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A Nick Drake

Nick Drake

Anima tanto inquieta quanto fragile, Nick Drake è forse il genio più invisibile della storia della musica. Una figura tanto discreta quanto la sua produzione artistica, orientate sia l’una che l’altra a rifuggire dal materialismo circostante in favore di un’interiorità minimalistica.

Solitario, timido, introverso, esattamente il contrario di come la società di oggi ci vorrebbe. Padre di tutta quella musica tra folk e pop che negli anni successivi si è mossa inseguendo atmosfere intimistiche. Nicholas Rodney Drake nasce il 19 Giugno del 1948 a Rangoon, Birmania, e muore il 25 Novembre 1974 (all’età di 26 anni) a Tanworth-in-Arden, Inghilterra, per overdose di antidepressivi, regolarmente prescrittigli come cura del “grande male”.

Come accade spesso in questi casi, è difficile stabilire se realmente la persona abbia voluto suicidarsi. Comunque sia, verrà ricordato in eterno (almeno da chi si accosta alla musica fuori da ogni logica commerciale), in quanto ci lascia in eredità tre album incredibili, tre capolavori. Tutti pubblicati tra il 1969 e il 1972, ad un’età compresa tra i 21 e 24 anni, “Five Leaves Left” (1969), “Bryter Layter” (1970) e “Pink Moon” (1972) sono dannatamente belli e fuori da ogni tempo. Anche per chi li ascolta oggi per la prima volta, questi album sono ancora incredibilmente attuali e sorprendono per il notevole spessore artistico, frutto di una genialità compositiva davvero sopra le righe. Tra i tre, “Pink Moon” è spoglio di quelle orchestrazioni che accompagnano gli altri due album e forse anche leggermente più bello.

Roberto Maniglio