A Offlaga Disco Pax @ Hiroshima Mon Amour, Torino 16/03/2012

Offlaga Disco Pax @ Hiroshima Mon Amour, Torino 16/03/2012

Un concerto degli Offlaga Disco Pax è quasi come un rito simbolico. Sai già che ci troverai dei compagni. Una volta non erano così tanti i compagni a vederli, sia perchè la band era meno conosciuta, sia perchè oggettivamente Socialismo tascabile aveva cominciato ad avere una certa diffusione in tempi non proprio propizi per la sinistra (governo Prodi...). Forse però proprio questo è uno dei motivi di successo degli Offlaga: raccontare con uno sguardo nostalgico un mondo che non c'è più, in tempi in cui enorme è la voglia di fuggire dal presente. Un mondo in cui la politica (il partito...) c'era ancora, aveva un elevato radicamento sul territorio, in special modo tra le masse popolari. E c'era ancora la speranza concreta che potesse agire per un cambiamento positivo della società. Speranze che oggi, in tempi di governo tecnico filo-padronale privo di opposizione parlamentare, appaiono sempre più lontane.

La serata all'Hiroshima però regala nuove energie ai tanti compagni convenuti per assistere al “rito Offlaga Disco Pax”. Perchè nonostante il gruppo abbia sempre realizzato linee musicali più che interessanti, nell'alveo di un underground italico-wave aggiornato all'effettistica elettronica più recente (a tratti ci si scopre a riconoscere linee tratte da Amnesiac o da un glitch alla Fennesz), il vero successo del trio sono le liriche. E assieme ai testi il carisma di Max Collini nel narrarli al pubblico. Quasi dei reading poetici in musica, in cui trovano ampio spazio sentimenti di rabbia, frustrazione, ironia, solitudine, gioia di vivere. E il cosciente senso identitario di far parte di una collettività e di una storia dalle origine remote, dura a morire. Die hard... Sì, come Bruce Willis.

Emozionano quindi gli Offlaga, tanto è stretto il legame tra palco e pubblico. E ci si lascia trascinare dalle rievocazioni angoscianti di Cioccolato IACP o dalle peripezie divertenti di Dove ho messo la golf e Tono metallico standard. Ma anche se non vengono riproposti cavalli di battaglia di Socialismo Tascabile come Kappler, Tatranky (assenza dolorosissima) e Piccola Pietroburgo c'è spazio per lanciare al cielo un pugno chiuso fatto di orgoglio e passione, sui racconti di Palazzo Masdoni (con cui si apre evocativamente il concerto) e di Piccola Storia Ultras, i picchi “politici” dell'ultimo disco Gioco di Società.

In mezzo tanta musica di elevato livello, tra la chitarra di Daniele Carretti e l'effettistica (con tanto di Moog) di Enrico Fontanelli. E non che manchi una certa attenzione per la scenografia. Le vibrazioni elettroniche sono accompagnate da due televisori e un telone (posto alle spalle del palco) su cui scorrono le disturbate linee di frequenza speculari ai disturbati suoni digitali. Il rimbombo ossessivo di basi che a qualche compagno fanno male al cuore, unito ad un abile gioco di luci e a tali proiezioni visive, crea un effetto al limite della psichedelia, lasciando lo spettatore in balìa del Cinnamon, e della sentenza che “alle Cinnamon e a tutti i compagni caduti bisognerebbe dedicare una piazza davanti ad un ipermercato”.

Forse però si poteva fare di più nelle scelte della scaletta. Nonostante tutto il concerto sia calibrato bene, con la giusta alternanza tra pezzi dell'ultimo disco (peraltro assai valido, vario ed interessante) e giovani “classici”, la chiusura lascia un po' l'amaro in bocca, con un'immancabile Robespierre riproposta nella versione morbida e attenuata dell'ep Prototipo, venendo così a mancare tutto lo scatto energico di quello che è il loro cavallo di battaglia. Poi calano le luci, e ti aspetti che al rientro sul palco il gruppo ti regali ancora una manciata di brani, tra cui una chiusura in grande stile (qualche cafone insistente nel pubblico urla “Tatranky!”... sono io). Invece il bis è fatto di un'unico brano, di quelli intimisti. Bello certo. Però si poteva chiudere meglio. In fondo questo è un rito collettivo. E i compagni han bisogno di nuovi eroi, anche se “dall'aspetto ordinario che trasmettono ascolti deplorevoli”. C'è bisogno di ricostruire una speranza. E anche se non spetta certo agli Offlaga il peso di questa responsabilità, la loro musica può e deve aiutare a svolgere questo compito.

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