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R Recensione

7/10

Above The Tree

Wild

Above The Tree è uno dei personaggi più singolari e misteriosi del nuovo millennio musicale italiano, un musicista che sfugge alle definizioni, del quale risulta persino complicato definire le sembianze fisiche.

Un avanguardista della sperimentazione e della mistificazione sonora, che ha sdoganato ai giorni nostri i concetti di lo-fi e room-recording, inondando il mercato underground di una fittissima rete di progetti e collaborazioni incrociate, sempre tutte ben delineate e caratterizzate.

Una personalità magmatica da sempre impegnata in numerosi progetti paralleli che si accavallano e si rincorrono, tanto che fare ordine nell’intricata discografia di questo artista è opera ardua, fra M.A.Z.C.A., Gallina, Al:Arm! e collaborazioni varie.

Above The Tree è dall’origine il progetto solista di Marco Bernacchia (questo il suo nome all’anagrafe di Senigallia), rappresenta lo sfogo personale, svincolato da inevitabili costrizioni e compromessi che qualsiasi band presuppone.

Dopo un paio di album ed un live distribuito soltanto su musicassetta, la fama di Above The Tree è andata allargandosi a macchia d’olio, anche grazie a particolarissime esibizioni live, nelle quali si presenta con il volto coperto da una maschera.

Per Wild ha unito le forze con il batterista E-Side, al secolo Matteo Sideri, ed ha realizzato quello che si impone come il suo lavoro più compiuto, forte di una maggiore fruibilità che non va mai a discapito delle peculiarità sperimentali che caratterizzano da sempre l’opera del musicista marchigiano.

Marco ha affiancato al consolidato marchio di fabbrica folk blues ritmiche spiccatamente afrocentriche, allargando il perno della propria creatività verso lidi che assorbono il sapore degli Animal Collective.   

Il blues, scarnificato e decomposto, resta la radice, evidenziato non solo dai primi accordi dell’iniziale On The Road, ma anche dalle successive Birds Fobik Town e Somewhat Like Blues, lasciata volutamente quasi allo stato di demo, nel rispetto di un atteggiamento da oltranzista dell’home - recording.

Più aperte al tribalismo Safari F.C., Bunga Bu e Winter Queen, addirittura ricca di sapori indiani la placida Svezia.

Voci trattate, loop che si rincorrono, rumorismi assortiti, la batteria che si inserisce su basi sintetiche e trascina tutto con sé.

Marco e Matteo partono spesso da semplici arpeggi di chitarra per poi inserire sovrastrutture e stratificazioni ardite, fino a raggiungere l’apoteosi in crescendo densi che sfociano sovente in sensazionalismi da dancefloor, che nella trasposizione dal vivo diventano davvero devastanti e coinvolgenti.

Wild è world music per il nuovo millennio, con un occhio alla tecnologia e l’altro ai suoni delle radici.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

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Franz Bungaro (ha votato 5,5 questo disco) alle 15:04 del 27 novembre 2012 ha scritto:

Un lavoro interessante che arriva però meglio se in sottofondo, per le belle e particolari atmosfere che ricrea. Sinceramente è parso essere più un EP travestito da LP, o una raccolta di b-sides di una qualunque delle nostre ottime alt folk blues rock band italiane. Tutte cose che possono essere bellissime di per se, purché vengano considerate per quello che sono.