A Wedding Present - Report Live

Wedding Present - Report Live

21-11-2008 – La Casa 139 - Milano

La notizia del ritorno in Italia dei Wedding Present, storica band indipendente di Leeds, UK, coincide con l’uscita del loro ottavo album in studio “El Rey” prodotto dalla neo-nata Vibrant May Records. Per chi non conoscesse la lunga storia (il primo album, George Best risale al 1987) e le numerose formazioni che hanno contraddistinto il gruppo capitanato da sir David Gadge, invito a aprire il loro myspace, dove troverete una dettagliata descrizione del loro percorso musicale e potrete ascoltare gratuitamente alcuni dei pezzi più significativi di quest’ultima opera.

Nell’unica data italiana della tournè europea troviamo ad ospitarli un’accoglientissima Casa 139, circolo milanese che in questo freddo novembre propone live imperdibili ed originali con artisti del calibro di Nordgarten, Emoglobe e gli attesissimi londinesi Television Personalities di Dan Treacy, altra rarissima ed imperdibile band che ha segnato gli nascita della musica pop indipendente britannica .

Entrati nella rossa maison attorno alle 22 si viene fortunatamente a sapere che il tutto deve ancora avere inizio. La colonna sonora è di buon gusto e invoglia ad una birra con sigaretta nella dependance esterna. Da lì a cinque minuti si avverte una sorta di scossa elettrica al piano superiore con conseguente fibrillazione generale. La saletta si svuota. Incuriositi ci dirigiamo senza troppa fretta su per la scalinata e salendo pian piano si cominciano a distinguere le prime note della speditissima Kennedy. David Gadge (cantante fondatore del gruppo e unico membro della formazione originaria) inizia a cantare farfugliando col suo solito “bizzarro” vocione “lost your love of life? Too much apple pie” e l’istinto suggerirebbe di saltare come bimbi scalmanati.

In realtà il pubblico italiano è anche troppo polite rispetto all’accoglienza che gli riserbano i loro fan in patria, e si limita ad ondeggiare sorridendo, mentre qualcuno accenna a qualche parola del testo, qualcun’ altro assiste assorto a questo “nuovo” evento.

I wedding non sembrano comunque intenzionati a prender respiro e proseguono senza indugio con It’s for you estratta dal penultimo album Take mountain del 2005; a seguire ancora una canzone da Bizzarro: la forsennata Gone. È quest’ultima certamente un buon segno, e risulta difficile nascondere la soddisfazione che si prova ad avere di fronte uno dei pilastri dell’independent rock (quello vero). Dave in media cambia chitarra ogni due pezzi, sicuramente è una questione di accordature, ma vi è di più, c’è da stupirsi su come possano, delle normali corde, resistere alle frenetiche pennate che sferza ad ogni amarcord musicale che ripropone: Love Nest (Seamonsters 1991), Blue Eyes Come play with me (da Hit parade, 1992), Sports car (tratta dall’Ep MINI del ’96 realizzato per la Vinyl records),) e le immancabili My favourite Dress e Nowhere Fast (Da George best 1987). Quest’ultima introdotta laconicamente da un: “this is an old song of year 1987”, riassume tutta la poetica dei Wedding Present: testi molto personali, romantici, per la maggior parte racconti di gelosie, ma che trovano sfogo in una travolgente serie di ritmi adolescenziali al punto giusto, dove a far da padrona è la chitarra dal suono ipnotico, suonata come in una danza epilettica.

È pur doveroso segnalare anche le canzoni presentate dal gruppo che fanno parte della rinascita del WP, Palisades è una piacevole ballatona che contribuisce a dare un tono differente alla voce di Dave, artisticamente cresciuta negli anni, più curata e malinconica nei vocalizzi, caratteristiche presenti anche in Model Actress Wathever, entrambe estratte dall’ultimo lavoro della band.

Aleggiano sonorità anni novanta, il ricordo di quando bastava una solida base ritmica, un fuzz e moltissimo cuore a far di alcuni pezzi dei prodotti di straordinaria bellezza. Canzoni del calibro di Dalliace e Dare, tratte da Seamonsters, uno dei più significativi album del decennio, che orgogliosamente trovano assonanze con la scena indipendente americana, aperta pochi anni prima da gruppi i come Galaxie 500 e Yo la Tengo.

È un piacere riscontrare fattezze che avvicinano l’europa agli states, dove ogni singolo elemento perde per un piccolo frangente l’identità, trasformandosi in una sola grande entità sonora.

Ottimo pezzo proposto da El Rey è l’ironica popsong “The thing i like best about him is his girlfriend” cantata e fisicamente supportata in perfetto contrappunto da Terry De Castro, la bassista che dal 2005 è parte integrante del gruppo.

Boo Boo stende il sipario su un ottimo concerto, anche se qualcosa sembra rimasta imbrigliata tra i ricordi e le aspettative, come se non si potesse chieder loro di più. Chi come il sottoscritto ha vissuto (anche se virtualmente visto il mio quarto di secolo da poco compiuto) l’età d’oro di questo gruppo non può che esser soddisfatto di tale performance, seppur non nascondendo il desìo morboso di una session dedicata solamente ai primi roboanti album; perché è difficile ammettere che pur trattandosi di un ottimo e dignitoso ritorno, quello dei Wedding Present rimane uno dei progetti che tra la seconda metà degli anni ottanta e la prima dei novanta ha fatto (non stiamo facendo demagogia) la storia della musica, e per questo motivo è stato impensabile anche chiedere un bis (cosa che peraltro David non concede da anni).

Resta alquanto arduo nascondere che una volta giunto a casa… trovandomi (casualmente) ancora una volta di fronte a quella copertina con quel calciatore dall’aria bohemien, non ho davvero saputo resistere a metterlo su ancora una volta. Anche se avevo visto uno dei miei “Rey” del pop non mi sentivo ancora del tutto saziato, forse ciò che volevo fare era solamente ascoltarlo e riascoltarlo, continuare a figurarlo così come è sempre vissuto nella mia immaginazione. Un provocatore dal suono repentino, travolgente, effimero, con addosso sempre quel costante rischio di perdere l’amore per la vita a causa di troppa torta di mele.

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