A While my guitar gently (s)weeps - Intervista a Naia Izumi - pagina 1 di 2

While my guitar gently (s)weeps - Intervista a Naia Izumi (1/2)

VERSIONE ITALIANA

La prima domanda è molto semplice e, allo stesso tempo, molto complicata. Cosa ti ha portato ad abbracciare uno stile così composito? Perché unire insieme soul, hard rock e math rock, attraversando diverse culture e mischiandole lungo decenni di musica?

La risposta è semplice. Quando sento qualcosa, nella mia immaginazione, lo creo. A farmi domande ci penso in seguito. La creatività è qualcosa che può esserci o meno. In ogni caso, continuerai a cogliere gemme qui e lì. Se, quando lo fai, impieghi procedimenti scientifici e relativizzi quanto è esistito prima, per studiarlo, lo puoi ricreare in diversi colori e forme, aggiungendo addirittura delle sfumature minime… La Vera Immaginazione non ha categorie. Ecco da dove proviene il mio stile.

Quali artisti – in senso ampio, naturalmente, non solo chitarristi – ti hanno maggiormente influenzata, a proposito del tuo stile, dei tuoi gusti, del tuo modo di suonare?

Non c’è assolutamente alcuna influenza che possa elencare… Ho sempre avuto un’idea di “suono” nella mia testa e tutto ciò che ho ascoltato nei 32 anni che sono al mondo mi ha aiutato ad esprimere concretamente tutto ciò che sentivo dentro. Mi rendo conto che si tratti di una risposta inaccettabile ai più, ma è la più onesta. Sono stata accostata a chitarristi come Robert Fripp, Jeff Beck, Adrian Belew, Allan Holdsworth e, ovviamente, l’inevitabile Jimi Hendrix. Molte volte ho mentito, dicendo di aver preso spunti dall’uno e dall’altro. La questione è che faccio quel che faccio da quando ancora non avevo sentito nulla di nessuno di loro.

Due tuoi EP sono stati rilasciati digitalmente nei primi tre mesi dell’anno. Cosa dobbiamo aspettarci da qui in avanti? Hai intenzione di darli alle stampe?

Quest’anno, ad intervalli di due mesi, rilascerò un EP di quattro canzoni. A fine anno ho in mente di stampare qualcosa su cd o vinile, probabilmente i migliori brani di ogni EP, se avrò i soldi necessari per farlo.

È inevitabile che una domanda del genere ti verrà chiesta moltissime volte. Come ti senti ad essere una donna nera, che suona da sola la propria chitarra, in un mondo monopolizzato da gruppi di uomini bianchi e strumentisti virtuosi? È una prospettiva che – anche in senso lato, non esplicito – acquista un significato politico?

Non lo so… La tua risposta può valere tanto quanto la mia. Sto solo prendendo in prestito un corpo per esprimere me stessa, per far parte del tutto. Non do peso a questioni come il genere o la razza… Faccio semplicemente quel che faccio. <3

A dire la verità, tu hai la tua band, Utena. Come e quando vi siete incontrate per la prima volta e cosa vi ha spinto a suonare assieme? Registrerete qualcosa?

Ci siamo incontrate per la prima volta online, a gennaio. In seguito ho postato uno status su Facebook, dicendo quanto sarebbe stato bello avere di nuovo una band… È semplicemente successo, ci siamo trovate. Stiamo lavorando su alcune versioni alternative di miei brani da solista, oltre a nuovo materiale, un po’ alla volta.

Ci colpisce il fatto che continui a registrarti mentre suoni ed improvvisi per le strade di L.A. Perché lo fai? Che tipo di feedback ti fornisce?

È più divertente che vedere qualcuno seduto da solo in una cameretta. Suonare come ambulante e vendere la mia musica è tutto ciò che ho per sopravvivere. È molto difficile farsi pagare per suonare qui, a L.A., dove tutti vogliono essere al centro dell’attenzione. Potrei lavorare come sessionwoman, ma non mi va di supportare musica stupida e generica… Stare a galla o affondare, questo fa per me. O riesco a vivere con e della musica che ho voglia di produrre, oppure farò la fame e morirò. Non me ne frega un cazzo!

La tua popolarità è decollata dopo che i tuoi EP hanno cominciato a circolare su internet. Che cosa ne pensi del supporto che gli ascoltatori di tutto il mondo possono dare agli artisti? La musica dovrebbe davvero essere alla portata di tutti, anche se questo significa non pagarla?

Penso che il supporto conti davvero molto e permetta a musicisti come me di avere la libertà per creare la musica che davvero vogliono creare. Sicuramente, se nessuno pagasse, molti di loro non potrebbero andare avanti.

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napo alle 12:04 del 25 aprile 2016 ha scritto:

Avete avuto un'ottima idea a intervistarla. la seguo da poco, ma è straordinaria!

OlioCuoreNero alle 8:43 del 27 aprile 2016 ha scritto:

Sembrerebbe davvero umile e simpaticissima, tra l'altro. Immagino quando e se diventerà famosa davvero...