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A Dream Theater

Dream Theater

John Petrucci (chitarra), John Myung (basso), Kevin Moore (tastiere) e Mike Portnoy (batteria), appassionati di Metallica e Rush, formano i Dream Theater nel 1985 (prima Majesty). L’esordio When Dream And Day Unite (1989), registrato con il cantante Charlie Dominici, mostra una band competente ma ancora troppo ancorata al sound dei Rush di dieci anni prima; contiene comunque The Killing Hand, il loro primo capolavoro. Ingaggiato il nuovo vocalist James LaBrie, che diverrà un membro fisso, sfornano Images & Words(1992), il loro vero manifesto musicale, che definì il prog-metal in maniera ben più riuscita dei precedenti tentativi di Fates Warning e Queensrӱche. Dopo un altro album di ottimo livello come Awake (1994), pubblicano l’EP A Change Of Seasons (1995), che oltre ad alcune covers contiene l’omonima suite di 23 minuti: il loro brano migliore e uno dei massimi capolavori che il metal abbia saputo proporre nel corso degli anni in generale. La proposta dei Dream Theater fa perno su contrasti, innesti, virtuosismi. Ma la loro è anche un’arte di equilibrismi, consentiti da due fattori: uno sono le combinazioni di batteria-tastiere-chitarra, nelle quali gli strumenti si accoppiano o dividono o suonano all’unisono secondo schemi avvincenti ma raffinati, mai davvero brutali; l’altro è James Labrie, che per estensione e duttilità è da ritenere tra i migliori vocalist del metal. Con questi ultimi tre variegati, emozionanti lavori i Dream Theater si dimostrano una delle massime band metal di sempre, e del rock anni 90 in generali. Il seguito della loro carriera conosce fasi alterne. Dopo un troppo morbido Falling Into Infinity (1997), con Derek Sherinian alle tastiere, se ne escono con Metropolis Pt.2-Scenes From a Memory (1999), complesso concept che rimane il loro ultimo vero capolavoro. Il nuovo album vede all’opera il tastierista Jordan Rudess, indubbiamente un virtuoso e un capace esecutore di partiture di qualità, ma spesso incapace di improvvisare con la creatività e il gusto melodico dei predecessori; gli album successivi sono spesso prolissi e noiosi, e tendono a cercare di nascondere la carenza di idee con la tecnica: Six Degrees of Inner Turbulence (2002), Train of Thought (2003), Systemathic Chaos (2007), Black Clouds And Silver Linings (2009), A Dramatic Turn Of Events (2011) con Mike Mangini alla batteria al posto dello storico Portnoy, Dream Theater (2013). L’eccezione è stata Octavarium (2005) soprattutto grazie alla title-track di 24 minuti: si tratta di un eccezionale omaggio al prog anni 70 arrangiato ed eseguito tutto a modo loro, una rinascita sorprendente. Il loro ultimo lavoro è The Ashtonishing (2016). I loro live più importanti sono Live At Marquee (1993), singolo, il doppio Once In A LiveTime (1998), e il triplo Live Scenes From New York (2001). Per chi non si accontenta c’è anche Score (2006), triplo, contenente tra le altre cose la suite Octavarium dal vivo che è una meraviglia e un LaBrie in splendida forma.