A Wavves - Live @ Hana BI (Ravenna 20-07-2010)

Wavves - Live @ Hana BI (Ravenna 20-07-2010)

Quanto segue non sarà il solito raccontino dell’unica data europea dello spocchioso Wavves, come tutti vi aspetterete da buoni lettori abitudinari dei miei stivali!

Questa è la verità su Nathan Williams.

Ma andiamo per gradi.

Come già scritto (su Ondarock…Ah! No! Era Vitaminic, o forse Rolling Stone, proprio sotto le cosce avide di carne di una modella usa&getta di Gucci), Wavves è un cazzone di prim’ordine, e la ex sezione ritmica di Jay Reatard che lo accompagna lo è ancora di più.

Hana Bi affollato a sufficienza, una buona dose di occhialoni fluo e leccate di vacca sotto cui tracima il sudore, Nathan & soci si divertono fra una schitarrata, una rullata di tamburi e una zappata sul basso in riverbero costante (più fastidioso del drone delle Vuvuzelas, ndr), ad ostentare il loro tasso alcolico eccessivo ed il bisogno impellente di erba. Insomma, si divertono a fare i cretini come solo gli americani sanno fare. Fanno finta di litigare fra di loro, mentre Nathan continua imperterrito ad ostentare il suo malessere fisico e psicologico. Un carrozzone indie di “sballati al college”.

Si, ok, tutto questo potrebbe far parte dello show, ma quando è la musica a parlare, il risultato non è poi così differente; in tre quarti d’ora scarsi si va a pescare in tutto il repertorio surfpunkgazeindie (chi vuole aggiungere altre definizioni o termini può farlo liberamente), dalle hit per giovani disadattati No Hope Kids e l’inno all’apatia So Bored, fino alle scorribande surf punk di King Of The Beach.

Tutto questo gusterà sicuramente ai palati assetati di elettricità di molti hipsters sparsi là fuori, convinti ancora che Husker Du sia il nome del nuovo comodino componibile dell’Ikea, ma tutta questa anti-foga giovanile trova sbocco in un marasma di elettricità, ritmiche surf punk e feedback che in fase live non trova né capo né coda.

Ma con questo vi assicuro che l’ascesa di Wavves è in pieno sviluppo, e crescerà a dismisura. Piace proprio perché è lo specchio del giovane medio odierno: che non vuole pensare, che non ha stimoli, e che suona la sua chitarra come una grattugia per formaggio, per dichiarare tutta la sua apatia e rabbia verso un mondo che non lo capisce.

Ora sta a voi decidere se innalzarlo a mito indiscusso, o ad ennesima bufala del Pitchforksystem.

Per approfondire: http://www.myspace.com/wavves

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