A The Jesus Lizard - Live Report

The Jesus Lizard - Live Report

Con un pizzico di fortuna e una grande corsa riesco ad arrivare venti minuti prima dell'inizio del concerto. Il locale è stracolmo, tanto che chiudono i cancelli per sold out (!), seicentosessanta persone con gli occhi pietrificati sul palco aspettando di vedere i loro paladini strisciare sul palco. Dopo qualche minuto della solita routine pre-concerto, il pubblico comincia a scaldarsi e richiede a gran voce la band; alle undici e sei minuti eccoli, belli come non mai: il tempo è passato un po' anche per loro.

L'inizio è feroce, anche se un po' scontato: la prima canzone è Puss, come per tutta la loro tournée europea.. ma non importa, appena McNeilly da il tempo con le bacchette il pubblico spintona e urla, un ragazzo finisce catapultato sulla spia di Sims che appena se lo ritrova tra i piedi lo prende a calci e colpi di basso sulla schiena. Il concerto inizia a essere violento e interessante da subito.  Dopo qualche secondo mi ritrovo sulla testa quel pazzo scatenato di David Yow e tra me penso: "Cazzo! Non è nemmeno la prima canzone è questo è già sopra il pubblico!!", che a dirla tutta non si offende per niente, anzi lo accoglie a braccia aperte. Puss, uscita al tempo come singolo dove divideva il lato B con i Nirvana, era il 1992, gran pezzo, con una chitarra dal suono molto industriale e una voce sguaiata e rabbiosa. E' l'ora di Seasick, e all'urlo di " I can swim, I can't swim" un'ondata di persone mi travolge... è impossibile stare fermi. Si continua con Gladiator, Glamorous e Killer Mc Hann dove il basso è dell' ex Scratch Acid : David Wm. Sims gioca con la chitarra del sempre serio Duane Denison: ascoltando Destroy Before Reading sono la chitarra e la batteria a fare da padrone dai ritmi monomatematici, tranne per qualche svirgolata di Denison. Il pubblico è sempre più esaltato, Yow lo tiene per una catena ben stretto e non lo molla, ogni due canzoni cavalca quello che ritengo sia uno tra i migliori fans mai visti allo Spazio211. Ormai il sudore è talmente tanto che cola sino dentro gli occhi, per non parlare dei vestiti che sono completamente bagnati.  

Lo spettacolo va avanti con My Own Urine e If You Had Lips (dall' album Head), un pezzo veramente violento sia come testi che come esecuzione. Yow dimostra di avere anche un cuore e a fine canzone va verso l'angolo del palco a salutare la sua famiglia, ma un momento dopo è sopra il pubblico a singhiozzare Chrome, cover dell'omonima band in attività dal 1976: tutt'ora sono indeciso tra quale sia la versione migliore, a voi la scelta. Ecco passare Nub e Blu Shot, penso che il binomio Sims-McNeilly sia una bomba a orologeria, senza dubbio tra le migliori sezioni ritmiche degli ultimi vent'anni, hanno un energia tale da far saltare un muro.  Quello che Yow canta con la bava alla bocca, subito dopo una breve pausa a ringraziare il pubblico che lo sorregge sia fisicamente che spiritualmente, è Fly on the wall: le parole sputate e urlate sembrano davvero sofferenti quando Yow canta I can never get any rest, I will never get any rest. Ma è l'esecuzione di Blockbuster a stupirmi, canzone uscita per il primo mini album dove non presenziava ancora McNeilly ma una drum machine dal suono angosciante alla Big Black: era l'89 ed era l'esordio dei Jesus Lizard (su Touch&Go), la voce graffia e ruggisce lasciando senza respiro chi osserva a occhi spalancati. Siamo arrivati all'ultima canzone: al primo attacco di 7 vs 8 Yow si scaraventa sopra il suo pubblico sudato e goduto; una chitarra che lacera le giacche in pelle di quei pazzi che non si sono ancora tolti di dosso, cosa che altri hanno fatto dopo la seconda canzone, facendo di più, cioè mostrando tutti i loro petti villosi, bagnati come se fossero stati buttati in mare.  A fine canzone David Yow saluta e fugge in camerino ma sul palco Sims, McNeilly e Denison continuano il loro spettacolo con suoni che mandano tutti in trance tra feedback e riverberi: Denison abbandona il palco seguito da Sims e McNeilly conclude con un solo di batteria a dir poco eccezionale. Ma anche lui saluta e ora il palco vuoto fa veramente tristezza, si sa l'uomo è ingordo e non gli basta mai.  

Ma tra urla e applausi, dopo due o tre minuti ecco la band salire sul palco per il bis, la gente è stanca ma non intende arrendersi, sino a l'ultima nota. Si parte per un altro giro su questo toro meccanico impazzito: prima Yow regala un po' di birra al pubblico, giusto in tempo per non morire disidratato. Afferro una birra ghiacciata, tra gli applausi e la commozione questo carrarmato vestito da semplici persone spara cannonate come Bloody Mary, neanche due minuti d'angoscia e violenza sonora: la band non mostra un minimo di stanchezza, oppure la camuffa perfettamente, perché non perdono tempo ed ecco che sparano un altra delle loro chicche Wheelchair Epidemic uscita al tempo (1992) come singolo con Dancing Naked Ladies. Yow vomita parole sconnesse, Denison grattugia con il plettro quella povera chitarra e la compagnia Sims-McNeilly tengono su il ritmo in maniera impeccabile: quando portano alla luce le prime note della mai troppo acclamata Monkey Trick, ecco affacciarsi quel basso dai suoni cavernosi sempre più cupi e tondi, che fanno ad apripista ai riff metallici della chitarra di Denison. La canzone non perde nulla dal vivo anzi prende più vita e colore, ma è Thumbscrew che spazza via tutto, una delle canzoni più hardcore mai scritte dai nostri. Tolto qualche attimo di slide, l'opera si fa avanti a pugni chiusi sul grugno di tutti i presenti, voce e chitarra giocano tra loro creando un vortice di vetri e lamiere.  Purtroppo siamo veramente alla fine di questo maestoso teatro umano, qui non c'è nessun pupazzo, nessuno finge, si tratta di Then Comes Dudley con quel suo intro di basso pesante come un macigno, dove la chitarra sibila come un vento freddo sotto la finestra ed entra sotto la pelle come un fine fil di ferro attorcigliandosi attorno al cuore che batte a tempo, seguendo la cassa di McNeilly. Ma ecco che il vecchio cane sveglia tutti abbaiando e schiumando da un lato, non ci sono parole per descrivere il tutto, questi quattro personaggi sanno tenere il palco più di Pulcinella e Arlecchino con una serietà e una violenza inaudita. I giochi sono finiti, saluti a tutti e una delle cose più belle è stato vederli in un abbraccio collettivo con un grosso sorriso sul volto: contenti loro, super contenti noi.

 

P.S. L'uso della parola violenza può sembrare troppo gratuita, ma fidatevi che non lo è mai troppo quando si tratta di un concerto dei Jesus Lizard.

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Cas alle 0:54 del 25 settembre 2009 ha scritto:

fighissimo, avrei voluto esserci...

Mr. Cigarette Butt, autore, alle 5:50 del 25 settembre 2009 ha scritto:

è stata veramente un esperienza! sicuramente da non perdere!

glenn dah alle 13:37 del 26 luglio 2012 ha scritto:

a quasi 3 anni di distanza, ho ancora tutto davanti agli occhi

Non si può capire cosa sia un live senza averli visti secondo me...