A Vinile o Apps - I dilemmi del moderno ascoltatore

Vinile o Apps - I dilemmi del moderno ascoltatore

Chi l’avrebbe mai detto che in edicola, fra soldatini, modelli di automobili in miniatura e gadgets estivi avremmo finito per trovare anche  il vecchio caro vinile?

È proprio così: da un paio di settimane ha preso il via la pubblicazione dei volumi dei Grandi capolavori Jazz della musica afroamericana stampati in vinile vergine da 180 gr e proposti dalla De Agostini in abbinato ad un corredo critico curato dalla rivista Jazzit di Luciano Vanni.

Si è partiti inevitabilmente con il Miles Davis di “Kind of blue” il capolavoro modale del 1960, quindi “Blue train” di John  Coltrane e, a seguire, ogni due settimane un’uscita con i più autorevoli rappresentati del genere: da Ella Fitzgerald a Duke Ellington, da Charlie Mingus a Charlie Parker per arrivare a Keith Jarret ,  per un totale di 40 uscite. Tutto bene, a parte il prezzo forse un po’ elevato (tranne la prima uscita le altre sono proposte a €14,99) considerato che si tratta di titoli agevolmente recuperabili in cd a meno di 10 € ciascuno, ma un piccolo dubbio assale chi consideri le vicende della moderna distribuzione musicale.

Non si era detto che ci si stava avviando alla totale dematerializzazione della musica, alla creazione delle famose “clouds”, le nuvole di byte destinate a contenere le collezioni di ciascun appassionato composte fino a milioni di pezzi musicali , collocate nello spazio immateriale della rete e raggiungibili da qualsiasi mezzo in grado di collegarsi, computer, telefonino o tavolette varie?

Eppure il ritorno del vinile orami sembra una realtà solo a fare un giro nei principali negozi superstiti di musica in città, e nei primi mesi del 2011 le statistiche parlano di una decisa riscossa delle vendite del vecchio 33 giri , con una crescita del 40% circa solo negli Stati Uniti .

Sul fronte opposto, negli stessi giorni , c’è chi,  come la cantante islandese Bjork pensa alla propria musica non più in termini di brani musicali, ma di “apps” ovvero programmi per i –pad che costituiscono il contenuto del nuovo lavoro “Biophilia” , in cui la musica è solo una componente, quasi una colonna sonora di giochi, informazioni scientifiche ed altro materiale multimediale consultabile tramite il  tablet Apple. Non manca la versione fisica di Biophilia e c’è addirittura una “Ultimate edition” in cofanetto di rovere ed una collezione di diapason offerta , fino allo scorso agosto, in 200 copie numerate allo stratosferico prezzo di oltre 500 euro, ma il progetto nasce nel segno di una innovazione della forma canzone. Opinabile poi, se si tratti di reale rivoluzione o astuta mossa commerciale.

Fatto sta che il povero consumatore di musica pare sempre più disorientato di fronte alla mutevole massa di proposte che il mercato offre e risulta arduo orientare le proprie scelte: rispolvero il Thorens ed i vecchi vinili o rimango fedele al cd, delego tutto al computer e faccio spazio sugli scaffali o addirittura comprimo tutto nell’hard disk del lettore mp3?

Forse la risposta sta, come per molti altri quesiti contemporanei, nel riuscire ad apprezzare la complessità, sotto forma in questo caso di molteplici opportunità che possono convivere, mischiando e travasando i contenuti per fruirne in modi e momenti diversi.  

Mixare il nuovo e il vecchio, un po’ come fa il cooking dj Don Pasta, visto in azione qualche tempo fa a Genova, il quale, mentre prepara gustose pietanze multietniche, alterna vecchi vinili al Mac , in uno show che celebra musica e cibo, abbattendo le barriere di spazio e tempo.

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.