A Pogues - Live Report

Pogues - Live Report

13/06/2009 – Palasharp – Milano

Ventuno anni. Questo è il periodo trascorso dalla prima esibizione Milanese dei Pogues. Stesso luogo (ma allora si chiamava Palatrussardi), stessa ambientazione festivaliera (allora con Los Lobos e Stevie Ray Vaughan, oggi Floggin Molly, Gogol Bordello, Social Distortion, Babyshambles).

All'epoca i Pogues erano all'apice della carriera, e fu un concerto strepitoso, con il parterre strapieno di giovani impegnati in un pogo furioso. Oggi il pubblico è sicuramente inferiore di numero, e senza dubbio meno giovane, forse invecchiato con loro.

Senza alcun disco da promuovere (se non uno splendido box retrospettivo pieno zeppo di live e inediti), oggi tornano in tour per ufficializzare il ritorno della band, dopo varie vicissitudini, nella sua formazione originaria. Ma i Pogues che entrano sul palco sulle note di Straight to hell dei Clash sono lontani da quelli di allora, in particolare Shane. Anni di abusi di sostanze varie ne hanno ormai minato il fisico, tanto da essere costretto ogni due brani o a sedersi sulla sedia, o addirittura a lasciare il palco e far cantare una canzone alla band, cosa che non solo non succedeva all'epoca, ma neanche pochi anni fa, quando Shane girava con i Popes.

Ma quando parte il concerto, e Shane aggrappato al microfono attacca “Streams of whiskey”,la voce è ancora quella, carica, a volte quasi rabbiosa, eppure limpida. E soprattutto le canzoni restano splendide, alcune delle composizioni più belle del rock degli ultimi 30 anni, come la splendida “If I Should Fall From Grace With God” che segue a ruota, o “The Broad Majestic Shannon”, il capolavoro di “Rainy Night in Soho”, la drammatica “Thousands Are Sailing” (l'avranno capita gli alfieri del “padroni a casa nostra”?), la divertente “Sunny Side of the Street” e la classica cover di “Dirty Old Town”.

Anche gli altri Pogues sono fisicamente cambiati, alcuni quasi irriconoscibili, ma quando attaccano ci danno dentro ancora come ragazzini. Salti con la fisarmonica, entrate in scivolata sul palco, ritmica precisa e perfetta, tin whistle scatenato, tutto sembra funzionare al meglio.

Si chiude con “The Sick Bed of Cuchulainn”, per tornare dopo pochi minuti sul palco per due bis scatenati: “Sally Mac Lennanne” e ovviamente “Fiesta”.

I vecchi leoni del folk punk hanno impartito una lezione a tutte le bands che a loro si sono ispirate, compresi i Gogol Bordello (i più acclamati della serata) che si sono goduti lo spettacolo da sotto il palco.

Sperando di non dover attendere altri 21 anni per riaverli in Italia.

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