A Suede live in London O2 Arena. 7 dec '10

Suede live in London O2 Arena. 7 dec '10

Atterriamo a Londra Stansted in perfetto orario ed in uno stato di intelligibile emozione. Siamo gli inviati di SdM.it per l’attesissima ultima data dell’estemporaneo tour dei Suede (dopo sette anni di assoluto oblio). Il treno che dall’aeroporto conduce a Liverpool Street offre uno spettacolo alienante: la english countryside è interamente coperta di ghiaccio. Poche fermate di metropolitana per raggiungere l’albergo in centro città nella zona di Paddington a nord di Hyde Park. Il freddo tagliente dello zero termico, non ci impedisce di fare un breve giro turistico con tappa obbligatoria negli splendidi negozietti del West End, colmi di cd e vinile a prezzi stracciati. Tutto molto pittoresco ma il piatto forte della serata è di ben altro spessore: c’è in ballo il ritorno di una delle band più importanti degli anni ’90 in una venue di grande fascino come la O2 Arena.

Usciti dalla stazione della metro di North Greenwich nel gelo della sera londinese, ci viene incontro l’inconfondibile sagoma della cupola della O2 Arena, sullo sfondo dei grattacieli delle docklands: La O2 Arena non avrà il blasone di altri templi della musica rock e pop come la Royal Albert Hall o il mitico Hammersmith Odeon, ma vi si respira aria di cultura pop dappertutto, complice la presenza del primo museo multimediale della musica pop e rock britannica “The British Music Experience”. I vostri reporter si beano tra le gigantografie di David Bowie o di Jarvis Cocker che occhieggiano qui e lì, misurando la differenza tra la Gran Bretagna e l’Italia quanto a rispetto ed importanza attribuite alla musica pop. Ma veniamo al concerto

In un auditorium ancora mezzo vuoto si esibiscono i gruppi spalla, il primo Dial M for Murder è una bruttissima copia degli Interpol e passa del tutto inosservato. A seguire i New Young Pony Club riscaldano in maniera più efficace l’ambiente. È vero, gli inglesi arrivano tardi ai concerti, e nel momento in cui si spengono le luci, i posti sono tutti esauriti ed il parterre è pieno come un uovo: L’Europa è il parco giochi dei Suede, e infatti c’è gente che viene da tutta Europa, ma Londra è la loro città, e i Londoners hanno risposto in massa.

L’intro è prevedibilmente “Introducing The Band”, poi ecco entrare Brett e soci, che partono in quarta con una gragnuola di brani tutti veloci, energici, tiratissimi. Si passa da This Hollywood Life a She, da Trash a The Drowners, da Animal Nitrate a We Are The Pigs: Brett Anderson in grandissima forma, fisica e vocale. Sono sparite le brume malinconiche del suo tour da solista. Pur in una maggiore sobrietà formale, è evidente che il frontman dei Suede ha recuperato e riportato a lucido il “graffio” del passato, il suo talento istrionico, la capacità di catturare l’attenzione del pubblico con un acuto, un movimento dell’anca, un passo verso l’audience. Audience che, almeno nel parterre, sembra impazzita e saluta i suoi beniamini con un calore, ed un entusiasmo sorprendenti. La band appare compatta, gli arrangiamenti premono il pedale sulla velocità, l’immediatezza, l’energia, sacrificando qualche sottigliezza stilistica in nome di una maggiore comunicativa.

Le chitarre elettriche di Richard Oakes stridono come devono e la batteria picchia veloce e diretta. Sono loro, sono tornati e sono la band che ha rinverdito più e meglio di chiunque altro i fasti del glam rock nella stagione esaltante della british invasion degli anni 90. Si tira un po’ il fiato solo quando è il momento della densa ed enfatica Pantomime Horse, seguita dalla morbida By The Sea (uno dei momenti più toccanti dell'intera serata). Ma Brett e soci non intendono far rilassare troppo il pubblico ed ecco allora rovesciare sulla platea il ritmo sincopato di Killing of a Flashboy, seguita a raffica da Filmstar e Can’t get enough. Non mancano i momenti più intimi e malinconici, che hanno sempre rappresentato l’altra faccia dei Suede, come nella intensa interpretazione di Everything Will Flow e soprattutto di The Next Life, struggente brano di chiusura del primo album e della melodrammatica The Asphalt World, che si scioglie senza soluzione di continuità in una intensa interpretazione di So Young, seguita da Metal Mickey. Quando è la volta di Heroine, la platea ha ormai preso le sembianze di un branco di bufali allo stato brado, contorcendosi in maniera scomposta ad ogni “my Marilyn come to my slum for an hour” riversato dagli amplificatori.

La chiusura del concerto è affidata a tre cavalli di battaglia: The Wild Ones, New Generation e Beautiful Ones. Il pubblico chiama e i Suede rispondono, con il bis affidato ad una versione per chitarra e voce di The Living Dead in completa antitesi con le contrazioni shoegaze di una stuzzicante chicca per intenditori come To The Birds (tratta da Sci-fi Lullabies) ed al singalong finale di Saturday Night. In quel momento chi vi scrive trova conferma a quanto pensava sin dall’inizio: che se si vuol vedere un concerto dei Suede bisogna vederlo a Londra; questa è la loro città e questo è il loro pubblico. Il concerto è un atto di amore dei Suede verso i propri fans e viceversa. Ci sembra di vedere Brett Anderson quasi commosso in uno dei suoi rarissimi sorrisi, nel ricevere l’abbraccio del pubblico. Sicuramente i Suede non sono una band in grado di riempire uno stadio, ma la grandezza di una band non si misura sulla base del numero dei fans, quanto sulla capacità di comunicare e suscitare emozioni. In questo i ragazzi, con la loro reunion hanno dimostrato di avere ancora frecce per il loro arco. Non sappiamo se siano in grado di realizzare un nuovo album all’altezza dei loro migliori, ma sappiamo per certo che i Suede sanno ancora trovare, almeno dal vivo, quell’alchimia che li ha resi una delle band più importanti della scena britannica degli anni 90, in grado di offrire uno show lucente, brillante, divertente, energico ed efficace. Sono ancora loro “The Beautiful Ones!”.

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ozzy(d) alle 14:41 del 13 dicembre 2010 ha scritto:

Bel reportage. Ma Stoke non siete andati a prenderlo prima di andare all'Arena?

Dr.Paul, autore, alle 22:20 del 13 dicembre 2010 ha scritto:

eh no, purtroppo stoke non frequenta concerti brit!

Totalblamblam alle 22:29 del 13 dicembre 2010 ha scritto:

RE:

falso la scorsa estate ho visto macca e pochi mesi fa john cale (due british...)e che i suede proprio non mi interessano ghghgh e lui mi dà ai nervi come pochi altri cantanti