Zu - Live Report
ZU – LIVE REPORT – ROMA 17/02/09 – CIRCOLO DEGLI ARTISTI
Tellurico. Se c’è un aggettivo per descrivere il concerto degli Zu al Circolo degli Artisti -occasione per presentare live l’ultimo album “Carboniferus”- è proprio questo: tellurico.
Come al solito il trio romano non fa prigionieri e con la pubblicazione dell’ultimo lavoro prova ad alzare il tiro integrando alla miscela esplosiva di jazz-core influenze varie, dilatando i continui cambi di tempo (vero e proprio marchio di fabbrica della band) facilitando così la fruibilità della loro proposta, almeno per un pubblico non ancora smaliziato. E l’uscita del disco su Ipecac Recordings, la presenza come ospiti sul disco di King Buzzo dei Melvins e Mike Patton mostra chiaramente la volontà del gruppo di sperimentare nuove soluzioni.
C’è poco da scrivere sulla resa live degli Zu, visto che molto è gia stato scritto, ma essendo presenti diverse chitarre sul disco, ero curioso di sapere come il gruppo si sarebbe presentato sul palco e, vista l’occasione, se avrebbe integrato un chitarrista. Curiosità subito soddisfatta appena entrato nel locale dopo l’esibizione dei Mesmerico (gruppo spalla che non ho avuto occasione di vedere): nessuna chitarra e relativo ampli, con buona pace delle collaborazioni di lusso.
La band si presenta sul palco nel “classico” trio batteria-basso-sassofono e comincia subito la sua personale cavalcata delle Valchirie che durerà per circa un’ora e che non farà prigionieri. I volumi sono altissimi e spesso il suono impazzito del sax è letteralmente coperto dalla furia della sezione ritmica, un vero peccato perché gli acuti che spara il sassofonista col suo strumento a volte sono ai limiti del sovrumano. Il numeroso pubblico accorso comunque non se ne cura e apprezza convinto questa bolgia sonora con applausi e grida d’approvazione che accompagnano la fine di ogni brano.
Come detto il massacro dura un’ora scarsa - impossibile fare di più a questi livelli - e si conclude con “Ostia” dall’ultimo lavoro, che coincide anche con il picco assoluto del concerto. Accolta subito con un boato da parte del pubblico, il pezzo già su disco fa la sua porca figura, ma dal vivo diventa qualcosa di assolutamente devastante. Infine ci sarà anche il tempo di un bis relativamente quieto e dilatato dopodiché i nostri salutano, ringraziano e se ne vanno.
Recensione breve data l’impossibilità oggettiva di scrivere di un gruppo che sfugge a qualsiasi tipo di catalogazione. Una cosa è certa però: un concerto degli Zu è da vedere almeno una volta nella vita, poi potranno piacere o non piacere, comunque è un’esperienza che vale la pena di essere vissuta.
A fine concerto me ne vado come al solito a curiosare verso il banchetto della band e una t-shirt attira la mia attenzione: c’è scritto “Tom Araya is our Elvis” ! Esco così dal locale con un sorriso andando a cercare invano due amiche incontrate nel locale, al loro primo concerto degli Zu. Ho saputo poi che se erano andate via verso metà concerto: poverine, non ce l’hanno fatta! Ennesima conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che per gli Zu non esistono mezze misure: prendere o lasciare.
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