Scott Walker
The Drift
The Drift, la deriva Una parete scura e granulata attraversata da una chiazza rossastra: vernice? ruggine? o sangue rappreso? Niente di rassicurante, comunque. Quando la 4AD pubblica lultimo album di Scott Walker sono trascorsi undici anni dal precedente Tilt. Già questo fu unopera indecifrabile e, per molti aspetti, sconvolgente. The Drift riesce ad aggiornare gli esiti di quel capolavoro accentuando, se possibile, la sperimentazione e la ridondanza.
Quella di The Drift è una rappresentazione angosciante, paranoica e grottesca della contemporaneità, dove lessere umano ha smarrito lorientamento del proprio corpo e della propria psiche. Ma come siamo arrivati a questo punto? Come è stato possibile che un cantante pop, un teen-idol la cui carriera iniziò nella seconda metà degli anni cinquanta, abbia realizzato quarantanni dopo un disco simile?
Certo, ripercorrere lanomala carriera di Walker, iniziando dai Walker Brothers, proseguendo con i dischi numerati Scott 1, 2, 3, 4, passando per linterlocutorio Climate Of Hunter, arrivando allincredibile Tilt, ci potrebbe aiutare a trovare una risposta. Infine, il documentario Scott Walker: 30th Century Man potrebbe condurci a risolvere questo vero e proprio enigma della musica contemporanea. Forse, ma come descrivere le dieci composizioni di The Drift?
I materiali che le compongono provengono da fonti molteplici. Dallopera lirica (azione scenica cantata), dal neo-barocco (gusto per leccesso e la grandiosità), dal rock gotico (estetica del cupo e del dolore), dallo psicodramma (liberazione spontanea delle situazioni interiori), dal paesaggio sonoro (riproduzione elettroacustica di un ambiente), dalla geo-politica (relazione tra geografia umana e azione politica) e dal post-serialismo (orchestra intesa come blocco sonoro).
Nel suo complesso, la musica dellultimo Walker non assomiglia a quella di nessun altro compositore vivente. Un disco a cui è impossibile immaginare un seguito. Unopera che costituisce unevoluzione degenerata nella sua carriera, la fase terminale del suo stile. Unopera darte, per la sua capacita di incenerire una notevole quantità di materiali simbolici e narrativi, e di farli risplendere in una originale, avvincente forma sensibile.
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