Scott Walker
Bish Bosch
Di tutti gli artisti che popolano il panorama musicale contemporaneo, inseriti obtorto collo in questo inquietante e sciagurato secolo, di sicuro quella di Scott Engel, alias Walker è la più enigmatica, affascinante, perché integra, non essendosi mai piegata alle logiche del music-business, o forzatamente sottopostasi alle luci della ribalta, alla vacuità della belle-vie della popstar con tutti gli ammennicoli del caso, inclusi gossip, copertine di riviste griffate specializzate o improbabili set fotografici allestiti in dimore paradisiache a suggello di una carriera votata alla (sovra)esposizione di se' e del proprio ego malato di voyerismo. Ci era arrivato molto vicino, Scott; dapprima con la parabola dei finti fratelli Walker, titolari di un pop ante-litteram, occhieggianti al disimpegno e alla spensieratezza, poi con il tentativo di costruire un personaggio credibile, a metà strada tra i cantanti confidenziali à la Frank Sinatra, con un pizzico di Burt Bacharach, bel tenebroso con orchestra e tutto il resto, immagine che mal si coniugava con il desiderio di integrità artistica, tempi di lavorazione biblici e cura della musica che sfiora il maniacale, dagli arrangiamenti ai testi, vere e proprie parabole sugli ultimi, gli emarginati, nonché il desiderio sempre più pressante di non doversi obbligatoriamente esibirsi dal vivo e/o vendere il proprio prodotto musicale come un detersivo, cosa che lo portò a scomparire dalle luci della ribalta e scivolare nel tunnel dell'alcool e della droga, diradando sempre più le uscite discografiche, auto esiliandosi in un limbo di desolazione che lo aiuterà a riprendere in mano la grammatica della sua musica, trasfigurandola totalmente, rendendola altra, unica, affascinante e difficilmente sviscerabile (almeno all'apparenza).
Dopo la rentrée con i fratelli Walker nel 1978 con l'ottimo Nite Flights, in cui il maestro tributa l'allievo David Bowie e il suo Low, (David ricambierà il favore rileggendo Nite Flights qualche anno dopo), Scott ritrova la creatività perduta, licenziando tre dischi incredibili, algidi, ma allo stesso tempo pieni di vita: Climate Of Hunter (1984), L'immenso Tilt (1995), nonché l'apocalittico The Drift (2006), opere che sembrano un'esplorazione dell'inconscio, di quella linea sottile che divide cosciente ed incosciente, un magma sonoro sconcertante ed impenetrabile, ma che se si riesce a trovare la chiave di lettura giusta per scandagliarne gli anfratti sonori, se ne resta purificati, dissetati, inebriati, per anni; Dopo la deriva (The Drift) sembrava praticamente impossibile poter allargare ancora di più il discorso, andare oltre, esplorare nuove soluzioni ed invece Scott lascia di nuovo a bocca aperta: Bish Bosch, geniale gioco di parole tra lo slang Bish (Bitch, puttana, cagna, sgualdrina) e il grandissimo maestro fiammingo Hieronymus Bosch, indica allo stesso tempo lavoro ben fatto, riuscito, ma anche una narrazione a blocchi (block of sounds, come da lui definiti) che una volta uniti in questo enorme puzzle disvela infinite sfumature, dettagli, suggestioni, che ad un primo ascolto non vengono facilmente catturate, un po' come quando si ammira un dipinto di Bosch, cercando infinitesimali dettagli, scorgendolo più da presso. Ancora una volta la voce salmodiante, teatrale, di Scott si staglia su clangori metallici, Machetes, batterie marziali e pulsanti, micro polifonie di Lygetiana memoria, archi in dissonanza, chitarre effettate, distorte, silenzi siderali, peti (sentire, per credere, Corp de Blah), lunghe suite spaziali, una narrazione dal vuoto di corpi sub stellari freddi al di fuori del sistema solare (SDSS1416 + 13B (Zercon, A Flagpole Sitter) o storie tragiche di dittatori (Ceausescu e sua moglie giustiziati la vigilia di natale in The Day the Conducator Died), il Ku Klux Klan o Reagan. Il linguaggio è parimenti complesso, forbito. Si va dalle citazioni bibliche di Tar, a quelle mediche di Epizootics! - un mantra ipnotico di percussioni, ukulele, effetti sonori e l'ostinato della Tubax, meraviglioso strumento a metà strada tra tube e sassofono, corredato da un geniale ed inquietante video in slow motion, in cui si alternano un'hawaiana danzante in carne, con un apparecchio dentale in bella mostra, immagini di larve, foglie che cadono, scarpe abbandonate che sembrano una novella natura morta ed a chiusura un ukulele che sembra quasi una risata sguaiata dinanzi al borghese anestetizzato del ventesimo secolo - o addirittura il danese in Dimple.
Fin dagli anni '70 ho sempre pensato: è il mio ultimo disco, sostiene Scott, ed è così che va letta e analizzata la sua parabola artistica, una ricerca incessante, continua, instancabile, la dote rara di esprimere qualcosa quando davvero se ne senta la necessità, al punto da immergersi talmente nel proprio progetto da dimenticarlo, così da poter ripartire da zero. Una sorta di tabula rasa, alla quale fa da sponda l'inconscio e ciò che si è sedimentato al suo interno in base alle esperienze passate. A valorizzare tutto questo, un aneddoto: Nel 2003, durante la premiazione indetta dalla rivista musicale Q, con discorso introduttivo del suo pupillo Jarvis Cocker, un allampanato e spaurito Walker, fa un breve discorso di ringraziamento e scompare, dichiarando poi, qualche anno dopo, di non aver riconosciuto il pezzo musicale di sottofondo alla premiazione: Tilt. Scott Walker è un artista unico, integro, geniale, ormai diventato un artista di culto, le cui uscite discografiche sono attese come una manna dal cielo in quest'epoca vacua, di sovrabbondanza musicale, il più delle volte risibile e superficiale, tra le quali ogni tanto si affaccia più di un disco superlativo e questo è Bish Bosch; non fosse altro perché è stato possibile parlarne dopo appena due anni e non è un caso che nel momento in cui si scrive, la 4AD ha appena annunciato Soused, progetto discografico nato tra la collaborazione di Scott e il duo drone doom metal Sunn O ))) che vedrà la luce il prossimo Ottobre. Inutile dire che sarà un altro capolavoro.What If I freeze and drop into the darkness?
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