’ascoltatore.

La danza riprende il controllo, l’uomo e’ inglobato dagli stessi suoni emessi e forte dello sfondo di suono scomposto in barre di frequenza ne fa scudo e spada.

Potente, affascinante, coinvolgente, efficace sottolineatura di tecnica dalla quale non si puo’ prescindere.

Non serviva altro che esserci, poi i suoni viaggiano lontano, basta solo continuare a seguirli.

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