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A Verdena

Verdena

Da Albino, Bergamo, vengono i fratelli Luca e Alberto Ferrari, batterista e chitarrista rispettivamente, che nel 1996 incontrano la bassista Roberta Sammarelli, con la quale, dopo lunga gavetta fatta di concerti e musicassette a circolazione carbonara, incidono il sorprendente ep Valvonauta, che viene apprezzato dagli addetti ai lavori e che conduce il trio al contratto discografico per la Black Out/Universal. La band, la cui ragione sociale inizialmente era Verbena poi mutato di una consonante a causa dell’omonimia con una band americana, giunge all’esordio lungo con Verdena nel 1999, prodotto dal sempre lungimirante Giorgio Canali. I tre, nemmeno ventenni, suonano un rock semplice (soprattutto nei testi), ma efficace e possente, figlio dei 90’s di Nirvana e Pearl Jam. Nel 2001 è Manuel Agnelli a produrre il secondo album, Solo Un Grande Sasso, che sposta gli equilibri verso un sound ancora massiccio, ma più onirico, con concessioni al pop psichedelico e velati omaggi alle atmosfere trasognate di certi Beatles. Dopo tre anni, Il Suicidio Dei Samurai (2004) vede l’entrata nella band di un tastierista (Fidel Figaroli), ma non sposta di molto la cifra stilistica nelle composizioni e nell’attitudine. I testi proseguono nel loro percorso di ricercatezza emotiva, il suono è intriso di raffiche grunge e squarci di melodia decadente. Uscito di scena il tastierista Figaroli, i Verdena danno una sferzata al loro percorso artistico con Requiem (2007), che fotografa la band in un momento di assoluta maturità artistica, grazie a una miscela di puro hard rock e tellurica psichedelia, intrecciati a momenti di intimismo acustico e cavalcate progressive.