A P.j. Harvey - Live Report

P.j. Harvey - Live Report

4/05/2009 – Auditorium – Milano

A piedi scalzi, poco dopo le 21,00 sale sul palco P. J. Harvey per la sua unica data italiana del tour con John Parish, per presentare il loro nuovo lavoro in coppia uscito a distanza di tredici anni dal precedente capitolo, “Dance Hall at Louise Point”. Il nuovo episodio, “A Woman A Man Walked By”, sembra ripercorrere tutti i passi della carriera di P. J., dalle cose più punk e urlate a suoni acustici folk (con tanto di strumentazione ad hoc) fino al quasi pop dell'iniziale “Black Hearted Love”, incipit tanto del disco quanto del concerto..

Rilassata, divertita, dall'apparenza meno dura e “cattiva” del concerto milanese precedente, pronta anche al dialogo e allo scherzo col pubblico e con la band (come quando riprende Parish per un attacco sbagliato), la Harvy offre una sensazione di positività ben rispecchiata anche dalla musica proposta nello splendido Auditorium San Gottardo, vero gioiello di acustica dedicato alla musica classica, che ogni tanto si apre anche al rock (i legni risuonano ancora degli echi di quello splendido concerto acustico di Nick Cave).

E più volte la mente torna proprio a quel concerto dell'australiano, anche se questa sera l'elettrica è ben presente sul palco. Merito di una band pressoché perfetta, in cui non sfigura il nostro Giovanni Ferrario, degna spalla dell'eclettico John Parish. Artefice di tutte le parti musicali, Parish passa con estreme facilità e duttilità dalla chitarra elettrica alla national steel, dal banjo (in “Cracks in the Canvas”, quasi recitata, esecuzione splendida) all'ukulele, con cui accompagna una Harvey sussurrante in “The Soldier”, brano dalle sonorità acustiche su cui spicca ancora di più la voce magnetica di P. J., vera protagonista della serata.

A volte calda e intensa, altre dura e cattiva, altre ancora dolce e tenue, per poi tornare urlante e quasi lancinante (“I want your fuckin ass..” grida in A Woman A Man Walked By...) la Harvey ha dato ampio sfoggio delle sue capacità non solo vocali ma di grande interprete.

In quindici brani e 80 minuti scarsi passa in rassegna praticamente tutto il nuovo cd, che giustamente fa la parte del leone, con le sue atmosfere tranquille, rilassate, soft alternate ad altre più scatenate, che riportano agli inizi della sua carriera. Un disco che ha diviso critica e pubblico: gli amanti della Harvey “periodo riot” non hanno visto di buon occhio le ballate più intimiste, gli amanti dei suoni tranquilli al contrario hanno visto nei brani più punk un passo indietro nell'evoluzione della cantante. Spaccatura che non si è notata nel pubblico della serata, che ha ampiamente apprezzato ogni sfumatura della voce della Harvey e dei suoni organizzati da Parish

Fine concerto con il pubblico in piedi sotto il palco per i due ultimi brani del bis, uno finalmente cantato da John Parish (la b-side del primo singolo), e la lenta e toccante “April” in chiusura, con la band quasi sorpresa dal calore e dall'attenzione con cui il pubblico italiano (tra cui presenti in platea parte degli Afterhours e Baustelle) li ha accolti, e che resta sul palco a prendersi i cinque minuti di applausi finali.

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