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A Death Cab For Cutie

Death Cab For Cutie

Melodie accattivanti, arrangiamenti intelligenti, songwriting di spessore. Tutto questo nei Death Cab For Cutie, band statunitense, formatasi a Bellingham, nello stato di Washington, nel 1997 e guidata dal geniale Benjamin Gibbard, coinvolto anche in progetti paralleli solisti e non (tra tutti i sorprendenti Postal Service). Dopo un demo, “You Can Play These Songs With Chords”, datato 1997 (riedito nel 2002 con l’aggiunta di dieci tracce), i primi due album ufficiali dei Death Cab For Cutie, “Something About Airplanes” (1998) e “We Have The Facts And We’re Voting Yes” (2000), lasciano intravedere i caratteri distintivi della band, sebbene risultino ancora poco maturi. “The Photo Album” (2001) permette alla band di godere di una certa popolarità, per lo meno in patria e negli ambienti alternativi. Ma è con “Transatlanticism” (2003) che la carriera dei Death Cab For Cutie raggiunge l’apice. Undici tracce tutte azzeccatissime per uno dei migliori album pop degli ultimi trent’anni. I due lavori successivi, “Plans” (2005) e “Narrow Stairs” (2008), rappresentano una parziale delusione solo per coloro che hanno aspettative irrealistiche e si rifiutano di prendere atto che è difficile, se non impossibile, uguagliare il risultato dell’album precedente. In realtà si tratta di due album del tutto rispettabili da parte di una band che ha deciso di non appiattirsi sul successo e di non creare cloni di “Transatlanticism”. E così, “Plans” si focalizza sul lato più dolce e delicato, attraverso buone melodie pop, mentre “Narrow Stairs” recupera l’anima più rock della band.

Roberto Maniglio