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A Wilco - Live Report

Wilco - Live Report

MILANO, Conservatorio Verdi  14 novembre 2009

 

Eccoci qui, in un sabato di metà novembre ad aspettare il concerto più atteso dell'anno. In realtà atteso da quel 17 luglio 2007 data del precedente live visto dei Wilco, in una afosissima serata torinese che aveva conquistato i pochi, ma fedelissimi, spettatori.

La data prevede un inizio con i Grizzly Bear e quindi il tempo dei Wilco limitato ad un'ora e mezza, ben distante dalle due ore e venti-due ore e mezza abituali.

La cosa non scoraggia in quanto il gruppo newyorkese sarebbe un gustoso antipasto, grazie anche all'ottimo "Veckatimest". Certo, quando intorno a metà pomeriggio ricevo la telefonata che mi conferma che i GB sono bloccati da un problema meccanico in Austria si passa dalla delusione per la loro mancata performance al pensare immediatamente al fatto che i Wilco saranno "costretti" a suonare un bel po' di più.

Arrivati al Conservatorio Verdi, la prima impressione è quella di essere davanti ad un posto favoloso,  ideale per un concerto come quello di questa sera. Posti a sedere (prima fila laterale per il sottoscritto) e acustica pressochè perfetta nel posto in cui stavo (anche se bisogna dire che ho sentito altri che si lamentavano del fatto che in certi punti il suono a volte scomparisse).

Alle 21.30, puntuali come un orologio svizzero, entrano sulle notte di "Ashes of american flags" i nostri eroi dell'Illinois che dimostrano sin da subito di voler puntare su un repertorio molto vasto e non solo sull'ultimo album da cui verranno tratti solamente 4 pezzi. Viene dato spazio ai lavori con Billy Bragg (“Remember the mountain bed” e soprattutto la deliziosa “California Stars”), al penultimo disco “Sky Blue Sky” vengono riservati 4 episodi, mentre la parte del leone la fanno i due più celebri dischi della band ossia “Yankee Hotel Foxtrot”, da cui gli estratti sono addirittura 7, e “A Ghost Is Born” con 5.

Dopo un inizio ineccepibile ma un po` "freddo", in cui Tweedy va dritto per la sua strada tirando fuori solamente canzoni e poco dialogo con il pubblico, verso metà concerto inizia un simpatico siparietto riguardo al fatto che per lui è difficile parlare in un'altra lingua visto che già con l'inglese è un disastro.

Successivamente, prima del loro pezzone per eccellenza "Jesus etc." il leader parla appunto di questa canzone e dei problemi accorsi la sera prima a Firenze nel tentativo di far cantare il pubblico che, a quanto pare, non ha risposto alla perfezione.

Durante tutto il concerto l'intesa tra i musicisti è pressochè perfetta, sembra proprio che siano riusciti a trovare la lineup finalmente definitiva dopo anni di continui cambiamenti.

Il fatto poi di avere degli autentici fuoriclasse come Nels Cline e Glenn Kotche facilita di molto le cose, tecnicamente mostruosi ma mai stucchevoli nelle loro performance, aggiungono una dose di fantasia che non guasta mai, anzi in certi momenti è lo stesso Jeff Tweedy che si ferma estasiato a guardare il chitarrista e il batterista.

Gli altri non sono da meno, come il fantastico Jorgensen che in "A shot in the arm" scatenatissimo riesce pure ad aiutarsi continuando a sbattere sulla sua tastiera con un cuscino, il sempre impeccabile John Stirratt al basso e voci e Pat Sansone che si alterna alle tastiere e alla chitarra contribuendo pure lui alle voci.

E poi c'è lui, Tweedy, che non sbaglia una nota nemmeno a pagarlo oro, non ho mai visto un cantante che dopo due ore e venti di concerto riesce ancora a tirare al massimo come ha fatto lui senza sbagliare una virgola.

Il top della serata è stato sicuramente il pezzo da “Being There”, quindi il più vecchio proposto durante questo live visto che “AM” è stato completamente snobbato: "Misunderstood", che come  sempre ha il suo culmine nella parte finale in un Nothin! ripetuto allo sfinimento e che ha svegliato anche i pochi che fino a quel momento avevano seguito in maniera fredda il gruppo. Il primo encore invece si conclude sulle note di “Spiders”, caposaldo storico per la band, che in questi 10 minuti da proprio tutta sè stessa, con il batterista Kotche che dimostra di essere uno dei migliori in circolazione dietro le pelli.

 Infine, i Wilco rientrano sul palco con una canzone che sinceramente ho sempre odiato e cioè "I'm a wheel", una delle poche tracce che skipp(av)o dagli ultimi 5 dischi della band.

Inutile dire che questa performance eccezionale mi ha fatto rivalutare pure questo episodio e mi ha dimostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che i Wilco sono una macchina da guerra dal vivo, perfetti dalla prima nota all'ultima, per 140 minuti di concerto.

 

C Commenti

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ozzy(d) alle 12:56 del 19 novembre 2009 ha scritto:

E tu da dove sbuchi fuori? hihihi, ottimo report, complimenti!

fabfabfab alle 18:39 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Mi associo, ottimo report. Da ovunque tu sia sbucato, benvenuto.

DonJunio alle 16:18 del 20 novembre 2009 ha scritto:

Benvenuto, mandane a bomba.

FrancescoB alle 16:38 del 20 novembre 2009 ha scritto:

Benvenuto anche da parte mia, bel report, peccato non aver potuto partecipare all'evento, i Wilco sono immensi.

bargeld alle 16:55 del 20 novembre 2009 ha scritto:

grazie per il bellissimo report! e beato te!

Stipe, autore, alle 11:38 del 21 novembre 2009 ha scritto:

grazie a tutti quanti!