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A Joe Jackson

Joe Jackson

 

di MICHELE RIGHINI

Joe Jackson è un musicista di straordinario talento e nei suoi 30 anni di carriera è passato senza colpo ferire dal rock-pop geniale e originalissimo dei primi due album "LOOK SHARP!" (1979), "I'M THE MAN" (1979) alle folate reggae-rock di "BEAT CRAZY" (1980) dalle cover jump-blues anni '30 del godibilissimo "JUMPIN JIVE" (1981), al pop raffinatissimo e di altissimo livello di "NIGHT AND DAY" (1982), "BODY AND SOUL" (1984)  e  "BIG WORLD" (1986)- quest'ultimo un' album con canzoni nuove, ma incise dal vivo, con tanto di pubblico. E fino a qui Jackson era riuscito ad avere anche un bel seguito di pubblico oltre che gli osanna della critica, arrivando in cima alle classifiche di mezzo mondo e vendendo milioni di album. Ma poi le sue scelte artistiche rischiose e il suo carattere scontroso lo hanno portato ad allontanarsi dalle masse (pur continuando ad essere un'artista di culto, con una forte schiera di fan che lo seguono ad ogni passo). Il primo segnale dell'estrema irrequietezza artistica di Joe Jackson è "WILL POWER" (1987) -album interamente strumentale e inciso con un'orchestra di 50 elementi. Da qui in poi  la carriera di Jackson diventa una vera e propria gincana tra i generi. "WILL POWER"  è uno straordinario  album di musica classica, ma è anche un sperimento rischiosissimo per un musicista fino ad allora fondamentalmente pop-rock; la critica si divide, alcuni ignorano totalmente il lavoro altri lo osannano come un capolavoro. Fatto stà che da quel momento in poi la popolarità di Joe Jackson andrà calando progressivamente, nonostante nei due album successivi Jackson continui a esplorare la musica pop-rock: "BLAZE OF GLORY" (1989) è infatti inciso con una band di 16 elementi, ed è un'album dagli arrangiamenti complessi e straordinari e contenente diversi brani eccellenti (in pratica "Blase of glory" è un bignami di tutti i generi passati in rassegna sino a quel momento, dal rock alla classica, dalla musica latina all'energia del punk, dal pop al jazz).

Michele Righini

L'album successivo è "LAUGHTER AND LUST" (1991), un'altro eccellente lavoro di ritorno a sonorità pop-rock più semplici e orecchiabili . Ma ora Jackson è stufo del mondo pop-rock e della ricerca estenuante di singoli che possano arrivare in cima alle classifiche, così si prende una lunga pausa e dopo 3 anni, nel 1994,  compone il meraviglioso "NIGHT MUSIC", un capolavoro dove fonde il pop con la musica classica, il folk e la new age. E' un'album etereo, fatto di splendide melodie e uno dei capolavori assoluti di Joe Jackson.

"HEAVEN AND HELL" (1997) e "SYMPHONY NO 1" (1999) proseguono in modo assolutamente geniale il mix tra i generi: il jazz e la musica latina si uniscono alla classica, al rock e alla musica elettronica. Sono due lavori altamente visionari e suggestivi dove Jackson tira fuori tutto il suo talento di compositore e arrangiatore, ed è solo con l'album successivo (nel 2000) che spunta un pò di nostalgia dei tempi passati e infatti "NIGHT AND DAY II" (2000) è un ritorno  a certe sonorità del primo "NIGHT AND DAY", ma  solo in parte, in realtà è un'altro  esperimento di mix tra i generi più vari, dalla classica al pop, dalla musica orientale alla lirica, dalla musica latina a quella elettronica. L'album successivo è invece davvero quello più nostalgico mai fatto da Joe Jackson, con "VOLUME IV" (2003) l'artista inglese riunisce la band dei primi 3 album creando un lavoro di semplice, ma ottimo,  pop-rock.

Joe è un grande/grandissimo compositore e l'ultimo album "RAIN" (2008) ne è un'altra fulgida dimostrazione. Il suo album più minimale (solo piano, basso e batteria), nonchè, probabilmente, uno dei suoi più belli, dove si incrociano in modo mirabile l'energia quasi punk dei primi album all'altissimo sviluppo compositivo degli album successivi, che portano Joe Jackson ad essere considerato, a ragione, tra i più grandi melodisti pop di sempre.

L'ultimo album di Joe Jackson (sino ad ora) esce nel 2012 e si chiama semplicemente "The Duke" ed è un'altro album straordinario, uno dei migliori della lunga discografia del musicista inglese. E' un tributo ad uno dei suoi eroi musicali, Duke Ellington, mito della musica afro-americana, e anche per lui, come per Cole Porter e George Gershwin (altri due eroi musicali di J.J.)  la definizione di “genere” non esisteva, ma viveva la musica come un'incrocio senza muri di confine tra I vari stili, proprio come è sempre stato anche per Joe Jackson, artista non etichettabile sotto nessuno stile preciso, proprio perchè la sua musica è un luogo dove si incrociano e si fondono in modo mirabile quasi tutti I generi di musica esistenti nel mondo, generi che Joe è in grado di unire stemperandovi sempre il suo tocco unico, altamente originale e creativo. Così avviene, in modo avvincente, anche in questo ultimo album, dove Jackson riprende 15 classici di Duke Ellington e li riarrangia, cambiandoli in modo radicale. “THE DUKE” è un'album fatto di mille colori, mille ritmi, mille sfumature diverse, ricco di emozioni musicali e di mondi sonori distanti tra loro, ma che magicamente riescono a coabitare assieme in modo eccitante e assolutamente coinvolgente. Si passa da sonorità vicine al jazz e alla musica classica per arrivare al pop e al rock, si va dal soul alla musica afro-americana e brasiliana. Ennessimo capolavoro di uno dei più grandi maghi della musica di tutti i tempi.