A Velvet Underground - Biografia e Analisi dell’Opera - pagina 2 di 5

Velvet Underground - Biografia e Analisi dell’Opera (2/5)

2. L’Exploding Plastic Inevitable

Le performance del gruppo diventano leggendarie, ma sempre limitate ad un ambiente sotterraneo. E’ Warhol stesso a togliere la band dai bassifondi e ad inserirla nei suoi ambienti, in particolar modo nell’Exploding Plastic Inevitable, sorta di show “multimediale” dove c’era musica, poesia, pittura, ballo, e soprattutto un popolo di prostitute, drogati, omosessuali e relitti umani d’ogni sorta. Questo popolo abiterà fin da subito i testi della band, scritti da Reed, testi che sono anni luce lontani sia dalle dissertazioni spaziali e metafisiche che dalla lotta al potere della gran parte dei gruppi psichedelici.

Sarà sempre Warhol a introdurre nel gruppo, per il primo leggendario album, l’attrice, modella e cantante Nico, gelida musa dalle origini tedesche, dotata di una delle voci più spettrali, glaciali, profonde e meravigliose dell’intera storia della musica rock. Nel febbraio del ’66 la band parte con tutta la baracca di Warhol per una tournee che giungerà fino alla costa ovest degli Stati Uniti, ma le “canzoni” della band non saranno quasi mai apprezzate sia per i testi (spesso censurati) che per la musica in sé.

Dal punto di vista musicale, la band era infatti dedita a improvvisazioni interminabili, orge di suoni, distorsioni, feedback e quant’altro potesse creare una musica che, rapportata all’epoca, forse tendeva di più a disturbare che ad ammaliare.

L’improvvisazione era tuttavia alla base della maggior parte dei gruppi psichedelici del momento ma, mentre questi davano vita a jam ponderate ed eleganti, i Velvet Underground erano scomposti e caotici. Questo era un primo punto di differenza con la musica in voga all’epoca.

Una seconda differenza era dettata dalla complessità delle canzoni e dal modo in cui esse si sviluppavano: i gruppi psichedelici (vedi Grateful Dead) erano musicalmente ben più “colti” e tecnicamente dotati, mentre i Velvet Uderground imperniavano le proprie composizioni su pochi accordi e su tempi semplici (la sezione ritmica è spesso ossessiva, ripetitiva e soprattutto caotica), ma stupravano queste strutture a proprio piacimento inserendo ogni sorta di sperimentazione nell’utilizzo degli strumenti, specialmente distorsioni, feedback, dissonanze e scale orientali.

Dei testi “metropolitani” di Reed s’è già detto. Sommando musica e testi, molti vedono nell’opera dei Velvet Underground un’anticipazione di quello che sarebbe giunto solo una decina d’anni dopo, a partire dal punk, ma anche della new wave e del noise. A tratti si può perfino ascoltare una sorta di musica industriale. La band incarnò anche uno spirito indipendente, indifferente alle mode e soprattutto concentrato sulla propria musica, tant’è vero che il loro primo disco fu registrato nella primavera del 1966 ma venne pubblicato solo nel gennaio dell’anno successivo, più per venire incontro all’aura di leggenda che la band si era creata nei sotterranei di New York che per rendere commerciabile la propria musica. I VU furono dunque, nello spirito, il primo gruppo punk.

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.